mercoledì, agosto 01, 2012
Londra. Non è servito andare al villaggio olimpico per godersi l’atmosfera: le olimpiadi sono entrate in casa nostra, una comunità di missionari scalabriniani.

di Renato Zilio

Abbiamo ospitato la famiglia al completo di una campionessa mondiale italiana di ciclismo. Venuta da Piacenza, in una Londra diventata ormai il centro del mondo. Così, con loro, emozioni grandi, mondiali, si condividevano insieme con gli spaghetti. Unforgettable, sì, indimenticabile. Nelle loro parole suonava spesso quella famosa convinzione di Ignazio di Loyola: “Agire come se tutto dipendesse da te, pregare come se tutto dipendesse da Dio”. Lo stesso atteggiamento era vissuto dalla Chiesa inglese, riunita ecumenicamente nell’organismo “More than Gold” (Più dell’oro). Preparare per tempo gli spiriti a questo evento in ogni tipo di parrocchia, coordinarne azioni e risorse, sapendo che solo Dio trasforma il cuore dell’uomo. Richiamare la parola-simbolo dei giochi, la pace. Ovunque, nelle celebrazioni domenicali si ricordava l’origine dei giochi di Olimpia: la pace tra i popoli. Così, il primo giorno suonavano a stormo le campane della città. La guerra, anche dura, dagli atleti era stata combattuta ben prima: con se stessi e con i propri limiti. Grande lezione del mondo sportivo: combattendo se stessi, si guadagna la pace.

Con altre parole gli inglesi lo scrivono dappertutto:“Keep calm and carry on”(resta calmo e va avanti). Lo si trova sui souvenirs, sulle medaglie, sulle t-shirts... È la loro divisa, anche nella vita. Tipico atteggiamento della gente di mare che, pur in situazioni disperate, sa conservare il sangue freddo. E così gli italiani in visita in questi giorni a Londra la trovano fredda, ma solo meteorologicamente. La sentono più festiva, invece, ancor più accogliente e colorita del solito. Ambiziosa e auto-celebrativa. “Anche se tutto l’anno questa città è cosmopolita” ti precisano subito. “Il mondo in una città” non è solo il titolo dei giornali, ma anche una realtà normale. “Keep calm and carry on”.

Marco, poi, a proposito di medaglie, non manca di riflettere a voce alta: “Noi siamo forti nel tiro dell’arco, nel fioretto, come nel medioevo.” In fondo, è proprio questo che lo spirito delle olimpiadi grida a tutta forza: superare lo spirito feudale. Quello che tiene chiuso un mondo nel suo piccolo. Dove un signore ha un potere assoluto nel suo feudo. Dove manca il confronto, il premio alla competenza, alle capacità, ai risultati. Un mondo ancora incagliato in feudi, in leghe, in clan o in appartenenze ristrette, che si battono per conservare i privilegi. Pare proprio rivelarsi così, all’estero, la nostra terra italiana. Dimentica del senso del mondo e del valore dell’individuo. Dimensioni queste, squisitamente moderne.

La pace è frutto di un confronto con il mondo e di un’interazione responsabile con esso. È il senso di superare i propri limiti e le frontiere del proprio piccolo mondo antico.“The more you dream, the farther you get”: la frase di Michael Phelps campeggia in grande nella stazione della metropolitana, vicino a casa. In fondo, chi sa più sognare, più avanza... per costruire il mondo di domani. “Where everyone accepts each other. No matter where you’re from” (Dove tutti si accettano l’un l’altro, non importa da dove vieni), scrive la piccola Selma, nel suo poema sulla pace.

Dopo la partenza, la famiglia italiana della campionessa mondiale ci invia qualche frase riconoscente. “Ci avete fatti sentire a casa in un luogo sconosciuto. Ora comprendiamo compiutamente la vostra missione. Ogni migrante con voi si sente a casa. Il vostro essere missione è un dono di Dio.” Mi domando: perché non poterlo dire dell’Italia, oggi, per il mondo che essa ospita... Sarebbe vivere, per davvero, lo spirito di un’olimpiade!

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