lunedì, settembre 17, 2012
Il suo percorso mette in luce la spiritualità di un Ordine religioso basato su un sublime misticismo e su uno stile di vita ispirato a grande semplicità e sobrietà

di Carlo Mafera

Il Museo dei Cappuccini di Via Veneto contiene in sé un percorso di visita che potrebbe essere paragonato ad un itinerario spirituale, se non addirittura ad un vero e proprio ritiro spirituale. Il visitatore è portato a meditare sui vari aspetti della vita umana vista dal punto di vista francescano: attraverso opere d’arte di grande pregio e paramenti liturgici di preziosa fattura il percorso mette in luce la spiritualità di un ordine religioso basato su un sublime misticismo e su di uno stile di vita ispirato a grande semplicità e sobrietà. Il percorso si snoda altresì su un piano culturale oltre che religioso, e mette in evidenza il livello di preparazione scientifica dei Frati Minori Cappuccini, esperti nella preparazione di medicamenti di ottima fattura. Il museo dei frati francescani è anche un luogo che consente di interagire con gli oggetti, grazie anche a tecnologie interattive: è questo un canale di lettura che è stato studiato per coinvolgere soprattutto i giovani al fine di una didattica più attiva e partecipata.

L’apertura del Museo dei Cappuccini è promossa dalla Provincia Romana dei Frati Minori Cappuccini in collaborazione con il Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno - Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione e si avvale del Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Lazio e di Roma Capitale.

Le otto sale del museo, ricavate all’interno del Convento, mostrano ognuna un aspetto particolare della famiglia francescana. Dalle origini del luogo si passa alla vita dei Santi cappuccini che hanno espresso in modo esemplare la spiritualità del poverello di Assisi. Il Museo infatti, proprio perché nasce con l’intento di far conoscere la spiritualità dei Frati Minori Cappuccini, presenta le figure più rappresentative, quali San Felice da Cantalice, San Crispino da Viterbo, San Giuseppe da Leonessa, ma anche figure contemporanee di vastissima risonanza pubblica come San Pio da Pietrelcina, stimmatizzato per 50 anni, e Padre Mariano da Torino, primo predicatore televisivo e radiofonico.

La prima sezione è dedicata al Convento, commissionato dalla famiglia Barberini nel 1626 ed ultimato nel 1631, come esteso complesso conventuale con la chiesa dedicata all’Immacolata Concezione e secondo il progetto dall’architetto cappuccino Fra Michele da Bergamo. Ma la quarta sezione è forse quella più “accattivante” dal punto di vista culturale e mostra vesti e oggetti di uso liturgico e quella di manufatti di uso quotidiano.

La quinta sezione contiene l’opera di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio “San Francesco in meditazione”, che è l’attrazione museale più densa di significato, realizzata dal grande artista appositamente per il Convento dei Cappuccini: dall’opera si evince il grande interesse del Caravaggio per la spiritualità dei frati minori. In particolare si racconta che il collega pittore Orazio Gentileschi, in una deposizione in Tribunale nell’anno 1603, durante un processo intentato in Roma dal pittore Giovanni Baglione contro il Caravaggio e altri per reati di diffamazione, raccontò al giudice di avere prestato qualche tempo prima al Caravaggio una veste di cappuccino affinché il Caravaggio stesso se ne potesse servire per dipingere delle tele sul tema specifico. Anche se la vicenda non chiarisce quali fossero questi quadri, è possibile che tra di essi ci sia proprio il meraviglioso quadro della chiesa dei Cappuccini in Roma: “In tale tela si raffigura la completa trasfigurazione spirituale del Santo che, prendendo in mano il teschio e inginocchiandosi sulla nuda terra, formula il gesto supremo di deporre il teschio stesso sulla base della Croce rappresentata in scorcio per darle la maggiore evidenza possibile nello spoglio ambiente, quasi una caverna, dove si compie l’evento”.

Nella sesta e settima sezione, “I Cappuccini nel XX secolo”, sono presenti dei significativi filmati televisivi dedicati al Venerabile Padre Mariano da Torino e delle ottime didascalie su “I Cappuccini nel mondo” che approfondiscono molte tematiche intorno all’attività spirituale, culturale, missionaria e artistica che ha caratterizzato l’Ordine nel XX secolo. A chiusura del percorso espositivo, l’ottava sezione introduce al luogo conclusivo e di grande suggestione che chiude la visita del museo: la Cripta-Cimitero. Opera d’arte singolare, realizzata verso la prima metà del 1700, la Cripta nacque dall’esigenza pratica di fare posto ai nuovi defunti nel piccolo cimitero del convento e quindi trovare una giusta collocazione per le ossa dei frati riesumati. La geniale composizione diventa occasione eccellente per l’annuncio tutto positivo del senso cristiano della vita umana e dell’approdo di questa alla risurrezione.

Di Padre Mariano mi piace riportare alcuni pensieri che ne sottolineano la devozione mariana e il suo carisma apostolico nel settore della comunicazione televisiva. Per noi giornalisti, il suo costituisce un esempio di semplicità e di gioioso desiderio di trasmettere la Buona Novella con i nuovi mezzi multimediali. “Ho preso un nome - Mariano - per onorare (almeno così!) Colei cui tanto devo. Penso con gioia che ogni volta che fanno il mio povero nome, risuona qualcosa di Lei. Alla madre della mia anima (delle cui dolcezze gusto qualche stilla nella mitezza d'animo della mia madre terrena) chiedo sempre d'insegnarmi non a predicare, ma a parlare di Gesù”. “Abbiamo complicato tanto la faccenda dell'apostolato? Possibile che per far un po' di bene ci voglia davvero tanta tecnica, tanta carta stampata, tante macchine organizzative? Non lo voglio credere. Dio è così semplice! Basta farsi uomini con gli uomini, come Lui s'è fatto uomo con noi. Forse la nostra parola ha poco mordente perché è fasciata di troppa seta: non è più nudamente evangelica. Parlare di Gesù; e solo di Lui, alle anime”.

Auspichiamo, noi che lavoriamo nel settore della diffusione multimediale del Vangelo, di vedere presto Padre Mariano Santo, Dottore della Chiesa e Patrono della televisione. Ne ha tutte le caratteristiche per diventarlo.

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