E’ atteso oggi a Damasco il ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi che incontrerà alti responsabili siriani anche per valutare la possibilità di inviare nel paese osservatori regionali del Gruppo di contatto sulla Siria.
Misna - Teheran è l’artefice di questa proposta, avanzata lunedì al Cairo alla prima riunione del Gruppo di contatto costituito da Iran, Egitto, Turchia e Arabia Saudita; un paese, quest’ultimo, che non è stata però rappresentato all’incontro. Durante la riunione nella capitale egiziana gli inviati dei tre paesi hanno rinnovato il loro appello al presidente Bashar Al Assad a lasciare il potere ma non hanno preso decisioni di grande rilievo. Da mesi l’Iran sostiene Damasco e accusa Ankara e Riad di fornire aiuti militari e finanziari ai ribelli . “La presenza dell’Arabia Saudita nelle consultazioni è necessaria poiché la monarchia è un attore chiave nella ricerca di una soluzione alla crisi siriana” ha sottolineato Ahmet Davutoglu, ministro degli Esteri turco. Le consultazioni regionali riprenderanno soltanto a fine mese, a margine dell’Assemblea generale dell’Onu a New York. Ha partecipato alla riunione del Cairo anche l’emissario internazionale per la Siria, Lakhdar Brahimi.
Nelle prime dichiarazioni diffuse ieri dopo i suoi colloqui della scorsa settimana con Al Assad, Brahimi non è stato molto ottimista sulla possibilità di arrivare a una soluzione: “La situazione interna è molto grave, sta peggiorando e rappresenta una minaccia per l’intera regione. Di tanto in tanto ciascuna delle parti coinvolte dice che sta per vincere molto presto. E’ falso, non ci saranno vincitori” ha detto l’inviato dell’Onu e della Lega araba. Ieri, durante una visita al capo profughi di Zaatari, nel nord della Giordania, Brahimi è stato contestato da 200 persone che hanno scagliato pietre contro il suo convoglio. Prima Brahimi si era recato nel campo di Altinozu, nella provincia turca di Hatay, che accoglie 1300 siriani.
Sul terreno la giornata di ieri è stata segnata da scontri tra soldati governativi e insorti ad Aleppo, in particolare nei quartieri di Boustane al-Kasr, Izaa, Soukkari e Sakhour, e in alcune zone di Damasco con decine di vittime e feriti. L’agenzia turca ‘Anadolu’ ha riferito di un attacco dei ribelli siriani al posto di frontiera di Tall al-Ayad, a circa 100 chilometri dalla città siriana di Ar Raqqah; negli ultimi mesi i ribelli sono riusciti a prendere il controllo di almeno tre dei sette valichi di frontiera con la Turchia.
L’organizzazione non governativa Amnesty International al termine di una missione sul terreno ha denunciato che “i civili, soprattutto i bambini, sono le prime e principali vittime dei bombardamenti governativi indiscriminati ma anche in tutte quelle zone passate sotto il controllo delle forze di opposizione”. Da Ginevra, il presidente della Commissione d’inchiesta dell’Onu sulla Siria, Paulo Pinheiro, ha confermato che “aumentano crimini di guerra e pesanti violazioni dei diritti umani sia da parte del governo che dei ribelli”, che le tensioni settarie sono aumentate, in particolare nei governatorati di Latakia e Idlib e che “è aumentata la presenza di elementi stranieri, tra cui militanti jihadisti”. L’emittente televisiva degli Emirati Arabi Uniti ‘Al Arabiya’ ha invece riferito che Bushra Al Assad, la sorella del presidente, avrebbe lasciato Damasco per raggiungere Dubai con i suoi figli.
Misna - Teheran è l’artefice di questa proposta, avanzata lunedì al Cairo alla prima riunione del Gruppo di contatto costituito da Iran, Egitto, Turchia e Arabia Saudita; un paese, quest’ultimo, che non è stata però rappresentato all’incontro. Durante la riunione nella capitale egiziana gli inviati dei tre paesi hanno rinnovato il loro appello al presidente Bashar Al Assad a lasciare il potere ma non hanno preso decisioni di grande rilievo. Da mesi l’Iran sostiene Damasco e accusa Ankara e Riad di fornire aiuti militari e finanziari ai ribelli . “La presenza dell’Arabia Saudita nelle consultazioni è necessaria poiché la monarchia è un attore chiave nella ricerca di una soluzione alla crisi siriana” ha sottolineato Ahmet Davutoglu, ministro degli Esteri turco. Le consultazioni regionali riprenderanno soltanto a fine mese, a margine dell’Assemblea generale dell’Onu a New York. Ha partecipato alla riunione del Cairo anche l’emissario internazionale per la Siria, Lakhdar Brahimi.
Nelle prime dichiarazioni diffuse ieri dopo i suoi colloqui della scorsa settimana con Al Assad, Brahimi non è stato molto ottimista sulla possibilità di arrivare a una soluzione: “La situazione interna è molto grave, sta peggiorando e rappresenta una minaccia per l’intera regione. Di tanto in tanto ciascuna delle parti coinvolte dice che sta per vincere molto presto. E’ falso, non ci saranno vincitori” ha detto l’inviato dell’Onu e della Lega araba. Ieri, durante una visita al capo profughi di Zaatari, nel nord della Giordania, Brahimi è stato contestato da 200 persone che hanno scagliato pietre contro il suo convoglio. Prima Brahimi si era recato nel campo di Altinozu, nella provincia turca di Hatay, che accoglie 1300 siriani.
Sul terreno la giornata di ieri è stata segnata da scontri tra soldati governativi e insorti ad Aleppo, in particolare nei quartieri di Boustane al-Kasr, Izaa, Soukkari e Sakhour, e in alcune zone di Damasco con decine di vittime e feriti. L’agenzia turca ‘Anadolu’ ha riferito di un attacco dei ribelli siriani al posto di frontiera di Tall al-Ayad, a circa 100 chilometri dalla città siriana di Ar Raqqah; negli ultimi mesi i ribelli sono riusciti a prendere il controllo di almeno tre dei sette valichi di frontiera con la Turchia.
L’organizzazione non governativa Amnesty International al termine di una missione sul terreno ha denunciato che “i civili, soprattutto i bambini, sono le prime e principali vittime dei bombardamenti governativi indiscriminati ma anche in tutte quelle zone passate sotto il controllo delle forze di opposizione”. Da Ginevra, il presidente della Commissione d’inchiesta dell’Onu sulla Siria, Paulo Pinheiro, ha confermato che “aumentano crimini di guerra e pesanti violazioni dei diritti umani sia da parte del governo che dei ribelli”, che le tensioni settarie sono aumentate, in particolare nei governatorati di Latakia e Idlib e che “è aumentata la presenza di elementi stranieri, tra cui militanti jihadisti”. L’emittente televisiva degli Emirati Arabi Uniti ‘Al Arabiya’ ha invece riferito che Bushra Al Assad, la sorella del presidente, avrebbe lasciato Damasco per raggiungere Dubai con i suoi figli.
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