“Voglio raccontare la verità su quello che mi è successo in Sinai e lungo il viaggio nel deserto”: è questo il motivo che ha spinto Kebedom Mengistu, richiedente asilo in Israele a creare il ‘New Century’ giornale della comunità eritrea nel paese.
Misna - Fuggito dall’Eritrea nel 2008, Mengistu ha impiegato due anni per attraversare Etiopia, Sudan, Libia ed Egitto, fino a quando ha raggiunto la frontiera israeliana nel Sinai. Dopo 20 giorni di detenzione nel campo di Beersheba gli è stato dato un biglietto di sola andata per Tel Aviv. “Qui – racconta in un’intervista al Jerusalem Post – senza un documento che sancisse il mio status di rifugiato e nessun posto dove andare ho dormito per settimane al Levinsky park, sotto gli alberi”. Nell’aprile 2011 il New Century è uscito con la sua prima copia in Tigray.
: Amnesty International sostiene il progetto, ma Mengistu paga di tasca propria e grazie ai contributi volontari la maggior parte delle 35.000 copie del giornale. “Oggi raccontiamo storie di migranti, pubblichiamo notizie che nel nostro paese non vengono pubblicate e cerchiamo di dare un po’ di aiuto ai migranti africani che cercano di comprendere la cultura ebraica, per molti aspetti diversa dalla nostra “spiega. Secondo le Nazioni Unite sono 3000 all’anno gli eritrei che ogni anni fuggono dal paese. Attualmente sono 40.000 quelli presenti in Israele. Agli inizi del mese di settembre un gruppo di una ventina di eritrei sono rimasti bloccati per oltre una settimana tra le frontiere di Egitto e Israele. Dopo alcuni giorni due donne e un minore presenti nel gruppo sono stati ammessi alla frontiera da dove sono stati poi deportati in carcere. I restanti 18 uomini sono stati forzati a ritornare in Egitto. Gli eritrei godono della protezione della convenzione Onu sui rifugiati, di cui Israele è firmatario, che ne impedisce il rimpatrio sulla base della carta dei diritti umani.
Misna - Fuggito dall’Eritrea nel 2008, Mengistu ha impiegato due anni per attraversare Etiopia, Sudan, Libia ed Egitto, fino a quando ha raggiunto la frontiera israeliana nel Sinai. Dopo 20 giorni di detenzione nel campo di Beersheba gli è stato dato un biglietto di sola andata per Tel Aviv. “Qui – racconta in un’intervista al Jerusalem Post – senza un documento che sancisse il mio status di rifugiato e nessun posto dove andare ho dormito per settimane al Levinsky park, sotto gli alberi”. Nell’aprile 2011 il New Century è uscito con la sua prima copia in Tigray.
: Amnesty International sostiene il progetto, ma Mengistu paga di tasca propria e grazie ai contributi volontari la maggior parte delle 35.000 copie del giornale. “Oggi raccontiamo storie di migranti, pubblichiamo notizie che nel nostro paese non vengono pubblicate e cerchiamo di dare un po’ di aiuto ai migranti africani che cercano di comprendere la cultura ebraica, per molti aspetti diversa dalla nostra “spiega. Secondo le Nazioni Unite sono 3000 all’anno gli eritrei che ogni anni fuggono dal paese. Attualmente sono 40.000 quelli presenti in Israele. Agli inizi del mese di settembre un gruppo di una ventina di eritrei sono rimasti bloccati per oltre una settimana tra le frontiere di Egitto e Israele. Dopo alcuni giorni due donne e un minore presenti nel gruppo sono stati ammessi alla frontiera da dove sono stati poi deportati in carcere. I restanti 18 uomini sono stati forzati a ritornare in Egitto. Gli eritrei godono della protezione della convenzione Onu sui rifugiati, di cui Israele è firmatario, che ne impedisce il rimpatrio sulla base della carta dei diritti umani.
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