Il ministro della Cooperazione internazionale Andrea Riccardi inaugura la 1° edizione dell’evento voluto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dalla Provincia autonoma di Trento. Tre giorni per illustrare proposte e progetti di recupero della centralità del nucleo familiare nella società contemporanea
È la crisi economica che sta distruggendo la famiglia? Da Riva del Garda arrivano alcune risposte possibili con la prima edizione del Festival della Famiglia, organizzato da oggi fino a sabato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dalla Provincia autonoma di Trento. Andrea Riccardi, ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione, ha la responsabilità di fornire una delle prime risposte in apertura dell’evento: “Mi rendo conto che il 2012 è un anno in cui si morde il bilancio delle famiglie. L’impoverimento delle famiglie nasce però da una storia lunga: se nella prima repubblica la famiglia è stata trascurata perché considerata una realtà naturale in crescita perenne, nella seconda repubblica troppo se ne è parlato, ma al momento di intervenire sono mancate le risorse”. Non è un caso, allora, che l’attenzione a questa fondamentale istituzione sociale nasca in Trentino, dove esiste il cosiddetto sistema dei distretti a cui è stato dedicato in apertura di festival anche un convegno ad hoc. I distretti prevedono il coinvolgimento di tutte le organizzazioni pubbliche e private che agiscono in un determinato territorio, come i Comuni e gli operatori economici, e che devono adeguarsi alle esigenze della famiglia. Il distretto opera sul territorio secondo un modello reticolare, stimolando istituzioni, imprese, organizzazioni non profit a riorientare i propri prodotti o servizi sul benessere delle famiglie residenti e ospiti.
Nei tre giorni di convegni l’obiettivo sarà fotografare i nuovi modelli di famiglia, stimolando un serrato confronto a livello tecnico, scientifico e politico su tutti gli aspetti legati alla vita della famiglia contemporanea, al suo ruolo nell’economia e nella società, per capire se i cambiamenti profondi che la hanno modificata sono stati correttamente recepiti dalle leggi e dalle politiche che la dovrebbero salvaguardare. “La famiglia è la cellula fondamentale della società – ricorda l’arcivescovo di Trento, Luigi Bressan - e non si può sostituire. Ecco perché serve farla crescere: bisogna investire sulla formazione delle persone, diffondere una nuova consapevolezza dell’importanza della famiglia”. Dove però un esperto come Pierpaolo Donati, già direttore dell’osservatorio nazionale sulla famiglia, ricorda che “il problema, in Italia, è che la famiglia non può crescere perché il nostro sistema sociale nel suo complesso la penalizza”, bisogna riconoscere con lui che si impara dai più virtuosi: “La crisi economica attuale è solo una piccola parte del problema nascosto dietro l’impoverimento delle famiglie italiane, sono invece profondamente negativi tutti quei meccanismi che penalizzano la nascita di un vero welfare sul modello di quello tedesco. La Germania ha capito bene che questi interventi economici sono investimenti e non costi, perché investire sulle forme di welfare che facilitano lo sviluppo di un modello forte di famiglia aumenta il capitale sociale e rende la famiglia un prerequisito dello sviluppo sostenibile”.
di Luisella Duilia Meozzi
È la crisi economica che sta distruggendo la famiglia? Da Riva del Garda arrivano alcune risposte possibili con la prima edizione del Festival della Famiglia, organizzato da oggi fino a sabato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dalla Provincia autonoma di Trento. Andrea Riccardi, ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione, ha la responsabilità di fornire una delle prime risposte in apertura dell’evento: “Mi rendo conto che il 2012 è un anno in cui si morde il bilancio delle famiglie. L’impoverimento delle famiglie nasce però da una storia lunga: se nella prima repubblica la famiglia è stata trascurata perché considerata una realtà naturale in crescita perenne, nella seconda repubblica troppo se ne è parlato, ma al momento di intervenire sono mancate le risorse”. Non è un caso, allora, che l’attenzione a questa fondamentale istituzione sociale nasca in Trentino, dove esiste il cosiddetto sistema dei distretti a cui è stato dedicato in apertura di festival anche un convegno ad hoc. I distretti prevedono il coinvolgimento di tutte le organizzazioni pubbliche e private che agiscono in un determinato territorio, come i Comuni e gli operatori economici, e che devono adeguarsi alle esigenze della famiglia. Il distretto opera sul territorio secondo un modello reticolare, stimolando istituzioni, imprese, organizzazioni non profit a riorientare i propri prodotti o servizi sul benessere delle famiglie residenti e ospiti.
Nei tre giorni di convegni l’obiettivo sarà fotografare i nuovi modelli di famiglia, stimolando un serrato confronto a livello tecnico, scientifico e politico su tutti gli aspetti legati alla vita della famiglia contemporanea, al suo ruolo nell’economia e nella società, per capire se i cambiamenti profondi che la hanno modificata sono stati correttamente recepiti dalle leggi e dalle politiche che la dovrebbero salvaguardare. “La famiglia è la cellula fondamentale della società – ricorda l’arcivescovo di Trento, Luigi Bressan - e non si può sostituire. Ecco perché serve farla crescere: bisogna investire sulla formazione delle persone, diffondere una nuova consapevolezza dell’importanza della famiglia”. Dove però un esperto come Pierpaolo Donati, già direttore dell’osservatorio nazionale sulla famiglia, ricorda che “il problema, in Italia, è che la famiglia non può crescere perché il nostro sistema sociale nel suo complesso la penalizza”, bisogna riconoscere con lui che si impara dai più virtuosi: “La crisi economica attuale è solo una piccola parte del problema nascosto dietro l’impoverimento delle famiglie italiane, sono invece profondamente negativi tutti quei meccanismi che penalizzano la nascita di un vero welfare sul modello di quello tedesco. La Germania ha capito bene che questi interventi economici sono investimenti e non costi, perché investire sulle forme di welfare che facilitano lo sviluppo di un modello forte di famiglia aumenta il capitale sociale e rende la famiglia un prerequisito dello sviluppo sostenibile”.
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