Due avvenimenti s’intersecano spiritualmente: l’inaugurazione dell’Anno della Fede e il trentesimo anniversario della canonizzazione di San Massimiliano Kolbe
Il Papa Benedetto XVI, con il motu proprio "La porta della fede", ha indetto l'anno della fede, che avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e terminerà nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il 24 novembre 2013. È un anno in cui siamo invitati a riscoprire la bellezza e la forza della fede, recandoci come la samaritana al pozzo per ascoltare Gesù e attingere alla sua sorgente. Questa lettera è una presentazione dinamica della fede. La fede è un dono da accogliere, custodire, coltivare, approfondire, vivere e comunicare agli altri. Poiché la fede cresce quando viene comunicata, occorre un impegno a favore di una nuova evangelizzazione. Il Papa ha infatti indetto un prossimo Sinodo proprio sulla Nuova evangelizzazione.
La “porta della fede” (cfr At 14,27) ci introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa, sempre aperta per noi. E’ possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma. Attraversare quella porta comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita. Esso inizia con il Battesimo (cfr Rm 6, 4), mediante il quale possiamo chiamare Dio con il nome di Padre, e si conclude con il passaggio attraverso la morte alla vita eterna, frutto della risurrezione del Signore Gesù che, con il dono dello Spirito Santo, ha voluto coinvolgere nella sua stessa gloria quanti credono in Lui (cfr Gv 17,22).
Proprio in concomitanza con l’apertura di quest’anno particolare (per maggiori approfondimenti si veda l'articolo pubblicato precedentemente) cade il trentesimo anniversario (10 ottobre) della canonizzazione di San Massimiliano Kolbe. Questi era più che consapevole che la conversione del mondo sarebbe avvenuta per mezzo dell'Immacolata, ed ebbe sempre a cuore la missione di avvicinare a Dio soprattutto gli atei e gli indifferenti, utilizzando anche i mezzi di comunicazione del suo tempo, come la stampa. Sicuramente insieme a Padre Mariano e al beato Don Alberione è il testimone più credibile della fede cristiana trasmessa attraverso i nuovi mezzi di comunicazione. Anche noi giornalisti del XXI secolo, con mezzi sicuramente superiori a quelli in loro possesso, possiamo fare tanto per portare a Cristo tante anime. Le lettere di Kolbe e i commenti degli osservatori lo mostrano in continua crescita spirituale, in quell'amore di Dio che suscita nel cristiano il desiderio di protendersi a tutta l'umanità, di far conoscere e di far amare Dio, Padre buono per tutti gli uomini. Provava in tutti i modi ad avvicinare coloro che si professavano atei o che organizzavano qualcosa contro la Chiesa.
Massimiliano Kolbe si è posto l'eterno interrogativo sull'essere supremo. Egli prima di dare una risposta su Dio cerca di dare una risposta sull'uomo. L'uomo, secondo la fede, non viene dal nulla e va verso il nulla. Egli porta scritto nel più profondo del suo essere, una insaziabile sete di felicità, che chiede di essere appagata. Vi è una pienezza a cui egli aspira e che lo attrae inesorabilmente verso una méta. Il rapporto intimo e personale con la fonte stessa di Colui che può colmare ogni sete e ogni inquietudine crea nella creatura un riposo davvero esaustivo e totalizzante.
La migliore testimonianza della capacità di questo santo di trasmettere la fede è nella dichiarazione di un sacerdote che ha avuto modo di ascoltare San Massimiliano, don Luigi Faccenda “Ecco perché ammiro e amo San Massimiliano Kolbe e confido nella sua celeste protezione: egli mi ha aiutato a riscoprire il volto vero di Cristo, di Maria, dell’uomo e della Chiesa, rispondendo alle istanze di questi nostri tempi così tormentati dall’errore, dall’odio e dal maligno. Per cui, se trovo ancora la forza di vivere e soffrire, di testimoniare e operare, è perché ho incontrato un giorno quest’uomo sui miei passi. E mi ha conquistato alla sua stessa causa. La causa dell’amore, della pace, della speranza e della coerenza”.
Ecco, dovremmo ispirarci a Massimiliano Kolbe per trascinare gli altri a Cristo. Egli infatti possedeva questa forza attrattiva e questo carisma particolare che si attinge soltanto praticando la preghiera mariana. Mi piace chiudere con quanto, profeticamente, Massimiliano aveva detto: “Vorrei essere come polvere per viaggiare con il vento e raggiungere ogni parte del mondo e predicare la Buona Novella”.
Il Papa Benedetto XVI, con il motu proprio "La porta della fede", ha indetto l'anno della fede, che avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e terminerà nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il 24 novembre 2013. È un anno in cui siamo invitati a riscoprire la bellezza e la forza della fede, recandoci come la samaritana al pozzo per ascoltare Gesù e attingere alla sua sorgente. Questa lettera è una presentazione dinamica della fede. La fede è un dono da accogliere, custodire, coltivare, approfondire, vivere e comunicare agli altri. Poiché la fede cresce quando viene comunicata, occorre un impegno a favore di una nuova evangelizzazione. Il Papa ha infatti indetto un prossimo Sinodo proprio sulla Nuova evangelizzazione.
La “porta della fede” (cfr At 14,27) ci introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa, sempre aperta per noi. E’ possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma. Attraversare quella porta comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita. Esso inizia con il Battesimo (cfr Rm 6, 4), mediante il quale possiamo chiamare Dio con il nome di Padre, e si conclude con il passaggio attraverso la morte alla vita eterna, frutto della risurrezione del Signore Gesù che, con il dono dello Spirito Santo, ha voluto coinvolgere nella sua stessa gloria quanti credono in Lui (cfr Gv 17,22).
Proprio in concomitanza con l’apertura di quest’anno particolare (per maggiori approfondimenti si veda l'articolo pubblicato precedentemente) cade il trentesimo anniversario (10 ottobre) della canonizzazione di San Massimiliano Kolbe. Questi era più che consapevole che la conversione del mondo sarebbe avvenuta per mezzo dell'Immacolata, ed ebbe sempre a cuore la missione di avvicinare a Dio soprattutto gli atei e gli indifferenti, utilizzando anche i mezzi di comunicazione del suo tempo, come la stampa. Sicuramente insieme a Padre Mariano e al beato Don Alberione è il testimone più credibile della fede cristiana trasmessa attraverso i nuovi mezzi di comunicazione. Anche noi giornalisti del XXI secolo, con mezzi sicuramente superiori a quelli in loro possesso, possiamo fare tanto per portare a Cristo tante anime. Le lettere di Kolbe e i commenti degli osservatori lo mostrano in continua crescita spirituale, in quell'amore di Dio che suscita nel cristiano il desiderio di protendersi a tutta l'umanità, di far conoscere e di far amare Dio, Padre buono per tutti gli uomini. Provava in tutti i modi ad avvicinare coloro che si professavano atei o che organizzavano qualcosa contro la Chiesa.
Massimiliano Kolbe si è posto l'eterno interrogativo sull'essere supremo. Egli prima di dare una risposta su Dio cerca di dare una risposta sull'uomo. L'uomo, secondo la fede, non viene dal nulla e va verso il nulla. Egli porta scritto nel più profondo del suo essere, una insaziabile sete di felicità, che chiede di essere appagata. Vi è una pienezza a cui egli aspira e che lo attrae inesorabilmente verso una méta. Il rapporto intimo e personale con la fonte stessa di Colui che può colmare ogni sete e ogni inquietudine crea nella creatura un riposo davvero esaustivo e totalizzante.
La migliore testimonianza della capacità di questo santo di trasmettere la fede è nella dichiarazione di un sacerdote che ha avuto modo di ascoltare San Massimiliano, don Luigi Faccenda “Ecco perché ammiro e amo San Massimiliano Kolbe e confido nella sua celeste protezione: egli mi ha aiutato a riscoprire il volto vero di Cristo, di Maria, dell’uomo e della Chiesa, rispondendo alle istanze di questi nostri tempi così tormentati dall’errore, dall’odio e dal maligno. Per cui, se trovo ancora la forza di vivere e soffrire, di testimoniare e operare, è perché ho incontrato un giorno quest’uomo sui miei passi. E mi ha conquistato alla sua stessa causa. La causa dell’amore, della pace, della speranza e della coerenza”.
Ecco, dovremmo ispirarci a Massimiliano Kolbe per trascinare gli altri a Cristo. Egli infatti possedeva questa forza attrattiva e questo carisma particolare che si attinge soltanto praticando la preghiera mariana. Mi piace chiudere con quanto, profeticamente, Massimiliano aveva detto: “Vorrei essere come polvere per viaggiare con il vento e raggiungere ogni parte del mondo e predicare la Buona Novella”.
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È presente 1 commento
una buona intuizione giornalistica, per stare sulle cose, sugli avvenimenti del mondo socio-religioso.
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