All'età di 85 anni, il Cardinale si è spento all'Aloisianum di Gallarate. Da anni affetto dal morbo di Parkinson, si è aggravato dopo un'ultima crisi cominciata a metà agosto.
di Benedetta Biasci
"Martini è morto. Era un grande uomo, un grande studioso, ci ha lasciato tanti insegnamenti, era un uomo di Dio". Così un anziano sacerdote, uscendo dal Collegio dell'Aloisianum di Varese, si è rivolto ai giornalisti in attesa di notizie sulla salute dell'arcivescovo emerito. Il Cardinale era da tempo affetto dal morbo di Parkinson, la malattia che lo aveva costretto a ridurre le sue uscite pubbliche. Gianni Pezzoli, il neurologo che da anni lo aveva in cura, spiega: "Dopo un’ultima crisi, cominciata a metà agosto, non è più stato in grado di deglutire né cibi solidi né liquidi. Ma è rimasto lucido fino all’ultimo e ha rifiutato ogni forma di accanimento terapeutico". Il neurologo ha inoltre raccontato di come il Cardinale sia riuscito ad affrontare il decorso della malattia con umiltà e consapevolezza: “Non ha mai cercato di nascondere la sua malattia, anzi l'ha sempre dichiarata con grande coraggio, […] ha partecipato a svariati convegni sul Parkinson, durante i quali ha sempre risposto alle domande dei pazienti. Per noi è stato ed è un onore poterlo seguire” ha concluso il medico.
Il Cardinale Carlo Maria Martini, nato il 15 febbraio 1927 a Torino, era entrato a far parte della Compagnia dei Gesuiti a soli 17 anni. Nel 1979 venne nominato arcivescovo di Milano da Papa Giovanni Paolo II. Dimessosi dal suo incarico, nell'estate del 2002 si trasferì a Gerusalemme dove ha potuto riprendere e approfondire i suoi studi biblici. Nel 2008, a causa del peggioramento del suo stato di salute, era tornato in Italia. Dall'Aloisianum di Gallarate, un importante istituto di Studi filosofici gestito dai Gesuiti e attrezzato per ospitare gesuiti anziani con necessità di cure, il Cardinale ha continuato a scrivere, a commentare temi d'attualità e a far sentire la propria voce con coraggio e determinazione.
Da sempre un uomo attivo e aperto al cambiamento, il Cardinale è stato propulsore dell'ecumenismo e del dialogo con le altre religioni: nel 1987 lanciò la Cattedra dei non credenti, cicli di incontri a tema ai quali il cardinale ha invitato esponenti laici del mondo della cultura e delle istituzioni. Il Cardinale infatti ha da sempre sostenuto: «Ciascuno di noi ha in sé un credente e un non credente, che si interrogano a vicenda».
Un grande studioso, il cui unico tesoro, come lui stesso ha frequentemente ribadito, era la Bibbia, il “libro” per eccellenza. Scrittore, uomo di fede e dalla personalità carismatica, ha saputo parlare alle folle e attrarre la gioventù. Lo dimostrano i numerosi messaggi che rimbalzano sui social network: “Maestro, per credenti e non, fino all'ultimo”, “Da ateo pregherò per il cardinal Martini”, “Un prelato illuminato e illuminante. Per tutta una vita ha saputo ascoltare”, ecc.
Con la sua morte e con il suo “no” all'accanimento terapeutico, il Cardinale ci ha lasciato un ultimo grande insegnamento: l'accettazione della morte con coraggio. Quello che egli stesso ha difeso con tanta forza e tenacia nel suo libro ‘Credere e conoscere’: “La crescente capacità terapeutica della medicina consente di protrarre la vita pure in condizioni un tempo impensabili. Senz’altro il progresso medico è assai positivo. Ma nello stesso tempo le nuove tecnologie che permettono interventi sempre più efficaci sul corpo umano richiedono un supplemento di saggezza per non prolungare i trattamenti quando ormai non giovano più alla persona”.
La perdita del Cardinale lascia un vuoto incolmabile nella Chiesa Cattolica. Se ne va “un maestro dell'annuncio e della testimonianza del Vangelo nella nostra epoca. Un padre della Chiesa dei nostri tempi - ha commentato padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede - La sua lezione è anche essere stato una persona capace di avvicinarsi a tutti, aperto al dialogo senza riserve, con una grande capacità di trovare punti d'incontro con gli altri”.
di Benedetta Biasci
"Martini è morto. Era un grande uomo, un grande studioso, ci ha lasciato tanti insegnamenti, era un uomo di Dio". Così un anziano sacerdote, uscendo dal Collegio dell'Aloisianum di Varese, si è rivolto ai giornalisti in attesa di notizie sulla salute dell'arcivescovo emerito. Il Cardinale era da tempo affetto dal morbo di Parkinson, la malattia che lo aveva costretto a ridurre le sue uscite pubbliche. Gianni Pezzoli, il neurologo che da anni lo aveva in cura, spiega: "Dopo un’ultima crisi, cominciata a metà agosto, non è più stato in grado di deglutire né cibi solidi né liquidi. Ma è rimasto lucido fino all’ultimo e ha rifiutato ogni forma di accanimento terapeutico". Il neurologo ha inoltre raccontato di come il Cardinale sia riuscito ad affrontare il decorso della malattia con umiltà e consapevolezza: “Non ha mai cercato di nascondere la sua malattia, anzi l'ha sempre dichiarata con grande coraggio, […] ha partecipato a svariati convegni sul Parkinson, durante i quali ha sempre risposto alle domande dei pazienti. Per noi è stato ed è un onore poterlo seguire” ha concluso il medico.
Il Cardinale Carlo Maria Martini, nato il 15 febbraio 1927 a Torino, era entrato a far parte della Compagnia dei Gesuiti a soli 17 anni. Nel 1979 venne nominato arcivescovo di Milano da Papa Giovanni Paolo II. Dimessosi dal suo incarico, nell'estate del 2002 si trasferì a Gerusalemme dove ha potuto riprendere e approfondire i suoi studi biblici. Nel 2008, a causa del peggioramento del suo stato di salute, era tornato in Italia. Dall'Aloisianum di Gallarate, un importante istituto di Studi filosofici gestito dai Gesuiti e attrezzato per ospitare gesuiti anziani con necessità di cure, il Cardinale ha continuato a scrivere, a commentare temi d'attualità e a far sentire la propria voce con coraggio e determinazione.
Da sempre un uomo attivo e aperto al cambiamento, il Cardinale è stato propulsore dell'ecumenismo e del dialogo con le altre religioni: nel 1987 lanciò la Cattedra dei non credenti, cicli di incontri a tema ai quali il cardinale ha invitato esponenti laici del mondo della cultura e delle istituzioni. Il Cardinale infatti ha da sempre sostenuto: «Ciascuno di noi ha in sé un credente e un non credente, che si interrogano a vicenda».
Un grande studioso, il cui unico tesoro, come lui stesso ha frequentemente ribadito, era la Bibbia, il “libro” per eccellenza. Scrittore, uomo di fede e dalla personalità carismatica, ha saputo parlare alle folle e attrarre la gioventù. Lo dimostrano i numerosi messaggi che rimbalzano sui social network: “Maestro, per credenti e non, fino all'ultimo”, “Da ateo pregherò per il cardinal Martini”, “Un prelato illuminato e illuminante. Per tutta una vita ha saputo ascoltare”, ecc.
Con la sua morte e con il suo “no” all'accanimento terapeutico, il Cardinale ci ha lasciato un ultimo grande insegnamento: l'accettazione della morte con coraggio. Quello che egli stesso ha difeso con tanta forza e tenacia nel suo libro ‘Credere e conoscere’: “La crescente capacità terapeutica della medicina consente di protrarre la vita pure in condizioni un tempo impensabili. Senz’altro il progresso medico è assai positivo. Ma nello stesso tempo le nuove tecnologie che permettono interventi sempre più efficaci sul corpo umano richiedono un supplemento di saggezza per non prolungare i trattamenti quando ormai non giovano più alla persona”.
La perdita del Cardinale lascia un vuoto incolmabile nella Chiesa Cattolica. Se ne va “un maestro dell'annuncio e della testimonianza del Vangelo nella nostra epoca. Un padre della Chiesa dei nostri tempi - ha commentato padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede - La sua lezione è anche essere stato una persona capace di avvicinarsi a tutti, aperto al dialogo senza riserve, con una grande capacità di trovare punti d'incontro con gli altri”.
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