Scende la produzione industriale italiana a giugno e il Pil a -2,5% nel secondo trimestre su base tendenziale segna il dato peggiore dal 2009. Lo dice l’Istat nel giorno del via libera definitivo della Camera alla "spending review".
Radio Vaticana - Il provvedimento ha ricevuto nella votazione a Montecitorio 371 sì, 86 no e 22 astensioni. Tra le principali novità introdotte dall'esame parlamentare ci sono tasse universitarie più alte per i fuoricorso, l’addizionale Irpef più cara per le regioni in deficit sanitario e il tetto a 300 mila euro per gli stipendi dei manager. Centrato l’obiettivo di evitare l’aumento dell’Iva a ottobre, di ampliare le tutele ad altri 55 mila esodati e di aiutare i comuni colpiti dal sisma dell'Emilia. “Necessario il riordino del settore dell’amministrazione pubblica, capitolo importante di spesa per l’Italia, ma ora occorre diminuire le tasse”. Così, in sintesi, l’economista Nicola Borri, sulla "spending review" e dell’attuale situazione del Paese. L’intervista è di Gabriella Ceraso:ascolta
R. – Nell’arco dei prossimi cinque anni, dobbiamo affrontare una riduzione progressiva della spesa pubblica totale di 4-5 punti percentuali. Questa "spending review" è innanzitutto un primo passo verso quell’obiettivo, quindi in questo senso è un passo importante. La dimensione di questo primo passo però non è molto grande. Potranno essere necessari ulteriori passi, come tagli in parte ai sussidi alle imprese: questa è forse la componente che non si è ancora vista …
D. – Il governo Monti si era impegnato su questo, ma anche sul fronte della crescita. Il Paese però è fermo, oggi i dati del Pil lo confermano, si parla di una recessione tecnica e mancano provvedimenti a questo riguardo...
R. – La strada da seguire è quella di una riduzione, quanto prima, dell’imposizione fiscale sul lavoro e sulle imprese. Pensare di poter far ripartire la nostra economia con investimenti pubblici imprecisati, credo che non ci porterà da nessuna parte.
D. – Come fa l’Ocse oggi, con il professor Padovan, a dire: “Il debito dell’Italia scenderà prima di altri Paesi”?
R. – Siccome il deficit italiano è sostanzialmente in pareggio, basta anche una minima crescita del Pil e il nostro debito sul Pil scenderà: non c’è alcun dubbio. Il problema, però, è capire di quanto. Secondo me, scenderà di poco se la nostra economia non ripartirà in maniera decisa.
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