domenica, agosto 26, 2012
Sarebbero rimaste vittima non di scontri tra ribelli e governativi, ma di esecuzioni sommarie e rastrellamenti casa per casa di civili, le 300 persone trovate morte ieri a Daraya, sobborgo a sud di Damasco dove l’assedio prosegue dal 20 agosto scorso.

Radio Vaticana - Secondo fonti ribelli, solo all’interno e nei pressi della moschea di Abu Sleiman, sarebbero stati rinvenuti 156 corpi, 19 quelli di donne e bambini. La città teatro del massacro che fa salire il bilancio di ieri a oltre 400 vittime stando ai dati dell’Osservatorio siriano dei diritti umani, e che, se confermato, farebbe diventare la giornata del 25 agosto 2012 la più sanguinosa dall’inizio della rivolta, resta isolata: non ci sono elettricità né comunicazioni, non arrivano acqua, cibo né medicinali. E anche oggi l’esercito spara sulle roccaforti della ribellione, a Homs come a Hama e Aleppo e si contano già almeno una trentina di morti; ieri 10 razzi hanno centrato Idlib. Intanto, per la prima volta dopo molti giorni, sarebbe ricomparso in pubblico il vice di Assad, Faruk al-Sharaa, che molti davano per fuggito in Giordania, e che, anzi, oggi riceverà la visita del capo della commissione parlamentare per la sicurezza nazionale di Teheran. E intanto proprio una nave iraniana, forse carica di armi e diretta in Siria, ha oltrepassato il Canale di Suez senza essere ispezionata dalle autorità egiziane. Infine, proseguono gli scontri anche in Libia e Libano, dove il bilancio delle violenze di ieri ammonta a 14 morti e da Beirut, in particolare, l’Onu fa sapere che peggiorano le condizioni di sicurezza dei siriani sconfinati nel Paese.

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