Scende la produzione industriale italiana a giugno e il Pil a -2,5% nel secondo trimestre su base tendenziale segna il dato peggiore dal 2009. Lo dice l’Istat nel giorno del via libera definitivo della Camera alla "spending review".

R. – Nell’arco dei prossimi cinque anni, dobbiamo affrontare una riduzione progressiva della spesa pubblica totale di 4-5 punti percentuali. Questa "spending review" è innanzitutto un primo passo verso quell’obiettivo, quindi in questo senso è un passo importante. La dimensione di questo primo passo però non è molto grande. Potranno essere necessari ulteriori passi, come tagli in parte ai sussidi alle imprese: questa è forse la componente che non si è ancora vista …
D. – Il governo Monti si era impegnato su questo, ma anche sul fronte della crescita. Il Paese però è fermo, oggi i dati del Pil lo confermano, si parla di una recessione tecnica e mancano provvedimenti a questo riguardo...
R. – La strada da seguire è quella di una riduzione, quanto prima, dell’imposizione fiscale sul lavoro e sulle imprese. Pensare di poter far ripartire la nostra economia con investimenti pubblici imprecisati, credo che non ci porterà da nessuna parte.
D. – Come fa l’Ocse oggi, con il professor Padovan, a dire: “Il debito dell’Italia scenderà prima di altri Paesi”?
R. – Siccome il deficit italiano è sostanzialmente in pareggio, basta anche una minima crescita del Pil e il nostro debito sul Pil scenderà: non c’è alcun dubbio. Il problema, però, è capire di quanto. Secondo me, scenderà di poco se la nostra economia non ripartirà in maniera decisa.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.