sabato, settembre 01, 2012
Lo studio elaborato con l’Australian National University conferma i rischi relativi alla costruzione indiscriminata di centrali. La pesca sarà ridotta dal 16 al 38%. Ogni anno il comparto potrebbe perdere fino a 500 milioni di dollari. Problemi inoltre relativi alla redistribuzione dei terreni. Chiesta una moratoria di 10 anni.

Vientiane (AsiaNews/Agenzie) - La serie di dighe in fase di pianificazione lungo il corso del fiume Mekong, se costruire in futuro prossimo, rischiano di devastare la fauna ittica e stravolgere in modo irreparabile la distribuzione delle terre. La decina di centrali per la produzione di energia elettrica lungo il corso principale potrebbero minacciare la sopravvivenza di decine di milioni di persone che - in Laos, Thailandia, Cambogia e Vietnam - contano sulla pesca (per le proteine contenute nella carne) e l'agricoltura per l'approvvigionamento di cibo e la sussistenza. È quanto emerge da una ricerca congiunta elaborata da World Wildlife Fund (Wwf) e dall'Australian National University, rilanciata nei giorni scorsi da Radio Free Asia (Rfa).

Fra le maggiori cause di allarme la prosecuzione dei lavori di costruzione della diga di Xayaburi, in territorio laotiano, a dispetto della decisione presa dalla Commissione intergovernativa sul fiume Mekong (Mrc) che ha chiesto di fermare i cantieri, in vista di studi e analisi più approfondite.

Secondo i progetti originari, entro il 2030 dovrebbero sorgere 11 centrali sul letto principale del fiume e altre 77 nell'intero bacino interessato dalle sue acque, le quali ospitano - ad oggi - almeno 850 diverse specie di pesce. Si tratta di uno dei più complessi e delicati ecosistemi ambientali. Se i piani di costruzione delle 11 dighe verranno portati a termine, rivela lo studio, la pesca verrà ridotta del 16% e le perdite si aggireranno attorno ai 500 milioni di dollari all'anno; un dato relativo alla pesca che crollerà del 38% circa se saranno costruite tutte e 88.

Per quanto concerne i terreni, per portare a termine i progetti saranno necessari oltre 24mila km quadrati di superficie calpestabile, finora riservata alla pastorizia; la richiesta di acqua per l'agricoltura e il bestiame - non essendo più possibile praticare la pesca - subirà aumenti variabili dal 6 al 17%. Tuttavia, il costo finale per due nazioni povere come Cambogia e Laos sarà molto più elevato.

Il Wwf invita le nazioni del basso Mekong a rimandare di almeno 10 anni ogni decisione relativa alla costruzione di dighe, per permettere nuovi e più approfonditi studi. Gli esperti suggeriscono inoltre - se necessario - di costruire centrali sugli affluenti del fiume, in modo da diminuire l'impatto ambientale. Nei giorni scorsi il governo cambogiano ha creato un'area di 180 lungo il fiume in cui è proibita la pesca, per difendere l'ecosistema del delfino di acqua dolce, una specie a rischio estinzione.

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