La contesa legata ai giacimenti petroliferi ha bloccato riforme e sviluppo, mentre continua, nel silenzio mediatico, il genocidio sui Monti Nuba. Attesa per la mediazione dell'Unione africana

La mancanza di un accordo in merito ha bloccato i negoziati anche sulle altre questioni in tavola: innanzitutto la disputa sui confini, poiché molti territori – peraltro ricchi di giacimenti – rimangono contesi. A farne le spese è la popolazione locale, vittima non solo delle violenze dei gruppi ribelli di entrambe le parti, ma spesso anche dell'esercito regolare: secondo le nostre fonti in loco, sui Monti Nuba il genocidio – di cui abbiamo già dato notizia in passato – non si è fermato. A questo si aggiunge l'incertezza sullo status giuridico dei sud sudanesi rimasti oltre la linea di confine: Juba non ha infatti ancora rilasciato i documenti per i propri cittadini all'estero, lasciandoli in un limbo legale che non consente loro di lavorare in Sudan né di avere diritti civili, oltre che metterli a rischio di espulsione.
Intanto al Sud la popolazione – come afferma il blogger sud sudanese PaanLuel Wël – ha ben poche ragioni per festeggiare l'anno di indipendenza. In mancanza di accordi, Juba ha infatti interrotto da gennaio l'esportazione di petrolio, che costituisce il 98 per cento del Pil. Di conseguenza, «nel Paese non entrano più dollari – ci riferiscono le nostre fonti locali –, l'unica valuta che consente di andare a comprare cibo oltre il confine ugandese, dato che i mercati sono vuoti». Come se non bastasse, l'inflazione è schizzata all'80 per cento (maggio 2012), ed acquistare alimentari, carburante, ed altri generi di prima necessità è diventato quasi impossibile. Inoltre la corruzione interna al Paese rende difficile realizzare interventi efficaci nel campo delle infrastrutture, dell'istruzione e della sanità, tanto che secondo il Fondo per la popolazione delle Nazioni Unite vi si registra il tasso di mortalità materna più alto al mondo. Eppure, afferma PaanLuel Wël, «per quanto le aspettative della popolazione non siano state soddisfatte, la gente non rimpiange di aver votato per l'indipendenza. I Sud sudanesi sono grati di avere finalmente un proprio Stato».
Non resta al momento che vedere se, nei negoziati in corso ad Addis Abeba, verrà raggiunto un accordo dell'ultimo minuto: il mediatore dell'Unione africana, Thabo Mbeki, deve infatti riferire al Consiglio di Sicurezza il 9 agosto.
Chiara Andreola
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