Angelica Lo Duca ci racconta il libro di Lydia Cacho
In questo libro-documento, la giornalista Lydia Cacho denuncia le violenze subite da bambine e bambini coinvolti in una rete di pedofili diffusa in Messico. Tutto ha inizio – spiega la giornalista – quando nell’ottobre 2003 Emma, la ragazzina dai capelli castano chiaro e dal viso ingenuo, andò a trovare la sua ex maestra Margarita e le chiese di aiutarla a denunciare Succar Kuri per pornografia infantile e violenza ai minori. Margarita chiede alla sua amica Lydia di occuparsi del caso, . Lydia accetta e da quel momento ha inizio per lei un calvario giudiziario che dura fino al 2007 – anno di pubblicazione del libro. Nonostante le continue minacce a cui è sottoposta, la Cacho non ha paura di chiamare per nome le persone coinvolte nel caso, tra cui anche personaggi di spicco della politica messicana. Credo con tutto il cuore - confessa la Cacho - che il Messico possa cambiare e che – prima o poi – vi esisterà un’autentica democrazia, credo nel ruolo del giornalismo come lanterna del mondo, come diritto della società a sapere e capire, e credo che i diritti umani non siano negoziabili.
Il “caso Cacho” – così è stato definito – da un lato mostra quanto sia difficile portare avanti la verità in un paese dove regna la corruzione, ma dall’altro è un invito a combattere affinché vengano garantiti i diritti umani. Così la Cacho verso metà dnel suo libro: quand’ero bambina mia madre mi ripeteva che la verità è molto più leggera della menzogna, perché in virtù del suo stesso peso la menzogna finisce sempre per cadere: per sostenere una falsità ne occorrono altre mille che si trasformano in un carico impossibile da portare senza che alla fine vengano allo scoperto. La verità, invece, fluttua leggera nell’aria per chiunque voglia vederla qual è. Ecco dunque il messaggio del libro: porta avanti la verità, fosse anche al costo della vita!
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