Anche il presidente del Supremo tribunale federale (Stf) del Brasile, Carlos Ayres Britto, ha emesso voto favorevole sommandosi all’ampia maggioranza dei colleghi che hanno giudicato colpevoli i primi cinque dei 37 imputati del cosiddetto ‘processo del secolo’ relativo al più grave scandalo di corruzione politica della storia recente del paese.
Misna - L’alta corte ha ritenuto comprovata la responsabilità del deputato Joao Paulo Cunha, dell’agente pubblicitario Marcos Valerio Fernandes e dei suoi soci, Ramón Hollerbach e Cristiano Paz, insieme con l’ex direttore del Banco do Brasil (statale), Henrique Pizzolato, nel giro di corruzione che nel 2005 minacciò la sopravvivenza del governo di Luiz Inácio Lula da Silva. Fra gli imputati figurano esponenti di diversi schieramenti, principalmente del Partito dei lavoratori (Pt), al governo da un decennio, accusato di aver orchestrato il ‘mensalão’ (salario mensile), il versamento pari a svariate migliaia di euro che secondo gli inquirenti veniva pagato ai parlamentari della coalizione di maggioranza in cambio del loro voto a progetti di legge promossi dall’esecutivo.
Cunha, che all’epoca presiedeva la Camera dei Deputati ed è attualmente candidato a sindaco del Pt è stato giudicato colpevole da nove degli 11 magistrati; la responsabilità degli altri è stata accertata dalla corte all’unanimità. Sebbene i magistrati abbiano ancora la facoltà di cambiare opinione fino a quando l’intero processo sarà concluso, i giuristi ritengono definitivo il pronunciamento sui primi cinque deputati.
Il dibattimento è stato diviso in sette fasi: Ayres Britto ha messo fine alla prima, relativa al dirottamento di denaro proveniente dalle casse della Camera e del banco do Brasil. Le pene saranno stabilite alla conclusione del processo, prevista entro metà settembre.
Misna - L’alta corte ha ritenuto comprovata la responsabilità del deputato Joao Paulo Cunha, dell’agente pubblicitario Marcos Valerio Fernandes e dei suoi soci, Ramón Hollerbach e Cristiano Paz, insieme con l’ex direttore del Banco do Brasil (statale), Henrique Pizzolato, nel giro di corruzione che nel 2005 minacciò la sopravvivenza del governo di Luiz Inácio Lula da Silva. Fra gli imputati figurano esponenti di diversi schieramenti, principalmente del Partito dei lavoratori (Pt), al governo da un decennio, accusato di aver orchestrato il ‘mensalão’ (salario mensile), il versamento pari a svariate migliaia di euro che secondo gli inquirenti veniva pagato ai parlamentari della coalizione di maggioranza in cambio del loro voto a progetti di legge promossi dall’esecutivo.
Cunha, che all’epoca presiedeva la Camera dei Deputati ed è attualmente candidato a sindaco del Pt è stato giudicato colpevole da nove degli 11 magistrati; la responsabilità degli altri è stata accertata dalla corte all’unanimità. Sebbene i magistrati abbiano ancora la facoltà di cambiare opinione fino a quando l’intero processo sarà concluso, i giuristi ritengono definitivo il pronunciamento sui primi cinque deputati.
Il dibattimento è stato diviso in sette fasi: Ayres Britto ha messo fine alla prima, relativa al dirottamento di denaro proveniente dalle casse della Camera e del banco do Brasil. Le pene saranno stabilite alla conclusione del processo, prevista entro metà settembre.
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