Don Enzo Cozzolino, direttore della Caritas di Napoli ama le metafore per arrivare al cuore dei problemi: «le richieste alla nostra mensa sono raddoppiate è un imperativo il condividere»
Città Nuova - «Da quando è cominciata la crisi economica, la povertà a Napoli è aumentata a dismisura e le persone che chiedono un pasto alle mense dei poveri sono quasi raddoppiate. Si tratta soprattutto dei cosiddetti "nuovi poveri": disoccupati e padri separati che mantengono i figli, ma non hanno di che mangiare. Ci sono anche tanti giovani e i tossicodipendenti». Don Enzo Cozzolino è il direttore della Caritas di Napoli. Conosce bene il problema povertà che si annida nei vicoletti e che si mostra alla città all'ora di pranzo, quando si formano lunghe file alle porte delle mense pubbliche.
Per il secondo anno consecutivo, la diocesi partenopea, guidata dal cardinale Crescenzio Sepe, ha deciso di garantire, grazie al lavoro gratuito di tanti volontari e alla generosità della gente, anche ad agosto i pasti per i poveri. Splende il sole, sul golfo di Napoli, ma nemmeno lo splendore del panorama, con il Vesuvio che domina il mare e Castel dell’Ovo che si specchia nell’acqua, può far dimenticare le difficoltà che vivono sempre più persone in questa città. Il lavoro non c'è. Le fabbriche sono poche, le opportunità di trovare impiego pure.
Ecco perché, spiega don Enzo, diventa imperativo condividere ciò che si possiede con chi è meno fortunato. «Un proverbio arabo - afferma il sacerdote - dice che se corriamo da soli siamo più veloci, ma se corriamo insieme arriviamo più lontano. Per tanto tempo siamo andati troppo veloci, adesso dobbiamo andare più lenti, ma per arrivare più lontano serve progettualità e soprattutto condivisione. San Gregorio diceva: "è ladro chi ha e non da". Adesso è arrivato il tempo di dare. Chi può deve farlo e chi non ha, deve ricevere, anche se non sempre è facile, perché ci sono ferite, chiusure, difficoltà. Per questo bisogna essere "caritas", carità: bisogna dare, ma soprattutto creare una relazione, un rapporto umano, un ponte per parlare di Cristo».
Da iniziativa di solidarietà, la decisione di tenere aperte le mense per i poveri, sostituendo con i volontari gli operatori in vacanza, è diventata un'occasione di fraternità e di amore. «Il mio riferimento teologico preferito - continua don Enzo - è don Tonino Bello. Per lui, un cristiano che non ha incontrato la bellezza del povero che gli fa un dono, non può dirsi cristiano. Tra i volontari ci sono tanti giovani, ma anche i ferrovieri in pensione e questa è una grande occasione di fraternità tra giovani e anziani». Per chi da qualche ora del proprio tempo per cucinare e servire ai tavoli, c'è qualcun altro che cona pasta, pane e l'occorrente per preparare un pasto. «Noi - aggiugne il direttore della Caritas partenopea - non riceviamo contributi da nessuno: assistiamo ad una sorta di gara di solidarietà. Con poco si può fare tanto: l'uomo è sempre una risorsa, non è un problema. Ecco perché ringrazio tutti i volontari, ma soprattutto Dio, che ci consente di mettere insieme le ricchezze che ognuno di noi possiede, e non si tratta di beni materiali».
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