Sono artisti che creano spettacolari creazioni per abbellire quartieri e città allo scopo di difendere la natura e divulgare attraverso le loro singolari opere l’idea di un futuro più bello
“Attaccano” di notte le città rendendole più belle con il loro ingegno. Hanno dichiarato guerra all’obbrobrio delle metropolitane e al degrado dei quartieri, che ritengono tele da colorare. Sono attivisti pacifici che girovagano in tutto il mondo senza confini, con l’intento di riappropriarsi degli spazi comuni. Li chiamano hacker, in realtà sono un innocuo popolo di formiche laboriose che in modo creativo provocano e coinvolgono i cittadini a colpi di arte, affinché possano vivere la propria terra intesa come bene di tutti. Il “Guerrilla Gardering”, giardinaggio libero d’assalto, così come lo “Yarn bombering”, bombardamento tessile, il “Dispatchwork”, riempimento di crepe e fori con i Lego, e il “Good Bike Project”, riutilizzo dei telai di vecchie biciclette, sono alcune delle tecniche che si stanno diffondendo in America così come in Europa. I festival, gli eventi e le rassegne che promuovono queste particolari espressioni artistiche sono numerosi; proprio in questi giorni per esempio è in corso l’”Hack the City Festival” a Dublino, che fino a settembre sarà la meta di artisti e spettatori incuriositi dall’eccezionalità delle creazioni.
Gli ideatori del movimento sono sbarcati anche in Italia, come il britannico Steve Wheen che ha saputo elegantemente “rattoppare” piccole crepe nell’asfalto decorandole poi con oggetti miniaturizzati. Un celebre marchio d’auto italiano ha ingaggiato il “photole gardener”, nome d’arte di Steve Wheen e del suo blog, per sponsorizzare la nuova vettura “eco chic” che si vede circolare nella pubblicità fra le installazioni green a Milano, in via Tortona. Lo spot, così come la sua arte, regala piccoli momenti di felicità: si ha l’impressione di vivere in un mondo perfetto perché la natura e la tecnologia si sposano nel sacro rispetto dell’una verso l’altra. Il giardiniere delle buche esprime il desiderio di vivere circondato dagli spazi verdi, e dove esistono luoghi abbandonati e degradati lui li trasforma in piccole, sobrie, incantevoli scenografie floreali, dove tutti sono chiamati ad intervenire: il “giardinaggio libero d’assalto” invita infatti i cittadini ad armarsi di pale, rastrelli, innaffiatoi e tante piante per far nascere un fiore anche nel cemento.
L’obiettivo è simile a quello di molti ambientalisti, come i “Badili Badola”, che a Torino recuperano aiuole abbandonate per trasformarle in giardini fioriti. L’idea di fare giardinaggio nelle terre di proprietà privata o comunque comunali è un’azione illegale ma è esercitata in modo non violento. L’azione, infatti, simbolica e pedagogica, è basata sulla semina di piante e di idee per conquistare non solo gli spazi verdi nel grigiore di una città invasa dall’edilizia, ma anche il sostegno e l’appoggio di cittadini più consapevoli. Anche il coinvolgimento dei bambini in questa attività è molto importante, perché li avvicina al rispetto della natura, alla sensibilità ecologica, all’impegno ambientale e soprattutto alla felicità ineguagliabile di cogliere un frutto coltivato con le proprie mani.
La storia del “Guerrilla Gardering” non è recente come potrebbe sembrare: più di un secolo fa nell’Utah, stato settentrionale degli Usa, alcuni lavoratori che scavavano ai bordi delle strade seminarono i torsoli delle mele che mangiavano durante il pranzo, e così sono nati dei meleti che ancora oggi abbelliscono quelle vie; nell’Honduras, invece, i coltivatori delle piantagioni di banane hanno coltivato dei territori altrimenti abbandonati facendo crescere degli ortaggi; a Londra, durante la Prima Guerra Mondiale, le mogli dei militari posizionarono dei fiori lungo i binari della ferrovia per accogliere i loro mariti di ritorno. Nel 1973 a New York avvenne il primo vero e proprio attacco artistico: in un’area abbandonata furono piantati fiori e alberi e oggi, dopo 30 anni, lì regna ancora il verde. Nel 1983 John Adams pubblicò il primo libro dedicato al tema, che incoraggiava a diffondere nuove varietà di vegetali presenti in natura boicottando quelle selezionate artificialmente dalle aziende. Ma la manifestazione più famosa è avvenuta il 1° maggio del 2000 in piazza del Parlamento a Londra, dove si riunirono giardinieri e ciclisti provenienti da tutto il mondo per promuovere insieme la qualità della vita basata sul rispetto della natura.
Con l’idea di trasformare le città in musei all’aperto, il ventisettenne tedesco Jan Vormann ha deciso di utilizzare i Lego, i famosi mattoncini colorati, per riempire i buchi delle pareti di edifici storici, come è accaduto nel borgo medioevale di Bocchignano a Roma durante il festival “20eventi”. Il giovane artista crea una straordinaria bicromia fra gli sfondi naturali opachi dei muri e i colori artificiali e scintillanti dei giochi. Ancora più esaltante è l’opera del francese Oak Oak, che trasforma un banale tombino, un segnale stradale, le strisce pedonali in qualcosa di originale, dando sfogo ad una creatività giocosa.
Per le strade di Toronto inoltre può capitare di incontrare delle vecchie biciclette in disuso decorate e abbellite per essere usate come segnaletica: l’idea è di Caroline Macfarlane e Vanessa Nicholas, che insieme hanno diffuso una nuova tecnica di orientamento, con le bici colorate d’arancione che indicano i luoghi di riferimento per gli artisti, quelle gialle che mostrano i punti d’incontro e quelle magenta che segnalano i siti storici.
Un’ulteriore tecnica di “attacco creativo” è quella dello “Yarn Bombering”, un tipo di street art che consiste nel rivestire elementi di arredo urbano come i pali della luce, i cartelli stradali, le statue o gli alberi con manufatti di lana e cotone. Alcuni di questi lavori a maglia, che hanno rivestito importanti sculture, sono stati creati da Magda Sayeg, che nel 2010 ha esposto a Roma, nel Palazzo delle Esposizioni, durante il “Festival del Lusso Essenziale” e in occasione della Triennale al Museo del Design di Milano. “Knitta Pleas” è il nome del suo progetto, che dal 2005 coinvolge giovani donne intente a praticare i mestieri delle nonne. Il ritorno alle arti domestiche consente infatti alle nuove generazioni di esprimersi manualmente in un rivoluzionario linguaggio attraverso moderne fruizioni estetiche.
Una seguace italiana dello “Yarn Bombering” è Margherita Atzori, giovane artista sarda conosciuta e apprezzata, che avremo presto ai nostri microfoni. Fino al 15 luglio le sue opere saranno esposte a Cagliari nella mostra intitolata “Street Art”, che vede coinvolti altri 19 giovani artisti.
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