sabato, agosto 11, 2012
"È sempre doveroso che, nella vita pubblica, i cattolici siano sempre più numerosi e ben formati". È uno dei passaggi dell'omelia che l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, ha pronunciato ieri nella Cattedrale di San Lorenzo in occasione della celebrazione per il patrono della città e della diocesi. 

Radio Vaticana - "I cristiani - ha detto il porporato, riferisce l’Agenzia Sir - com’è loro dovere, sono stati e continueranno ad essere lievito nella società con fiducia e spirito di servizio, consapevoli di aver ricevuto un giacimento inesauribile di visione e di valori religiosi, umani e culturali. La loro presenza - ha proseguito - non è codificata in formule specifiche, fatta salva la consapevolezza che sui principi di fondo non si può mercanteggiare, che i valori non sono tutti uguali ma esiste una interna gerarchia e connessione; che l’etica della vita e della famiglia non sono la conseguenza ma il fondamento della giustizia e della solidarietà sociale; e fatta salva la memoria delle esperienze pregresse". Fatte salve tali premesse, per il porporato, "comunque è sempre doveroso che, nella vita pubblica, i cattolici siano sempre più numerosi e ben formati, come da tempo esorta il Santo Padre Benedetto XVI e i Vescovi italiani". Il cardinale ha quindi parlato dei "grandi statisti cattolici che l’Italia ricorda" che "hanno portato la propria indiscutibile statura umana e cristiana che il Paese, l’Europa e gli scenari internazionali esigevano, allora come oggi. Hanno messo a servizio, non di se stessi ma del bene comune, un’alta caratura intellettuale, spirituale e dottrinale formata alla luce del Magistero sociale della Chiesa, senza reticenze o complessi, avendo ben chiara la fisionomia e la distinzione tra i diversi problemi e i diversi livelli".

In un altro passaggio dell'omelia, il cardinale ha parlato della Chiesa, che "con l’aiuto di Dio fa il suo dovere accanto alla gente e dà loro voce: ai poveri, alle giovani generazioni, agli anziani e ai malati, alla famiglia, realtà insostituibile e ineguagliabile del tessuto sociale, che ha sempre più bisogno di vera considerazione e concreti sostegni". In particolare, ha spiegato, "oggi ascolta l’ansia dei lavoratori che sono in apprensione per l’occupazione; di tanti giovani che non riescono ad entrare nella società che produce, e dà loro voce senza populismi, con umiltà. "La Chiesa - ha spiegato - è loro vicina senza interessi propri, e invoca soluzioni sagge non solo per Genova ma per il Paese che, grazie ad una storia consolidata di laboriosità e perizia, ha raggiunto eccellenze lavorative e industriali invidiabili e appetibili. Tale operosità suscita spesso fiducia: ne siamo umilmente grati, conoscendo i nostri limiti e le nostre fragilità, e siamo certi che tutti, credenti o no, non possano che esserne lieti". Parlando ancora della missione della Chiesa, il card. Bagnasco ha ricordato che l'importanza di "annunciare il Vangelo con le implicazioni che esso ha sul piano antropologico, etico e sociale". "E questo - ha aggiunto - anche quando la sua voce sembra ìmpari rispetto a clamori alti e orchestrati; anche se, ad esempio, l’etica dell’autonomia - l’idea cioè che ognuno deve essere libero di perseguire ogni suo desiderio e che la società deve garantire questa possibilità - sembra diventare norma". Perché, ha domandato, "il relativismo morale dove ci ha portato? Lo scenario pubblico parla di avidità e cinismo, anziché di valori e virtù che sono il futuro di tutti".

Ricordando il martirio di San Lorenzo, il porporato ha quindi affermato che "non basta la testimonianza cristiana come a volte si pensa" perché "è necessaria anche la parola chiara e coraggiosa che accompagna l’agire e ne illumina il significato". "La testimonianza da sola, infatti - ha precisato - proprio perché anticonformista, può essere considerata una stranezza. La parola forte del martire, invece, illumina il perché di uno stile controcorrente non per singolarità o smania eccentrica, ma per fedeltà al Vangelo". Parlando ancora della vicenda del martirio di San Lorenzo, il cardinale ha ricordato che il Santo, "di fronte alla pretesa di consegnare i beni della Chiesa di Roma, fa una scelta spiazzante e fortemente simbolica: dona tutto ai poveri e li presenta a Valeriano". Un gesto, ha spiegato, che "significa due cose: nella Chiesa ogni bene terreno è destinato ai poveri, e che i poveri sono il vero tesoro della Chiesa". In questo modo, ha spiegato ancora il cardinale, Lorenzo "non voleva difendere le ricchezze della Chiesa - senza le quali peraltro non si può aiutare nessun bisognoso - ma la libertà della Chiesa per la sua missione di salvezza".

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