Il valore del volontariato durante le crisi economiche e i terremoti
di Gennaro Iasevoli
Li chiamo i professionisti della solidarietà: parroci, farmacisti, ma, guarda caso a Napoli, anche vulcanologi, oncologi, psicologi, dirigenti scolastici, che alzano la voce illustrando nuovi metodi di prevenzione. Essi seguono i fenomeni del bisogno sociale e lavorando instancabilmente mettono appunto suggerimenti e strategie di intervento. Il più delle volte contribuiscono in prima persona, con le loro risorse e competenze, ad aiutare pazienti e malcapitati privi di mezzi o studenti.
Le “Misericordie d’Italia” durante l’epidemia di colera che colpì il paese alcuni secoli orsono sopperirono alle carenze dello Stato, come succede ancora oggi, perché insieme con i soccorritori dell’Ordine di Malta rappresentano in molti casi l’unico sostegno alle persone colpite dalle catastrofi. Dopo i terremoti queste associazioni volontarie della protezione civile sono lì ad operare per mesi, di notte e di giorno. Anche i Ministri della nostra Repubblica, principalmente in tempi di crisi, ammettono che senza il volontariato si perderebbero molte vite umane che attualmente vengono salvate.
Anche senza le catastrofi, da cui siamo continuamente toccati, esistono purtroppo sempre delle situazioni di disagio e sofferenze, sia a causa delle nuove povertà sia per la precarietà degli affetti coniugali (con tante famiglie costruite sulle sabbie mobili). A seguito della grave crisi occupazionale, tanti bambini, in Campania ed in altre regioni, sono semi-abbandonati nelle case sempre più vuote e non vengono svegliati al mattino in tempo utile per andare a scuola. In questa società piena di scompensi e di delusioni i ragazzi vanno aiutati ancora più incisivamente, e il volontariato lo fa con meravigliosa passione.
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