Il sindaco Pisapia vuole istituire il registro delle unioni civili, la Curia si oppone dicendo che è solo un'operazione d'immagine. Se ne discuterà in consiglio comunale.
Città Nuova - L’istituzione del registro comunale delle unioni civili, che l’amministrazione Pisapia vuole introdurre, previa discussione nei prossimi giorni in Consiglio comunale, non piace per nulla alla curia, secondo la quale è un'iniziativa inefficace, forse solo un'operazione d'immagine. In sostanza la chiesa di Ambrogio contesta a Palazzo Marino la confusione che si verrà a creare tra convivenze, unioni di fatto e unioni omosessuali a scapito del matrimonio cristiano che ha una sua precisa specificità e storia millenaria.
La posizione della Curia la esprime Alfonso Colzani, responsabile del Servizio per la famiglia della Diocesi, che va dritto al problema: «Probabilmente questa giunta in qualche modo deve saldare alcuni "debiti" verso una parte di elettorato che l'ha sostenuta» e cita l'esperienza di altre città dove il registro è stato istituito, ma è poco utilizzato e non comporta nessun vantaggio concreto per le coppie conviventi. «Le coppie in Italia che scelgono la convivenza come forma stabile di unione hanno alcuni loro diritti. Questi temi vanno affrontati con calma e dal Parlamento e non da un singolo comune», precisa Colzani. «Le famiglie che hanno sancito la loro unione con un matrimonio, sia civile sia religioso, in Italia sono nell'ordine della decina di milioni contro le 500 mila convivenze. Il sostegno è da indirizzare a chi, con il matrimonio, si prende impegni pubblici e stabili verso la società diventandone una risorsa».
Candido, il sindaco Pisapia insiste: «L'istituzione del registro delle unioni civili ha la finalità di riconoscere e tutelare i diritti di moltissime realtà presenti a Milano e in tutto il Paese, realtà che aspettano da troppo tempo un riconoscimento giuridico, come hanno ribadito più volte la Corte costituzionale e la Corte di cassazione in aderenza agli articoli 2 e 3 della Costituzione. Rispetto naturalmente le opinioni diverse dalla mia, ma intendo anche rispettare l'impegno che ho preso con i cittadini milanesi. Auspico che il dibattito e il confronto su di un tema cosi importante e anche così delicato, che tocca sensibilità e opinioni diverse, si svolga senza strumentalizzazioni e nel rispetto ognuno del proprio ruolo».
Secondo la Curia questo verrà a creare diseguaglianze tra chi contrae matrimonio e chi sceglie l’unione civile. Perciò equiparare famiglia fondata sul matrimonio e unione civile porterà a legittimare la poligamia. «L'uomo poligamo immigrato a Milano, di fatti, potrebbe richiedere il riconoscimento della propria convivenza con tutte le sue mogli come unione civile, posto che il registro non limiterebbe tale unione solo a quella tra due persone – afferma il responsabile del Servizio per la famiglia della diocesi –. Il Comune di Milano, che non si propone solo di registrare, bensì anche di tutelare e sostenere le unioni civili, finirebbe così per tutelare e sostenere un istituto quale la poligamia che nel nostro ordinamento è ritenuto contrario all'ordine».
La posizione della Curia la esprime Alfonso Colzani, responsabile del Servizio per la famiglia della Diocesi, che va dritto al problema: «Probabilmente questa giunta in qualche modo deve saldare alcuni "debiti" verso una parte di elettorato che l'ha sostenuta» e cita l'esperienza di altre città dove il registro è stato istituito, ma è poco utilizzato e non comporta nessun vantaggio concreto per le coppie conviventi. «Le coppie in Italia che scelgono la convivenza come forma stabile di unione hanno alcuni loro diritti. Questi temi vanno affrontati con calma e dal Parlamento e non da un singolo comune», precisa Colzani. «Le famiglie che hanno sancito la loro unione con un matrimonio, sia civile sia religioso, in Italia sono nell'ordine della decina di milioni contro le 500 mila convivenze. Il sostegno è da indirizzare a chi, con il matrimonio, si prende impegni pubblici e stabili verso la società diventandone una risorsa».
Candido, il sindaco Pisapia insiste: «L'istituzione del registro delle unioni civili ha la finalità di riconoscere e tutelare i diritti di moltissime realtà presenti a Milano e in tutto il Paese, realtà che aspettano da troppo tempo un riconoscimento giuridico, come hanno ribadito più volte la Corte costituzionale e la Corte di cassazione in aderenza agli articoli 2 e 3 della Costituzione. Rispetto naturalmente le opinioni diverse dalla mia, ma intendo anche rispettare l'impegno che ho preso con i cittadini milanesi. Auspico che il dibattito e il confronto su di un tema cosi importante e anche così delicato, che tocca sensibilità e opinioni diverse, si svolga senza strumentalizzazioni e nel rispetto ognuno del proprio ruolo».
Secondo la Curia questo verrà a creare diseguaglianze tra chi contrae matrimonio e chi sceglie l’unione civile. Perciò equiparare famiglia fondata sul matrimonio e unione civile porterà a legittimare la poligamia. «L'uomo poligamo immigrato a Milano, di fatti, potrebbe richiedere il riconoscimento della propria convivenza con tutte le sue mogli come unione civile, posto che il registro non limiterebbe tale unione solo a quella tra due persone – afferma il responsabile del Servizio per la famiglia della diocesi –. Il Comune di Milano, che non si propone solo di registrare, bensì anche di tutelare e sostenere le unioni civili, finirebbe così per tutelare e sostenere un istituto quale la poligamia che nel nostro ordinamento è ritenuto contrario all'ordine».
di Silvano Gianti
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È presente 1 commento
vedremo dove ci porteranno queste scelte...secondo me a nulla di buono
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