Viaggi, vacanze ai Caraibi, cene, gite in barca e una villa in Sardegna: la dolce vita del governatore della Lombardia accusato dal pool del procuratore aggiunto Greco di concorso in corruzione aggravata
L’accusa a Roberto Formigoni questa volta è molto grave: concorso in corruzione aggravata. Il Celeste avrebbe preso ben 8 milioni e 500mila euro dal faccendiere Daccò e sabato prossimo dovrà rispondere di tali accuse davanti ai magistrati milanesi. Abbiamo elencato già in un altro articolo le cosiddette “utilità” a disposizione del Presidente della Regione Lombardia, esborsi milionari ricostruiti dall’accusa grazie alla documentazione bancaria acquisita. Ai quali bisogna aggiungere oltre 11 milioni di euro in contanti che Daccò ha movimentato e di cui non è stato possibile verificare la destinazione finale.
Nel documento, tre pagine in tutto, i magistrati della procura di Milano coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco e dai Pm Laura Pedio, Antonio Pastore e Gaetano Ruta elencano uno per uno i benefit che Formigoni avrebbe ricevuto in cambio del via libera in giunta di una quindicina di delibere riguardanti le cosiddette funzioni sanitarie non tariffabili, ovvero quelle concesse in via discrezionale dal Pirellone, come quella che prevede le attività di "riabilitazione altamente qualificata" e ritenute di eccellenza. In particolare i Pm sono arrivati a ipotizzare nei confronti del governatore la corruzione anche analizzando una serie di provvedimenti “complessi” che hanno ritoccato al rialzo i cosiddetti “drg”, i raggruppamenti omogenei di diagnosi, che definiscono il sistema di retribuzione degli ospedali per l’attività di cura. Ad appesantire l’accusa a carico del governatore c’è inoltre l’aggravante della transnazionalità, legata alle condotte all’estero degli indagati arrestati ad aprile nell’inchiesta Maugeri, tra cui Daccò e Simone: secondo gli inquirenti, avrebbero creato un’associazione a delinquere che tramite conti in Svizzera e a Malta riconducibili al faccendiere e al suo fiduciario Grancarlo Grenci ha movimentato poco meno di 70 milioni di euro. Su questa somma di denaro, “già indebitamente trasferita all’estero, venivano poste in essere numerose ulteriori operazioni dirette a occultarne la provenienza delittuosa, impedirne la tracciabilità e consentirne il reimpiego”, rilevano i magistrati. Magistrati che sono ora impegnati a definire la contestazione di finanziamento illecito ai partiti - 600mila euro per la campagna elettorale del 2010 - per il quale Formigoni resta indagato.
“Non sono stanco di fare il governatore. Io rimango al mio posto, perché so che i miei comportamenti sono sempre stati rettilinei”, ha risposto il presidente della Regione Lombardia a chi gli domandava se intende dimettersi, come chiesto da tutta l'opposizione (Pd, Udc, Sel, Idv), dopo la notifica dell'invito a comparire con l'ipotesi di reato di corruzione. “Per ora ha parlato l'accusa, poi parlerà la difesa e sarà infine un giudice terzo a decidere. Ho sempre detto che il mio desiderio era completare il mio mandato, fino al 2015”, ha aggiunto poi Formigoni. “Ma da qui alle elezioni del 2013 valuterò con il mio partito e i miei colleghi che cosa sia meglio fare, in un momento così drammatico per il Paese. Il 2013 è un passaggio nel quale sicuramente sarà presente, con posizioni che valuterò con il mio partito”.
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È presente 1 commento
con il suo "mentore" formigoni, finisce tragicamente nella c...a anche comunione e liberazione...
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