lunedì, settembre 17, 2012
Scontri sul rinnovo dei vertici e confronto a tutto campo sulle strategie politiche stanno caratterizzando il congresso della più importante confederazione di sindacati del Sudafrica.

Misna - L’incontro si è aperto oggi all’ombra della crisi nelle miniere, con migliaia di lavoratori in sciopero da settimane per ottenere aumenti salariali. In un articolo pubblicato sulla sua edizione online, oggi il quotidiano Mail & Guardian sostiene che i vertici della Confederazione dei sindacati del Sudafrica (Cosatu) sono “sotto assedio”. La tesi è che il congresso nella città di Midrand sia occasione per una resa dei conti tra fazioni come non si era mai vista “negli ultimi dieci anni”. A contestare il presidente Sumo Dlamini e il segretario generale Zwelinzima Vavi, sottolinea il Mail & Guardian, sono anche sindacati di minatori in difficoltà per l’avanzata di sigle concorrenti.

Come anticipato alla MISNA da Patrick Craven, il portavoce nazionale di Cosatu, durante il congresso la questione delle nomine si intreccerà al confronto sulla politica. Nelle ultime cinque settimane in Sudafrica si sono moltiplicati gli scioperi dei minatori al di fuori del controllo dei sindacati tradizionali. A esasperare tensioni già forti è stata, il mese scorso, l’uccisione da parte della polizia di 34 lavoratori che protestavano di fronte alla miniera di platino di Marikana. Nella sua ultima intervista, Vavi ha detto che il congresso è un’occasione unica per affrontare la “triplice sfida delle disuguaglianze, della disoccupazione e della povertà”.

Nodi, questi, che la cronaca degli ultimi giorni ha confermato come decisivi. Nel tentativo di contrastare l’ondata di scioperi, che hanno colpito in particolare la produzione di platino, il governo ha autorizzato l’impiego di militari e annunciato tolleranza zero nei confronti dei cortei non autorizzati. I primi blitz di poliziotti e soldati sono scattati sabato nei pressi della città di Rustenburg, il cuore della “cintura del platino” dove si trova Marikana e dove le proteste sono più estese. Ai minatori sono stati sequestrati bastoni e machete; ma comitati di base e sindacati emergenti, i protagonisti dell’agitazione, hanno ribadito che andranno avanti fino a quando non avranno ottenuto aumenti fino all’equivalente di 1160 euro al mese.

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