C’è chi si scandalizza quando vede un fanciullo maneggiare una pistola giocattolo, ma se vedesse un infante destreggiarsi con un’arma vera cosa farebbe? Ben poco, perché il padre che l’ha regalata al figlio è uno spietato e sanguinario dittatore…
di Paola Bisconti
C’era una volta un bambino che ricevette in regalo da suo padre… una pistola. Un’arma vera, laccata d’oro, che il piccolo Nikolai porta sempre con sé, soprattutto quando presenzia nella importanti occasioni insieme al suo papà Alezander Grigorievich Lukashenko. Condoleezza Rice lo definì l’ultimo dittatore d’Europa, ma lui stesso preannuncia al mondo intero che fra 20-25 anni il suo amato figliolo ricoprirà il suo ruolo, assicurando che userà la sua stessa impronta politica, perfettamente tirannica. Se fino ad ora, infatti, nessuno è riuscito a vincere democraticamente le elezioni presidenziali bielorusse è stato perché Lukashenko ha ripetutamente fatto arrestare i suoi concorrenti.
La Bielorussia, una delle nazioni che non ha aderito all’Unione Europea, si contraddistingue per le prigioni colme di detenuti politici che vengono maltrattati, violentati e lasciati vivere in pessime condizioni igieniche. Solo negli ultimi due anni sono stati imprigionati 2200 oppositori del regime, rinchiusi in celle suddivise tra “red” e “black” (quelle dove sono rinchiuse gli assassini), ma entrambe luogo di torture e forti pressioni psicologiche.
Nonostante la sua fama di uomo terribile, il presidente Lukashenko quand’è insieme a suo figlio, soprannominato Kolya, appare un genitore perfetto: affettuoso, amorevole, permissivo, a volte persino giocherellone, come quando concesse al piccolo di giocare con il suo pallone di cuoio nella sala udienza del Papa. Kolya è un bambino dai tratti somatici tipi della sua nazionalità, caschetto biondo, pelle chiara, sguardo malinconico o di ghiaccio, ma a differenza dei suoi fratellastri Victor e Dmitry, nati dalla prima moglie, sembra avere già la strada spianata in politica. Pur essendo nato da una relazione illecita, che il presidente ha avuto con Irina Abelskaja, la sua dottoressa personale, è decisamente privilegiato rispetto agli altri due rampolli. Sono numerose le foto che ritraggono Kolya insieme al padre, e in ogni circostanza il bambino sfoggia la sua pistola custodita sotto la cintura dei pantaloni, uno dei tanti bei vestiti creati appositamente per lui da noti stilisti italiani. Kolya, tuttavia, non è solo un bambino viziato e coccolato dal padre, perché Lukashenko ha saputo insegnargli ad essere forte, coraggioso e temerario, anche se con metodi non canonici: da neonato, infatti, lo faceva entrare insieme a lui nella sauna, per poi insegnargli a nuotare nell’acqua gelida così come in quella bollente. Sicuramente sembra un’educazione perfetta per un bambino predestinato a portare avanti il regime autoritario del padre. Chissà se il piccolo Kolya riuscirà mai a vivere felice e contento…
di Paola Bisconti
C’era una volta un bambino che ricevette in regalo da suo padre… una pistola. Un’arma vera, laccata d’oro, che il piccolo Nikolai porta sempre con sé, soprattutto quando presenzia nella importanti occasioni insieme al suo papà Alezander Grigorievich Lukashenko. Condoleezza Rice lo definì l’ultimo dittatore d’Europa, ma lui stesso preannuncia al mondo intero che fra 20-25 anni il suo amato figliolo ricoprirà il suo ruolo, assicurando che userà la sua stessa impronta politica, perfettamente tirannica. Se fino ad ora, infatti, nessuno è riuscito a vincere democraticamente le elezioni presidenziali bielorusse è stato perché Lukashenko ha ripetutamente fatto arrestare i suoi concorrenti.
La Bielorussia, una delle nazioni che non ha aderito all’Unione Europea, si contraddistingue per le prigioni colme di detenuti politici che vengono maltrattati, violentati e lasciati vivere in pessime condizioni igieniche. Solo negli ultimi due anni sono stati imprigionati 2200 oppositori del regime, rinchiusi in celle suddivise tra “red” e “black” (quelle dove sono rinchiuse gli assassini), ma entrambe luogo di torture e forti pressioni psicologiche.
Nonostante la sua fama di uomo terribile, il presidente Lukashenko quand’è insieme a suo figlio, soprannominato Kolya, appare un genitore perfetto: affettuoso, amorevole, permissivo, a volte persino giocherellone, come quando concesse al piccolo di giocare con il suo pallone di cuoio nella sala udienza del Papa. Kolya è un bambino dai tratti somatici tipi della sua nazionalità, caschetto biondo, pelle chiara, sguardo malinconico o di ghiaccio, ma a differenza dei suoi fratellastri Victor e Dmitry, nati dalla prima moglie, sembra avere già la strada spianata in politica. Pur essendo nato da una relazione illecita, che il presidente ha avuto con Irina Abelskaja, la sua dottoressa personale, è decisamente privilegiato rispetto agli altri due rampolli. Sono numerose le foto che ritraggono Kolya insieme al padre, e in ogni circostanza il bambino sfoggia la sua pistola custodita sotto la cintura dei pantaloni, uno dei tanti bei vestiti creati appositamente per lui da noti stilisti italiani. Kolya, tuttavia, non è solo un bambino viziato e coccolato dal padre, perché Lukashenko ha saputo insegnargli ad essere forte, coraggioso e temerario, anche se con metodi non canonici: da neonato, infatti, lo faceva entrare insieme a lui nella sauna, per poi insegnargli a nuotare nell’acqua gelida così come in quella bollente. Sicuramente sembra un’educazione perfetta per un bambino predestinato a portare avanti il regime autoritario del padre. Chissà se il piccolo Kolya riuscirà mai a vivere felice e contento…
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