Londra. Tornano dall’Italia ed è la prima parola che mi buttano addosso con un sorriso agrodolce: ”Ma sapessi che bel sole che ho trovato... era solo il sole, però!”
Marisa, di ritorno a Londra, ti fa di botto:”Ma lì da noi la musica è sempre la stessa, non cambia nulla!” Un’altra simpatica ragazza di Piacenza, nella città del Tamigi da quattro anni, è stata laggiù dai suoi: ”Ho dato un saluto alla mamma, poi dopo solo tre giorni sono scappata via. Continuavo a dire loro: Ma qui è sempre tutto uguale, non si muove niente!”. Tornano e fanno la faccia di chi abbia incontrato un mondo che non cammina... Ingessato. Antico. Paesano. Anche se le insegne, a volte, sono modernissime.
Un missionario venuto dal Brasile, che incontravo casualmente all’anticamera del vescovo, mi confessa:”Sai, la nostra diocesi è proprio immobile!”. Un altro giorno fortunato incontravo accidentalmente un vescovo emerito piemontese: sguardo sereno, profilo ascetico, tratto dolcissimo. ”Siamo senza uomini di visione, sai... - ti fa con una malinconia interiore che commuove - uomini che sappiano guardare avanti, all’orizzonte... qui non vedono!”.
Sembra il tramonto di un mondo. Forse il contraccolpo di un’era. Cullata per decenni dal benessere, da televisioni private che imperavano con pseudo-valori, da una voglia folle di divertirsi e di stare bene. “Panes et circenses”, il mangiare e il divertimento, quasi come antichi dei romani, avevano assorbito un interesse ossessionante.
E mi chiedo come mai la nostra terra abbia questo destino oscuro, quasi come in una tragedia greca, di rendere infelice la sua parte migliore, i suoi giovani, la gioventù. Di vederseli scappare di mano, sfiduciati, con un male nascosto. Proprio come la marea di italiani di sessant’anni fa. Partiti alla disperata. Un pezzo di storia che non è mai entrato nella storia, non ha mai fatto storia. Quasi un braccio amputato di un corpo. Ma la lezione resta, tuttavia. Ed è quella di non saper scommettere sull’avvenire, sulla ricerca, sul giovane, sul nuovo. Non si ha la fortuna di avere dei visionari, uomini di visione che sanno intravedere un avvenire grande con i passi di oggi. Solamente dei gestori. Uomini che gestiscono il presente, attenti al tornaconto, condiscendenti con la propria cerchia, dalla vista miope e sensibili al potere. Piccoli mondi chiusi, nella terra e nella testa. Incapaci di dire “noi”. Di portarsi supra partes, al di là di quello spirito feudale che separa i bianchi dai neri, i guelfi dai ghibellini. Un mondo antico, che non ha più giovani, che fatica a sentirsi patria comune, incapace di spirito generoso per accogliere lo straniero.
Ricordava Charlie Chaplin: «Non troverai mai gli arcobaleni se continui a guardare in basso!». Ovvero al nostro spazio che rinchiude, al nostro feudo. Il tempo, invece, ricorda che si sta costruendo insieme a più mani una storia nuova, un’avventura originale e collettiva con altri. Lo spazio, al contrario, con chi lo adora, cristalizza e disumanizza i rapporti: lo straniero ridotto a un ospite mal sopportato e l’altro padrone di casa. La patria della creatività si rivela, così, incapace di un soprassalto di vitalità. E i nostri giovani se ne scappano...
A Londra, gli esperti osservano nel successo di London 2012 un fatto nuovo: i giovani inglesi. L’Olimpiade è stato un motore, uno stimolo potente per tutta la gioventù inglese di tutte le razze nel coltivare lo sport. Dappertutto, un logo ne indicava il senso: “Inspired generation”. L’evento si ripromette, allora, di essere un motore nella vita dei tantissimi giovani di tutte le nazionalità che vivono in Gran Bretagna, milioni di giovani stranieri di ogni origine, spesso figli con un solo genitore. Di inspirarli, come un potente ideale, nel coltivare il corpo, il talento, il confronto, il senso di sè e il “to be proud”. Già le migliaia di giovani volontari ai Giochi è stato un challenge particolarmente ben riuscito. Dare allora uno slancio all’emulazione, all’“essere fiero di sé” come lo sono qui gli atleti-medaglia-d’oro. Essi non riceveranno i 140 mila euro di compenso come le medaglie d’oro italiane. Solo il sorriso della regina. Saranno unicamente fieri delle loro abilità. Inspired generation.
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