“Spending review” approvata alla Camera e al Senato:
tagli alla pubblica amministrazione, alla sanità e all’università
tagli alla pubblica amministrazione, alla sanità e all’università
Ieri la “Spending review” ha ottenuto il via libera dalla camera e dal senato. Affinché divenga legge manca solo la promulgazione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Intanto si accendono le polemiche sul provvedimento.
La “Spending review” si appresta a diventar legge tra le polemiche e le contestazioni dei sindacati e degli enti locali. Il testo è infatti molto discusso per i numerosi tagli previsti all’amministrazione pubblica, alla sanità e all’università. Il provvedimento mira ad evitare l'incremento di due punti di Iva a partire da ottobre e a trovare risorse per le zone terremotate in Emilia e per le deroghe alla riforma delle pensioni per altri 55mila esodati. Il premier Mario Monti difende le scelte del governo: “È venuto il momento di agire in modo strutturalmente più convincente sul settore pubblico, che non vuol dire riduzione tranchant ma una riduzione della spesa dopo aver fatto un’analisi molto precisa dei settori dove ci sono sprechi”.
Ma quali sono i tagli previsti per la pubblica amministrazione? Il provvedimento prevede la riduzione del personale (secondo le stime sono 200mila i dipendenti “a rischio”), il blocco degli stipendi fino al 31 dicembre 2014, la sospensioni delle assunzioni fino al 31 dicembre 2015, la riduzione del 10% dei permessi sindacali. Inoltre entro il 31 ottobre verranno ridotte le piante organiche di tutte le amministrazioni pubbliche con la regola del 20% in meno di dirigenti e il 10% degli altri addetti; i buoni pasti non potranno superare i 7 euro e verrà dimezzata la spesa delle auto blu. Il taglio delle Province, la sforbiciata del 20% agli enti pubblici e il riordino dei piccoli Comuni sono per ora rimandati: rappresenteranno la terza tappa del programma di riordino della spesa pubblica messo a punto dall’esecutivo.
Un altro colpo secco è diretto alla sanità pubblica, per la quale è previsto un taglio di 5 miliardi di euro. Il ministro della salute, Renato Balduzzi, ha precisato che «è sicuramente necessaria una riorganizzazione della rete ospedaliera che porti a una riduzione di costi di gestione e ad una maggiore appropriatezza delle prestazioni, in vista di un più stretto rapporto tra ospedale e territorio». Inoltre smentisce quanto era stato anticipato dai giornalisti e dalla stampa e rassicura che non verranno tolti 30mila posti letto e non saranno chiusi i cosiddetti “mini-ospedali”, le strutture ospedaliere con meno di 80 posti letto. Balduzzi chiarisce quindi la sua posizione: “Nessuna imposizione, le decisioni saranno prese in accordo con i diretti interessati e con le Regioni”.
I tagli identificati dai diversi ministeri sono tantissimi. Per quanto riguarda l’istruzione, oltre al taglio di 200 milioni alle Università, saranno dimezzati i bidelli e coloro che si occupavano della pulizia e del riordino delle scuole. Ma non finisce qui: saranno accorpati 28-36 tribunali, verranno ridotti gli armamenti e abbattuti l'aggio riconosciuto ad Equitalia e il compenso per i Caf.
La “Spending Review”, basata principalmente sui tagli, preoccupa molto i cittadini e i giovani, ansiosi per il loro futuro. Una sforbiciata così netta alla pubblica amministrazione infatti potrebbe comportare un aumento della disoccupazione, ormai giunta ad un livello altissimo. Ed è infatti questa una delle preoccupazioni fondamentali dei sindacati e degli enti locali. A tali contestazioni, Monti replica: “Non sono affatto convinto che riducendo la spesa pubblica improduttiva si riducano le possibilità di occupazione dei giovani. Al contrario, riducendo il peso del settore pubblico nei mercati, compresi quelli finanziari, creiamo più possibilità di impiego produttivo e di impiego per i giovani”.
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