Al centro dell'attenzione internazionale la crisi in Siria: l’Assemblea generale dell’Onu ha approvato ieri una risoluzione che chiede una transizione “democratica e inclusiva” nel paese mediorientale, condannando la repressione messa in atto da Assad e criticando il "fallimento" e la “mancanza d’azione” del Consiglio di Sicurezza. Approvata con 133 voti a favore, 12 contrari e 31 astenuti, la risoluzione non ha però un valore vincolante.
Radio Vaticana - Con questo voto, ha detto il capo del Consiglio Nazionale Siriano d’opposizione, Abdel Basset Sayda, si conferma che Assad ha perso “qualsiasi credibilità” e che il suo regime non ha più legittimità internazionale. Al palazzo di Vetro, reazioni favorevoli alla risoluzione sono arrivate da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Contrarie, invece, Russia e Cina: le due potenze negli scorsi mesi avevano già bloccato con il veto tre risoluzioni del consiglio di sicurezza che contenevano molti elementi poi ripresi dal documento dell’Assemblea. Un documento che il rappresentante russo – Vitaly Churkin - ha definito “dannoso” e di “sfacciato sostegno” ai ribelli, che, ha accusato, sono finanziati ed armati dall’Occidente. Proprio sulle “divisioni” del Consiglio ha richiamato l’attenzione anche il Segretario Generale dell’Onu, Ban Ki-moon: “Il conflitto in Siria è un test di tutto ciò che le Nazioni Unite rappresentano” – ha detto. Il Segretario Generale ha anche espresso preoccupazione per “gli atti di brutalità” compiuti sul terreno, che potrebbero costituire “crimini contro l’umanità e crimini di guerra” su cui è necessario “indagare”.
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