venerdì, settembre 21, 2012
Si conclude oggi la visita nel territorio di Rutshuru di una delegazione di sei vescovi della Conferenza nazionale episcopale del Congo (Cenco): per la prima volta hanno portato alle popolazioni un messaggio di solidarietà ma hanno anche incontrato dirigenti del Movimento del 23 marzo (M23), responsabile del nuovo conflitto nella turbolenta provincia del Nord-Kivu

Misna - “La Chiesa è in prima linea nella guerra dell’Est: ai congolesi stremati abbiamo voluto portare un messaggio di conforto e rassicurarli che non saranno lasciati da soli. I vescovi, venuti da tutte le sei provincie ecclesiali del paese, hanno rinnovato il loro appello per una pace durevole in una regione che soffre a ripetizione e dove la dignità umana viene calpestata da troppi anni”ha dichiarato alla MISNA da Kinshasa padre Léonard Santedi , segretario generale della Cenco. “La guerra del M23 è ingiusta e ingiustificata. Il Congo rimane indivisibile e le risorse minerarie non dovrebbero essere oggetto di sfruttamento illegale da parte di uomini armati di qualsiasi provenienza” ha detto monsignor Valentin Masengo, vescovo di Kabinda, a capo della delegazione. Dopo la messa celebrata nella parrocchia Saint Aloise di Rutshuru, i vescovi hanno avuto colloqui con un gruppo di dirigenti del’M23, guidati dal colonnello Makenga Sultani. “Mi è già stato riferito che l’incontro con la ribellione è stato positivo. Gli interlocutori del M23 hanno cercato di presentare ai vescovi la loro versione del fatti sul conflitto in atto” prosegue padre Santedi, precisando che “per avere altri dettagli bisognerà aspettare il rientro dei vescovi a Kinshasa”. Da quando sono cominciate le ostilità, ad aprile, la nuova formazione ribelle è riuscita a conquistare porzioni sempre più ampie del territorio del Nord-Kivu, ma la loro presenza si concentra soprattutto nel Rutshuru: nell’omonima città, a Karambi, Jomba e Rugari. “In queste zone l’M23 sta creando un vero e proprio governo parallelo avendo nominato amministratori territoriali, capi città e capi dipartimenti. Riscuote già tutte le varie tasse, doganali ma non solo, da chi vive e transita per questa regione” ha riferito alla MISNA Thomas d’Aquin Muiti, presidente della società civile del Nord-Kivu, denunciando la “massima frustrazione delle popolazioni, nel vedere che Kinshasa non sta facendo nulla di concreto sul terreno per arginare il dominio della ribellione e con lei del Rwanda (accusata di finanziarla, ndr)”. L’interlocutore della MISNA spiega come “le operazioni militari delle Fardc siano state interrotte e l’amministrazione inesistente, lascia la strada libera al M23 per arricchirsi, procedere a reclutamenti forzati e non, diventare sempre più potente”. E a rassicurare i civili non bastano certo le azioni diplomatiche regionali ed internazionali intraprese a fatica e rilento dal governo del presidente Joseph Kabila, come la Forza neutrale internazionaledi cui i paesi dei Grandi Laghi discutono da mesi e che intendono costituire e dispiegare lungo il confine tra Congo e Rwanda. “Sono mesi che si perdono in chiacchiere per nulla: non abbiamo bisogno di una forza neutrale ma di una forza speciale che intervenga sul terreno accanto alle Fardc e alla Monusco. Questa iniziativa fa solo perdere tempo e il tempo che passa gioca a favore dei nemici del Congo” prosegue il presidente della società civile, auspicando dal Consiglio di sicurezza dell’Onu “sanzioni contro Kigali, a cominciare da un embargo sulle armi”. Con parole sofferte cerca di fare capire l’entità del dramma dei congolesi dell’Est: “Sfiduciati nelle istituzioni congolesi corrotte e inefficaci, nella totale mancanza di prospettive di pace, stanchi e disperati per tutte le sofferenze già patite e quelle subite oggi, sono in tanti, anche tra la gente semplice, a decidere di raggiungere i ranghi del M23. Ecco a che punto drammatico siamo arrivati” deplora Muiti. Secondo le ultime stime dell’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu (Acnur) il conflitto riaccesosi sei mesi fa ha già causato almeno 390.000 sfollati interni e 60.000 rifugiati nei confinanti Uganda e Rwanda. Intanto “nei campi sfollati si sopravvive nella miseria più totale, si muore in silenzio. I primi colpiti sono i bambini che non possono nemmeno più andare a scuola. Kigali sta perfettamente riuscendo nel suo disegno di impoverire e svilire la popolazione congolese per sottrarre un pezzo di territorio che gli farebbe molto comodo e per continuare a sfruttare le risorse minerarie” conclude l’attivista.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa