martedì, luglio 24, 2012
La bellezza e le contraddizioni del digiuno nel “mese sacro” della religione islamica

di Mariangela Laviano

Per augurare a conoscenti e amici musulmani l’inizio del digiuno canonico, detto in arabo “sawm”, si usa la formula “Ramadan Karim”, vale a dire “che il Ramadan sia generoso con te”. Ramadan è il nome del nono mese del calendario musulmano della durata di 29/30 giorni e significa “mese caldo”. Come sappiamo però non sempre il mese di Ramadan coincide con un mese estivo e questo, probabilmente, perché in passato il calendario musulmano era legato al ciclo solare e non a quello lunare, che fa slittare la posizione dei mesi di anno in anno. Durante il Ramadan il digiuno è obbligatorio per ogni musulmano poiché costituisce il quarto pilastro della religione islamica; gli altri doveri (5 in totale) sono la professione di fede, la preghiera quotidiana (5 volte al giorno), il pellegrinaggio alla Mecca e nei luoghi sacri e l’elemosina o la decima, una sorta di imposta obbligatoria.

La pratica del digiuno, davvero faticosa, impone a tutti i musulmani, praticanti e non, di astenersi dall’alba al tramonto non solo dal cibo ma anche da qualsiasi bevanda compresa l’acqua, dal fumo e dal toccare persone dell’altro sesso (dalla più semplice stretta di mano fino al rapporto sessuale) per circa sedici ore nel periodo estivo, qualche ora in meno durante l’inverno. Sono esenti dal digiuno i bambini, gli anziani, soprattutto i diabetici, le donne incinta o in allattamento; chi è impossibilitato a digiunare per un malessere temporaneo può anche non osservarlo al momento ma, appena gli sarà possibile, dovrà recuperare il periodo di digiuno.

Il Ramadan è ritenuto il “mese sacro” perché secondo la tradizione coranica in questo mese il profeta Muhammad avrebbe ricevuto i primi versi del Corano, la parola di Dio che sazia l’uomo; ecco dunque il profondo significato di questo mese: purificarsi da tutto, rinunciare, esercitare la pazienza e la sobrietà per dedicarsi totalmente a Dio con la preghiera, meditando la sua parola e tenendo una condotta impeccabile. Questo precetto religioso riserva però, del tutto inaspettatamente, un’incredibile sorpresa: così come avviene infatti per il nostro periodo pre-natalizio, anche nei paesi arabi dove si celebra il Ramadan si scatena una vera e propria corsa agli acquisti, per lo più di generi alimentari. Visitando i vari centri commerciali non potranno sfuggire scaffali traboccanti di ogni tipo di leccornia e i suk brulicano di donne che freneticamente si accalcano per acquistare dai datteri più freschi alle spezie aromatiche fino ai dolci tipici del luogo. Le donne sono, infatti, le vere protagoniste di questo mese poiché sono loro a cimentarsi nella preparazione delle pietanze tipiche di questo tempo. Appena tramonta il sole e il muezzin annuncia con una preghiera l’Iftar, ovvero la rottura del digiuno, tutti si “rifugiano” nelle case a degustare le prelibatezze che le donne hanno sapientemente preparato e subito dopo si riversano nelle strade per incontrare amici e parenti e vivere insieme momenti di vera convivialità.

Più in generale, i paesi musulmani in questo tempo vivono un vero e proprio sconvolgimento della vita quotidiana, soprattutto dal punto di vista economico: durante questo periodo si spende più che negli altri mesi e c’è addirittura chi si indebita. Gli uffici pubblici e le banche sono aperti con orari molto ridotti e gli impiegati, se non in ferie, sono poco inclini al lavoro a causa delle ristrettezze alimentari diurne e alla stanchezza delle celebrazioni notturne. Insomma, il ritmo della giornata è spaccato in due tempi: dall’alba al tramonto è più lento e interminabile, con attività pressoché inesistenti, dal tramonto all’alba invece più “allegro” e movimentato: si fa festa intorno a una tavola bandita, soddisfatti di aver fatto il proprio dovere davanti a Dio e agli altri.

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