sabato, luglio 28, 2012
Nando dalla Chiesa racconta gli anni '80 della violenza mafiosa e quelli della risposta organizzata dell' antimafia

Liberainformazione - Mattanza di mafia e maxi processo ai mafiosi: questo e molto altro furono gli anni '80 nel nostro Paese. Quel decennio e' diventato oggetto di studio per i 300 ragazzi giunti qui a Borgo Sabotino su un bene sequestrato alle mafie, dal 25 al 30 luglio, per il raduno nazionale dei giovani di Libera. Ad accompagnarli dentro questo periodo storico Gabriella Stramaccioni coordinatrice di Libera e Tonio Dell'Olio, responsabile del settore internazionale dell'associazione. Con loro hanno ragionato su mafie, terrorismo, politica e equilibri internazionali. Dalla guerra fredda, all'omicidio di Pio La Torre, dalla corsa agli armamenti al maxi processo a Cosa nostra. Nel pomeriggio, insieme al presidente onorario di Libera, Nando dalla Chiesa, invece, il racconto di una stagione di cittadinanza attiva, nata proprio negli anni '80.

Così nasce "società civile". Mentre in Sicilia era "mattanza" e Cosa nostra sferrava il suo attacco al cuore dello Stato, uccidendo cittadini, politici, giornalisti, imprenditori, a Milano un gruppo di persone decise di far nascere un movimento di cittadinanza attiva contro mafie, corruzione e illegalità. "Fu una esperienza bellissima e importantissima - ricorda Nando dalla Chiesa - e fu un movimento che ebbe un peso importante nella storia del nostro Paese. Mettemmo insieme tante personalità note (da Giorgio Bocca, a Corrado Staiano, da Ida Boccassini a Gherardo Colombo, sino a Camilla Cederna) avevamo tante diverse sensibilità, ciascuno di noi contribuiva l'impatto fu forte, alcuni pensarono che potesse diventare partito ma era il contrario di quello che volevamo essere". Un movimento, quello raccontato da Dalla Chiesa che e' stato precursore e al tempo stesso protagonista di quegli anni. Il presidente onorario di Libera ricorda ai ragazzi le battaglie importanti portate avanti con il gruppo ma anche le difficoltà che hanno attraversato il gruppo, soprattutto quando il movimento scelse di andare oltre gli incontri pubblici e fondare un giornale.

Dal movimento al giornale, alla chiusura. "Ci auto tassammo, investimmo in libertà, cambiammo i punti di vista della città, denunciammo la corruzione prima che scoppiasse lo scandalo di tangentopoli. Riempivamo teatri, nacquero dei circoli liberamente ispirati a noi, erano tutti cittadini lombardi, eccetto Saveria Antiochia ma fu naturale dare a lei la supervisione di un percorso di questo tipo. Poi c'e' stato un secondo livello - spiega Dalla Chiesa - nato perché dopo gli incontri pubblici avevamo l' esigenza di scrivere e far circolare le cose che dicevamo". I fondatori di "società civile" pensarono di far nascere un giornale. Mettere in piedi una testata voleva dire avere altri soldi per coprire le spese fisse nonostante i collaboratori avessero scelto di restare volontari. "Si svilupparono due mondi - ricorda dalla Chiesa: le firme note e il gruppo di giovani giornalisti. Alla fine il giornale lo fecero i ragazzi e scrissero anche cose che i quotidiani fatti da professionisti non scrivevano". I ragazzi-giornalisti raccontarono Milano, i clan sul territorio, la corruzione, darono a trovare il clan sul territorio e parlammo di corruzione, capimmo vent' anni prima la simbologia di quella cultura violenta che poi e' andata al governo negli ultimi vent' anni. Il giornale comincio' ad attirare gli interessi di un gruppo di imprenditori che provo' a rilevare la testata ma la linea editoriale non fu più la stessa e i ragazzi decisero di lasciarlo. Nel frattempo, Nando dalla Chiesa aveva provato a portare in politica la sua esperienza e professionalità e lasciato " società civile" che poco dopo si sciolse chiudendo quel periodo positivo di vivacità e proposta dei cittadini milanesi. Da stampo anti mafioso a Libera quello spirito di impegno e memoria continua a vivere nei decenni successivi. Tante le domande e le curiosità' dei ragazzi in merito a questa esperienza che sentono assomigliare molto a quello che stanno vivendo con la rete di Libera, nelle scuole, sui territori, sui beni confiscati alle mafie.

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