lunedì, agosto 06, 2012
Costretto alle dimissioni o in fuga? L’interrogativo riguarda il primo ministro siriano Riyad Hijab che, riferiscono fonti della stampa giordana, si troverebbe oggi in Giordania in compagnia della sua famiglia.

Misna - A confermare che Hijab non è più il capo del governo è stata la stessa televisione siriana che non ha specificato la motivazione delle presunte dimissioni, informando che il suo incarico è andato a Omar Ghalawanji, fino a ieri vice primo ministro. Alcune fonti ben informate riferiscono che altri due ministri sarebbero arrivati in Giordania dopo aver defezionato. Questa notizia non è però ancora confermata. Hijab era stato nominato a capo dell’esecutivo lo scorso 23 giugno dallo stesso presidente Bashar al Assad. In precedenza era stato ministro dell’Agricoltura e lo scorso anno aveva ricoperto l’incarico di governatore di Latakia. Era membro del partito al potere Ba’th dal 1998 .

La sua defezione ha seguito un attentato contro la sede della radio-televisione siriana avvenuto oggi a Damasco. Secondo una ricostruzione fatta dal ministro dell’Informazione, Omran al Zohbi, un ordigno è esploso al terzo piano dell’edificio causando il ferimento di alcune persone ma nessuna vittima. Controversa è poi la vicenda di una quarantina di iraniani sequestrati dai ribelli e accusati di essere al soldo del regime. Non si è fatta attendere la reazione di Teheran secondo cui gli ostaggi sarebbero in realtà pellegrini sciiti in visita alla moschea di Sayyeda Zeinab. Il regime degli Ayatollah ha chiesto la mediazione del Qatar.

Nel resto del paese continuano intanto scontri e violenze con gravi ripercussioni sul quadro umanitario. Fonti ad Aleppo hanno riferito che i combattimenti sono stati molto pesanti nel fine settimana e che oggi la situazione sembra più tranquilla. “Una tranquillità molto relativa – sottolineano gli interlocutori della MISNA – mentre da una parte e dall’altra si moltiplicano i proclami di guerra. Di certo, gli ultimi giorni hanno visto numerosi civili rimanere vittima del fuoco incrociato; negli ospedali si riesce finora a prendersi cura dei feriti, grazie anche ai farmaci immagazzinati negli ultimi mesi ma non si ricevono più scorte dall’esterno e non sempre è possibile raggiungere i luoghi degli scontri per fornire assistenza a chi ha bisogno”.

Al limite anche le condizioni degli sfollati che hanno trovato riparo in scuole e spazi pubblici all’aperto. “Chiediamo a tutte le parti di rispettare i loro obblighi nei confronti del diritto umanitario internazionale” ha detto Robert Mardini, responsabile del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) per il Vicino e Medio oriente. “Abbiamo già reso partecipi delle nostre preoccupazioni sia il governo che alcuni gruppi dell’opposizione armata – ha aggiunto Mardini – adesso le rediamo pubbliche così che questo appello urgente arrivi ai belligeranti sul campo… L’obiettivo è prevenire ulteriori perdite di vite umane e ulteriori sofferenze tra i civili”.


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