E’ la bandiera nera dei jihadisti il primo segnale a indicare chi comanda in questo momento a Gao. Cacciati alla fine di giugno i tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla), sono gli islamisti che ora dettano legge.
Misna - Serge Daniel, inviato di Jeune Afrique, è uno dei pochi giornalisti stranieri riusciti ad arrivare in questa roccaforte ribelle del Nord del Mali. A Gao, scrive Daniel, è presente tutta “l’internazionale jihadista”: ci sono combattenti algerini, somali, nigeriani, beninesi, nigerini, gambiani, guineani. Visibili sono ancora le tracce della battaglia che ha opposto l’Mnla ai jihadisti. “Mi spiegano che è stato Mokhtar Belmokhtar in persona, uno dei principali emiri di Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi) a dirigere l’assalto contro i tuareg” scrive Danielaggiungendo che Belmokhtar si è stabilito nella città insieme alla sua famiglia. Gao è formalmente in mano al Movimento per l’unità e il jihad nell’Africa occidentale (Mujao). Timbuctù è sotto il controllo di Aqmi, mentre Ansar al Din governa su Kidal. Ma è tutta teoria: “Sul terreno i tre gruppi islamisti sono molto porosi e i combattenti circolano facilmente da una parte all’altra”. Tra di loro ci sono nuove reclute, minori, ragazzi armati e indottrinati ai precetti della sharia, la Legge islamica. E questa viene applicata in maniera più severa a Timbuctù. A Gao, il Mujao – il cui nucleo duro è costituito da sahrawi – sembra essere più tollerante e al mercato nero si può trovare anche una bottiglia di birra.
Nel racconto dell’inviato di Jeune Afrique la città appare parzialmente disabitata (dei 70.000 abitanti originari ne sono rimasti una metà), chi è rimasto dà però atto ai conquistatori di essersi comportati con “rispetto”, contrariamente a quanto fatto dai tuareg dell’Mnla che non hanno lasciato un buon ricordo. Inoltre sebbene bar, alberghi e banche siano chiusi, sono gli islamisti che stanno provvedendo per alcuni servizi come la pulizia delle strade, la fornitura di gasolio per i gruppi elettrogeni, la sicurezza dei trasporti con partenza e destinazione Gao. E sempre gli islamisti, scrive Daniel citando interlocutori locali, hanno finanziato la pulizia delle fogne della città: un’operazione che non si faceva da 15 anni.
Misna - Serge Daniel, inviato di Jeune Afrique, è uno dei pochi giornalisti stranieri riusciti ad arrivare in questa roccaforte ribelle del Nord del Mali. A Gao, scrive Daniel, è presente tutta “l’internazionale jihadista”: ci sono combattenti algerini, somali, nigeriani, beninesi, nigerini, gambiani, guineani. Visibili sono ancora le tracce della battaglia che ha opposto l’Mnla ai jihadisti. “Mi spiegano che è stato Mokhtar Belmokhtar in persona, uno dei principali emiri di Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi) a dirigere l’assalto contro i tuareg” scrive Danielaggiungendo che Belmokhtar si è stabilito nella città insieme alla sua famiglia. Gao è formalmente in mano al Movimento per l’unità e il jihad nell’Africa occidentale (Mujao). Timbuctù è sotto il controllo di Aqmi, mentre Ansar al Din governa su Kidal. Ma è tutta teoria: “Sul terreno i tre gruppi islamisti sono molto porosi e i combattenti circolano facilmente da una parte all’altra”. Tra di loro ci sono nuove reclute, minori, ragazzi armati e indottrinati ai precetti della sharia, la Legge islamica. E questa viene applicata in maniera più severa a Timbuctù. A Gao, il Mujao – il cui nucleo duro è costituito da sahrawi – sembra essere più tollerante e al mercato nero si può trovare anche una bottiglia di birra.
Nel racconto dell’inviato di Jeune Afrique la città appare parzialmente disabitata (dei 70.000 abitanti originari ne sono rimasti una metà), chi è rimasto dà però atto ai conquistatori di essersi comportati con “rispetto”, contrariamente a quanto fatto dai tuareg dell’Mnla che non hanno lasciato un buon ricordo. Inoltre sebbene bar, alberghi e banche siano chiusi, sono gli islamisti che stanno provvedendo per alcuni servizi come la pulizia delle strade, la fornitura di gasolio per i gruppi elettrogeni, la sicurezza dei trasporti con partenza e destinazione Gao. E sempre gli islamisti, scrive Daniel citando interlocutori locali, hanno finanziato la pulizia delle fogne della città: un’operazione che non si faceva da 15 anni.
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