lunedì, giugno 04, 2012
Il messaggio dell'attivista italo-siriana Aya Homsi a nome di chi combatte il regime di Assad

C'è un regime criminale in Siria, come sappiamo tutti. Un regime illegittimo venuto dopo un colpo di Stato per mano del padre dell'attuale presidente. Un regime che ha sempre obbligato il popolo a venerare il presidente come si venera una divinità: 42 anni di generazioni che sono cresciute con questo insegnamento… Questo accadeva fino ad un anno e mezzo fa, prima che iniziasse la cosiddetta primavera araba. Come sempre accade nelle rivoluzioni, il popolo è diviso… è diviso tra pro-regime e contro il regime. Ma non solo, le divisioni sono anche tra sunniti, cristiani, drusi, alawiti, ecc… e poi tra operai e imprenditori, politici, ecc.

Una divisione fondamentale a mio parere è quella tra chi fa parte del regime stesso e chi no: i primi sono coloro che, anche se sono contro le azioni del regime, non possono esporsi contro la carneficina di Assad, perché se lo facessero verrebbero uccisi o perseguitati (questo in Siria ma persino all'estero). Prendiamo in considerazione i siriani nostrani in Italia: sono stati contattati più volte per organizzare delegazioni su delegazioni da mandare in Siria ad incontrare il presidente stesso, pur di far vedere che in Italia ci sono sostenitori del criminale. C’è chi ci è andato e chi ha trovato delle scuse… ma è difficile dire di no ad un presidente di una nazione intera, è difficile non credere di diventare "qualcuno" se ci si fa fotografare con il grande Assad… e cosi molti sono caduti nel tranello, andando dal carnefice e diffondendo le proprie foto nel web. Oggi queste persone vengono considerate "traditori", "carnefici", ma sbagliare è umano e se dopo un anno si torna sui propri passi, si dimostra responsabilità e ravvedimento.

Questo è il messaggio che spero che arrivi: noi siamo oppositori ma non giudici di tribunali; non giustizieremo nessuno, non discrimineremo nessuno, affinché la nuova Siria sia una Siria ove ci sia giustizia e rispetto reciproco. E’ cosi che vorrei il mio Paese, ed è per questo che invito chiunque abbia paura ad esporsi o a raccontare i crimini di Assad a rompere questo muro di paura, perché stiamo costruendo un Paese civile dove vorremmo ci fossero tutti i siriani.

Sono presenti 2 commenti

Anonimo ha detto...

آية انت علم من اعلام الحرية

tiziano ha detto...

in Siria vedo una guerra civile, la speranza di una primavera l'hanno fatta tramontare coloro che stanno armando fanatici che bombardano manifestazioni, sgozzano le persone, mettono auto bombe. Mi riferisco ad Arabia Saudita, Qatar, Turchia con la benedizione dei soliti paesi coloniali dell'occidente.
Se vi libererete di Assad sarà solo per cambiare padrone.
Questo mi dispiace profondamente.

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