Luigi Ciotti: «Un prete riconosciuto dalla Chiesa come massima fedeltà al Vangelo»
Liberainformazione - I ragazzi della parrocchia di Brancaccio, quartiere di Palermo, lo chiamavo affettuosamente "3P". Lui era padre Pino Puglisi. Diciannove anni fa Cosa nostra decise che quel parroco era una minaccia per la mafia, perché toglieva i giovani dall'organizzazione criminale e li metteva insieme, creava comunità, dava loro futuro e speranza. Li allontanava dalla violenza, dalla morte e dalla solitudine. Don Pino Puglisi fu ucciso dai boss il 15 settembre del 1993. Oggi tutta Italia lo ricorda e la chiesa solo qualche mese fa ha dato il via al processo di beatificazione. Oggi lo ricordiamo con le parole che Don Luigi Ciotti scrisse quel giorno affermando - «Quel modello di prete ucciso dalla mafia oggi viene riconosciuto dalla Chiesa come massima fedeltà al Vangelo».
«Mori' per strada, dove viveva, dove incontrava i "piccoli", gli adulti, gli anziani, quanti avevano bisogno di aiuto e quanti, con la propria condotta, si rendevano responsabili di illegalita', soprusi e violenze - ha dichiarato oggi Don Luigi Ciotti. Probabilmente per questo lo hanno ucciso: perche' un modo cosi' radicale di abitare la strada e di esercitare il ministero del parroco e' scomodo. Lo hanno ucciso nell'illusione di spegnere una presenza fatta di ascolto, di denuncia, di condivisione. Quel modello di prete che la mafia voleva cacciare in Sagrestia viene oggi ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa come massima fedeltà al Vangelo. La speranza che suscita oggi padre Puglisi è il dare dignità a tutti coloro che costruiscono nella chiesa catechesi e evangelizzazione a partire dalla strada , dai poveri, dagli ultimi. Il prete palermitano ha incarnato pienamente la poverta', la fatica, la liberta' e la gioia del vivere, come preti, in parrocchia. Con la sua testimonianza don Pino ci sprona a sostenere quanti vivono questa stessa realta' con impegno e silenzio. La vita di Padre Puglisi, il suo impegno sacerdotale, la sua voglia di strappare i ragazzi dalla strada, la sua passione educativa, il suo coraggio sociale fino ad esporsi anche contro il potere mafioso diventano oggi per la chiesa un “modello” di santità cristiana, ma per molti altri era già un esempio di coraggioso impegno civile. La beatificazione di Padre Puglisi – conclude Don Ciotti-rilancia il grido di Giovanni Paolo II nella Velle dei Templi “convertitevi” e quello di Benedetto XVI nella piazza Politeama di Palermo “la mafia strada di morte».
*Don Luigi Ciotti
Liberainformazione - I ragazzi della parrocchia di Brancaccio, quartiere di Palermo, lo chiamavo affettuosamente "3P". Lui era padre Pino Puglisi. Diciannove anni fa Cosa nostra decise che quel parroco era una minaccia per la mafia, perché toglieva i giovani dall'organizzazione criminale e li metteva insieme, creava comunità, dava loro futuro e speranza. Li allontanava dalla violenza, dalla morte e dalla solitudine. Don Pino Puglisi fu ucciso dai boss il 15 settembre del 1993. Oggi tutta Italia lo ricorda e la chiesa solo qualche mese fa ha dato il via al processo di beatificazione. Oggi lo ricordiamo con le parole che Don Luigi Ciotti scrisse quel giorno affermando - «Quel modello di prete ucciso dalla mafia oggi viene riconosciuto dalla Chiesa come massima fedeltà al Vangelo».
«Mori' per strada, dove viveva, dove incontrava i "piccoli", gli adulti, gli anziani, quanti avevano bisogno di aiuto e quanti, con la propria condotta, si rendevano responsabili di illegalita', soprusi e violenze - ha dichiarato oggi Don Luigi Ciotti. Probabilmente per questo lo hanno ucciso: perche' un modo cosi' radicale di abitare la strada e di esercitare il ministero del parroco e' scomodo. Lo hanno ucciso nell'illusione di spegnere una presenza fatta di ascolto, di denuncia, di condivisione. Quel modello di prete che la mafia voleva cacciare in Sagrestia viene oggi ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa come massima fedeltà al Vangelo. La speranza che suscita oggi padre Puglisi è il dare dignità a tutti coloro che costruiscono nella chiesa catechesi e evangelizzazione a partire dalla strada , dai poveri, dagli ultimi. Il prete palermitano ha incarnato pienamente la poverta', la fatica, la liberta' e la gioia del vivere, come preti, in parrocchia. Con la sua testimonianza don Pino ci sprona a sostenere quanti vivono questa stessa realta' con impegno e silenzio. La vita di Padre Puglisi, il suo impegno sacerdotale, la sua voglia di strappare i ragazzi dalla strada, la sua passione educativa, il suo coraggio sociale fino ad esporsi anche contro il potere mafioso diventano oggi per la chiesa un “modello” di santità cristiana, ma per molti altri era già un esempio di coraggioso impegno civile. La beatificazione di Padre Puglisi – conclude Don Ciotti-rilancia il grido di Giovanni Paolo II nella Velle dei Templi “convertitevi” e quello di Benedetto XVI nella piazza Politeama di Palermo “la mafia strada di morte».
*Don Luigi Ciotti
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