Trascorrere una giornata in un centro commerciale rimane una delle ultimissime cose da fare, prima della fine del mondo
Città Nuova - La passeggiata inizia a metà mattina, bermuda, infradito, occhiali da sole. Lui. Casaccona smanicata a fiori, capelli raccolti con un elastico, borsone di corda, sandali, occhi assonnati. Lei. Bimbi al guinzaglio su triciclo e bolle di sapone. Ma quanta gente, e più passa il tempo e più ne arriva altra. Non siamo sul lungomare, nemmeno troveremo tra poco la scaletta che scende alle cabine, sulla sabbia della spiaggia. Non ci sono i venditori di cocco fresco che urtano le sdraio . Ma l’effetto è quasi uguale. Si passeggia, ci si ferma alla vetrina dei saldi, poi ci si siede al tavolino per un caffè, succo per i bimbi, un’ace per lei. E poi si riparte. Un’altra occhiata alle vetrine, una chiacchierata con il vicino di casa, con moglie e cane al seguito.
La giornata passa anche veloce. Ma senza abbronzatura. Non siamo sul lungomare, dicevamo, ma in uno dei tanti centri commerciali, che sempre più si stanno rivelando i nuovi luoghi di villeggiatura. Dopo i vari negozi di generi alimentari sotto costo, dopo i voli con le compagnie aeree a prezzo ridotto, dopo gli outlet del mobile, eccovi serviti: l’outlet delle vacanze. I centri commerciali eletti a furor di popolo, e facilitati in questa loro nuova mission dalla crisi economica.
Si va al mattino, e si torna la sera. Serviti e mangiati. Perché un pasto si deve pur fare e lì trovi tutto, il ristorante, la paninoteca, la focacceria. La birreria. E lo svago è assicurato perché il bimbi li puoi “scaricare” al kinder garden, dove possono giocare fino allo sfinimento. E i grandi tra aria condizionata e musica di sottofondo, possono svagarsi anche senza comprare. Perché entri, guardi, giri e respiri, senza che la solita commessa sbuchi a domandarti: «dica pure, se posso esserle utile». No, niente di tutto ciò, qui si è finalmente in santa pace.
E poi diciamocelo, addio località di villeggiatura, monti del Tirolo, Costa Smeralda. Il nuovo stile di vacanza si consuma qui, in un abbandono di interessi di fantozziana memoria. Se poi scopri l’offerta della giornata, perché non portarsi a casa magari il paccone da cento rotoli di carta igienica per otto euro? E’ pur sempre un affare con i tempi che corrono.
Certamente c’è ancora chi viene attratto da paesaggi meravigliosi, luoghi storici da visitare, località turistiche da non lasciarsi sfuggire, ma sempre di più c’è chi è attirato dall'aria condizionata, dalla vicinanza del luogo, per non spendere troppo in benzina, autostrada e code sotto il sole al casello in uscita.
Sulla strada delle mie vacanze, mi son fermato anch’io ad uno di questi nuovi “santuari” delle vacanze . Mi serviva detersivo, pomodori, mozzarella, olio e pasta integrale. Ma ahimè era appena stato inaugurato. Risultato, nessuna spesa, perché dopo la fila in cassa di 43 minuti, ho deciso di rinunciare. Ho fatto inversione di marcia, col carrello, operazione non semplicissima, ho rimesso sugli scaffali la merce e sono uscito dal cancello con la scritta: uscita senza spesa.
Non ero sudato ovviamente, ma devo confessare frastornato si, e non poco. Forse avevo sbagliato. Al centro commerciale si va per svagarsi. Gli acquisiti si possono fare ancora in pizzicheria, dal fornaio. E dal macellaio di fiducia. Pur tenendo conto che, trascorrere una giornata in un centro commerciale rimane tra le ultimissime cose da fare, prima della fine del mondo.
di Carlo Genovese
Tweet |
È presente 1 commento
CI sono cose più serene che pigliarsi una "adiratura" dentro questi luoghi di morte che sono gli ipermarket. Ad iniziare che le commesse ed i commessi che ci lavorano hanno ritmi e tempi di lavoro contro, assolutamente e direttamente contro la possibilità di fare e mantenere una famiglia. Queste strutture sono una delle manifestazioni del nazismo neoliberista.
Ciao r
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.