giovedì, agosto 09, 2012
Oggi il nostro viaggio tra le Sorelle Povere di Santa Chiara ci porta al Monastero di Rimini: suor Nella Letizia ci testimonia la loro presenza nel territorio

Essere Clarisse a Rimini vuol dire affondare le radici in una storia ottocentenaria, come quella del nostro Ordine: secondo quanto riporta un codice del 1702, infatti, fu S. Francesco stesso che durante un soggiorno a Rimini nel 1215, sostando presso un monastero di monache vicino all’Arco di Augusto, diede loro la sua Regola. Il monastero fu successivamente intitolato a S. Chiara e da lì a poco gemmò una seconda presenza riminese, grazie alla b. Chiara da Rimini, mistica vissuta tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo, che fondò il monastero "S. Maria degli Angeli". Nel corso dei secoli i due monasteri si unirono e rimase solo quello "S. Chiara", che non sopravvisse però alle soppressioni napoleoniche: nel 1810 le Clarisse furono costrette a lasciarlo, per non farvi più ritorno.

Dopo quasi due secoli di assenza, nel 1985 l'allora Vescovo di Rimini, mons. Giovanni Locatelli, desiderando che rifiorisse una presenza contemplativa in città, chiese al Monastero di Albano Laziale la disponibilità per una fondazione. Il 25 luglio di quell’anno giunsero le prime 6 sorelle, e successivamente se ne unirono altre, finché il Monastero fu eretto canonicamente nel 1993.

Dopo 9 anni passati in una casa adattata a Monastero sul colle di Covignano, dall’11 dicembre 1994 ci siamo trasferite in centro città nel 700esco Convento di San Bernardino, lasciato dai Frati Minori. Nella Celebrazione Eucaristica di fondazione del Monastero il Vescovo Locatelli delineò il senso della nostra presenza in una città come Rimini, nota per lo più come "divertimentificio" d'Italia, definendo il nostro monastero "tenda dell'appuntamento per noi e per chiunque vi vorrà fare riferimento". Così la nostra fraternità, da 27 anni a questa parte, sente come primo ambito di testimonianza e di missione quello di abitare e custodire un'oasi contemplativa nel cuore di questa città, per metterla a disposizione di quanti ne hanno bisogno, cosicché ciascuno possa trovare nel tempo prolungato della preghiera liturgica, della meditazione e dell'adorazione eucaristica, che intesse la trama delle nostre giornate, il tempo e il luogo propizio per «porre la mente, l'anima e il cuore in Dio» (FF 2888).

Accanto al silenzio orante, come figlie di Francesco e di Chiara ci sentiamo chiamate a «gioire nel Signore sempre» (FF 2887), testimoniando la gioia di appartenere a Cristo, che ci offre una misura alta della vita, una vita buona e bella, in cui sperimentare la vera e perfetta letizia, che si genera e si rinnova nella preghiera e nella vita fraterna. Purtroppo, infatti, non è così scontato che l'essere cristiani coincida con l'essere persone felici: ne facciamo esperienza soprattutto con i giovani, che spesso non trovano consolazione e speranza nell'esperienza ecclesiale, anzi talora si mostrano delusi dalle relazioni frettolose e non significative che s'instaurano nelle parrocchie e nelle associazioni.

Nel servizio dell'accoglienza e dell'ascolto dei tanti gruppi parrocchiali, associazioni e classi scolastiche che incontriamo ogni anno, cerchiamo di donare sempre una mano tesa e un orecchio teso all'ascolto, con la sollecitudine amorosa e lieta con cui Chiara visse il rapporto con i suoi concittadini e con quanti andavano al suo monastero di S. Damiano. È un servizio che coltiviamo come un dono prezioso, consapevoli che ogni persona che bussa alla porta è Cristo stesso che chiede di essere accolto, come ci ricorda la Regola di S. Benedetto. E da una decina d'anni ai parlatori tradizionali se n'è aggiunto uno "virtuale", per estendere l'opportunità di "bussare alla nostra porta" anche agli utilizzatori di internet, sia attraverso la realizzazione e gestione del sito del monastero che attraverso la collaborazione alla "grata elettronica" in un sito di pastorale giovanile.

Essere Clarisse a Rimini oggi è anche questo, con lo sguardo sempre rivolto a Cristo, «splendore della gloria, candore della luce eterna e specchio senza macchia» (FF 2902), e a quanto il suo Spirito vorrà ispirarci per il cammino futuro.


È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

Quella descritta è una prova di devozione totale a Dio.
Io l'ho avuta, poi l'ho persa anzi non l'ho mai avuta altrimenti non l'avrei mai persa.
Ho sempre creduto ed amato Dio ed ammiro chi vive totalmente al suo servizio. Io non ci sono riuscita come queste Sorelle

luana

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