La Gran Bretagna definisce le tariffe incentivanti per le rinnovabili elettriche a partire dal 1° dicembre 2012. Tra le più favorite il mini-idroelettrico e la micro-cogenerazione. Tagli consistenti per l'eolico, misure per tutelare gli impianti dai tempi di realizzazione più lunghi e la definizione di “progetti energetici comunitari”.
Qualenergia - Nel caso qualche operatore italiano, visto il colpo al settore arrivato con il decreto rinnovabili elettriche e quinto conto energia FV, stia pensando a muoversi verso nuovi lidi, sappia che la Gran Bretagna ha appena stabilito le nuove tariffe incentivanti per i piccoli impianti a rinnovabili elettriche (fotovoltaico escluso), che entreranno in vigore dal 1° dicembre 2012. Tra le tecnologie più favorite c'è il mini-idroelettrico, ma anche la microcogenerazione vede gli incentivi alzarsi rispetto a quanto era stato proposto nei mesi precedenti. È quanto emerge dalla tabella che riepiloga le nuove tariffe feed in pubblicata dal Department of Energy and Cimate Change (DECC) (qui il comunicato, sotto la tabella riassuntiva).
Per gli impianti idroelettrici tra 100 e 500 kW, infatti, la tariffa omnicomprensiva incentivante salirà dai 12,1 pence/kWh a 15,5 p/kWh (19,8 centesimi di euro/kWh). Gli impianti di microcogenrazione (MicroCHP) invece vedono salire la tariffa da 11 a 12,5 p/kWh. È meno dei 15 p/kWh che chiedevano gli operatori del settore, ma tra le novità positive per queste tecnologie in Gran Bretagna c'è il fatto che sia stato eliminato il tetto proposto (a 30mila impianti, reso solo indicativo) e che - come per le altre tecnologie – sia stato abrogato l'obbligo di prestazioni energetiche minime negli edifici che ospitano gli impianti. Dove le tariffe sono diminuite più bruscamente invece è (al contrario di quanto avvenuto in Italia, vedi qui) nel mini-eolico: da 35,8 p/kWh a 21 p/kWh, tecnologia molto diffusa nel Paese.
Altra novità è che per biogas, eolico e idroelettrico da aprile 2014 le tariffe verranno ridotte annualmente in proporzione all'andamento del mercato. Il DECC deciderà dunque i futuri tagli in base al calo dei prezzi e alla diffusione delle diverse tecnologie, basandosi su dati consultabili pubblicamente e comunicherà le nuove tariffe due mesi prima dell'entrata in vigore. Le riduzioni a seconda della “salute” delle tecnologie andranno da un minimo del 2,5% annuo al massimo del 20%; per fonti che progrediranno più velocemente del previsto potranno scattare tagli dopo 6 mesi anziché dopo un anno.
Nel sistema inglese ci saranno anche delle sorte di registri che, però, nelle parole del DECC, dovrebbero avere l'effetto opposto di quelli italiani. Questo sistema di accreditamento preliminare, infatti, permetterà a chi realizza gli impianti di assicurarsi la tariffa in vigore al momento della registrazione (richiesta dopo aver già completato la procedura autorizzativa) anche se l'impianto entrerà in esercizio, a seconda della tecnologia, da 6 mesi a due anni dopo. La misura, spiega il DECC, serve a tutelare gli impianti che richiedono lunghi tempi di costruzione. Si iscriveranno a questi registri gli impianti a biogas, quelli idroelettrici nonché gli impianti eolici più grandi e gli impianti fotovoltaici sopra i 50 kW.
Significativo, infine, che si introduca il concetto di “progetti energetici comunitari” che comprende impianti gestiti da Community Interest Companies, cooperative, o altre associazioni di tipo comunitario. La categoria, che dovrà essere definita meglio, escluderà società di grosse dimensioni. Per ora i “progetti energetici comunitari” godranno delle stesse tariffe degli altri, anche se beneficeranno di alcune semplificazioni normative, ma il fatto di averli definiti potrà permettere di incentivarli maggiormente in futuro.
Qualenergia - Nel caso qualche operatore italiano, visto il colpo al settore arrivato con il decreto rinnovabili elettriche e quinto conto energia FV, stia pensando a muoversi verso nuovi lidi, sappia che la Gran Bretagna ha appena stabilito le nuove tariffe incentivanti per i piccoli impianti a rinnovabili elettriche (fotovoltaico escluso), che entreranno in vigore dal 1° dicembre 2012. Tra le tecnologie più favorite c'è il mini-idroelettrico, ma anche la microcogenerazione vede gli incentivi alzarsi rispetto a quanto era stato proposto nei mesi precedenti. È quanto emerge dalla tabella che riepiloga le nuove tariffe feed in pubblicata dal Department of Energy and Cimate Change (DECC) (qui il comunicato, sotto la tabella riassuntiva).
Per gli impianti idroelettrici tra 100 e 500 kW, infatti, la tariffa omnicomprensiva incentivante salirà dai 12,1 pence/kWh a 15,5 p/kWh (19,8 centesimi di euro/kWh). Gli impianti di microcogenrazione (MicroCHP) invece vedono salire la tariffa da 11 a 12,5 p/kWh. È meno dei 15 p/kWh che chiedevano gli operatori del settore, ma tra le novità positive per queste tecnologie in Gran Bretagna c'è il fatto che sia stato eliminato il tetto proposto (a 30mila impianti, reso solo indicativo) e che - come per le altre tecnologie – sia stato abrogato l'obbligo di prestazioni energetiche minime negli edifici che ospitano gli impianti. Dove le tariffe sono diminuite più bruscamente invece è (al contrario di quanto avvenuto in Italia, vedi qui) nel mini-eolico: da 35,8 p/kWh a 21 p/kWh, tecnologia molto diffusa nel Paese.
Altra novità è che per biogas, eolico e idroelettrico da aprile 2014 le tariffe verranno ridotte annualmente in proporzione all'andamento del mercato. Il DECC deciderà dunque i futuri tagli in base al calo dei prezzi e alla diffusione delle diverse tecnologie, basandosi su dati consultabili pubblicamente e comunicherà le nuove tariffe due mesi prima dell'entrata in vigore. Le riduzioni a seconda della “salute” delle tecnologie andranno da un minimo del 2,5% annuo al massimo del 20%; per fonti che progrediranno più velocemente del previsto potranno scattare tagli dopo 6 mesi anziché dopo un anno.
Nel sistema inglese ci saranno anche delle sorte di registri che, però, nelle parole del DECC, dovrebbero avere l'effetto opposto di quelli italiani. Questo sistema di accreditamento preliminare, infatti, permetterà a chi realizza gli impianti di assicurarsi la tariffa in vigore al momento della registrazione (richiesta dopo aver già completato la procedura autorizzativa) anche se l'impianto entrerà in esercizio, a seconda della tecnologia, da 6 mesi a due anni dopo. La misura, spiega il DECC, serve a tutelare gli impianti che richiedono lunghi tempi di costruzione. Si iscriveranno a questi registri gli impianti a biogas, quelli idroelettrici nonché gli impianti eolici più grandi e gli impianti fotovoltaici sopra i 50 kW.
Significativo, infine, che si introduca il concetto di “progetti energetici comunitari” che comprende impianti gestiti da Community Interest Companies, cooperative, o altre associazioni di tipo comunitario. La categoria, che dovrà essere definita meglio, escluderà società di grosse dimensioni. Per ora i “progetti energetici comunitari” godranno delle stesse tariffe degli altri, anche se beneficeranno di alcune semplificazioni normative, ma il fatto di averli definiti potrà permettere di incentivarli maggiormente in futuro.
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