Per la prima volta in Italia, tre Comuni vicentini hanno venduto all’asta crediti di carbonio, ottenuti grazie alla gestione sostenibile dei loro boschi. Ad acquistarli, due aziende locali. Ottimo il prezzo di vendita, grazie a un progetto delle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Venezia – Da un lato, tre Comuni del Vicentino che hanno individuato un nuovo modo per trasformare i boschi di loro proprietà in una risorsa economica rispettosa dell’ambiente. Dall’altro, una serie di aziende e imprenditori locali che hanno capito quale valore abbia la responsabilità ambientale per accrescere la propria reputazione e battere la concorrenza. In mezzo, due Regioni – Veneto e Friuli Venezia Giulia – e un progetto chiamato “Carbomark” per creare un mercato volontario dei crediti di carbonio che aiuti gli enti locali a massimizzare le entrate attraverso la gestione sostenibile dei propri boschi: sono gli attori di uno schema che in Italia è stato applicato per la prima volta.
Protagonisti i Comuni di Cismon, Caltrano e Lusiana, proprietari di tre boschi (rispettivamente di 642, 897 e 1.230 ettari), gestiti secondo gli standard del PEFC, il più importante schema mondiale di certificazione delle foreste gestite in modo sostenibile. I tre enti locali hanno deciso di mettere all’asta i crediti di carbonio prodotti grazie ai loro boschi: 100 tonnellate di CO2 ciascuno. Una ulteriore fonte di reddito, accanto al turismo e alla produzione di legname, che sarà destinata a valorizzare di più e meglio le risorse forestali locali.
Particolarmente significativo il prezzo base dell’offerta: 30 euro per ogni tonnellata di CO2. Per fare un confronto, sul mercato volontario non regolamentato, il prezzo si aggira attorno al mezzo dollaro per tonnellata. Nel mercato obbligatorio del carbon market previsto dagli accordi di Kyoto il prezzo è di 10-12 euro.
Il successo economico dell’iniziativa è stato possibile perché la vendita dei crediti di carbonio da parte dei tre Comuni si inserisce nel progetto Carbomark portato avanti dalle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia insieme alle università di Padova e Udine che garantisce la credibilità dei crediti generati.
In tale contesto i crediti di carbonio generati sono stati proposti dagli attori del progetto Carbomark come un indicatore indiretto degli impegni aggiuntivi assunti volontariamente dai proprietari boschivi (come la certificazione di gestione forestale sostenibile PEFC) a dimostrazione della volontaria implementazione di “best practice” di gestione forestale associate ai benefici ambientali correlati.
Le due Regioni, grazie a questo progetto finanziato dall’Unione europea, hanno potuto creare una lista di venditori di crediti di carbonio e una lista di potenziali clienti: per far parte di questa seconda lista, le aziende dovevano aver sviluppato interventi di efficienza energetica. A certificare la trasparenza dell’asta, un registro dei crediti finalizzato a monitorare le transazioni delle quote di carbonio tra venditori/assorbitori e acquirenti/emettitori (per impedire la doppia vendita dei crediti medesimi) e un modello messo a punto dal Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-forestali dell’Università di Padova che ha permesso di calcolare la quantità di CO2 assorbita dai boschi dell’Altopiano di Asiago.
Ad aggiudicarsi l’asta, due aziende della zona: la Fratelli Zuccato srl e la Etra Spa, che hanno acquistato i crediti di CO2 rispettivamente a 30 e a 40 euro a tonnellata. Un risultato straordinario perché testimonia come sempre più le aziende si preoccupino di ridurre oltre che compensare il proprio impatto ambientale anche come strumento (virtuoso) di marketing. Da parte loro i tre Comuni si impegnano a mantenere per un periodo di 30 anni la capacità di assorbimento di anidride carbonica dei loro boschi.
L’iniziativa sarà presto ripetuta: lunedì prossimo - 30 luglio - il Comune di Mel mette all'asta le 317 tonnellate di crediti di carbonio provenienti dalla gestione sostenibile della proprietà forestale comunale. Sono già state invitate tutte le aziende aderenti al Mercato Carbomark, alle quali sono state consegnate le relazioni di calcolo delle emissioni.
I margini di crescita futuri sono enormi. Per capirlo, basta un dato: i tre boschi coinvolti nella prima asta avevano un’estensione di 2.800 ettari. Un’area che rappresenta appena il 2% della superficie boschiva certificata PEFC di Veneto e Friuli Venezia Giulia.
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