giovedì, agosto 09, 2012
Il fallimento della Conferenza delle Nazioni Unite per l’adozione di un Trattato sul commercio delle armi convenzionali (Att, Arms Trade Treaty) può essere letto sotto diversi punti di vista, e paradossalmente può anche essere considerato un successo per la coalizione di organizzazioni non governative (ong) che da anni lavorano per il Trattato. A sostenerlo è Emilio Emmolo, ricercatore dell’Archivio Disarmo. 

Radio Vaticana - Emilio Emmolo, ricercatore dell’Archivio Disarmo, ritiene che "la presa di coscienza degli Stati sull’insufficienza degli strumenti oggi a disposizione e sulla necessità di stabilire delle norme comuni e internazionali è stato un obiettivo raggiunto”. Emmolo, tra i più autorevoli esperti di armi leggere in Italia, dice alla MISNA che per arrivare finalmente a un trattato, “oltre alla campagna internazionale, la società civile dovrà concentrare l’attenzione sui parlamenti nazionali, In particolare nei paesi che nel corso dei lavori della Conferenza di luglio hanno opposto maggiori resistenze”.

La lezione da cogliere, sottolinea Emmolo, “è che ancora oggi nessun leader o governo mondiale nel settore del commercio di armi può discostarsi dalla volontà dei parlamenti nazionali, come dimostra il rifiuto a firmare degli Stati Uniti dopo una lettera inviata a Barack Obama dai senatori contrari al trattato. Ma oltre a questo, ciascun governo deve fare i conti con l’opinione pubblica nazionale”. I lavori della Conferenza dell’Onu per il Trattato sul commercio di armamenti si sono tenuti a New York dal 2 al 27 luglio. Al termine dei lavori, i rappresentanti di 193 Stati non sono riusciti a trovare un accordo definitivo su un trattato che la società civile internazionale considera un atto fondamentale per controllare il commercio di armi con regole chiare e condivise.

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