giovedì, ottobre 11, 2012
Grazie alla scoperta, le cellule staminali adulte diventano cellule embrionali, superando ogni problema etico sul loro utilizzo nella sperimentazione

di Patrizio Ricci

Quest’anno il premio Nobel alla medicina e alla fisiologia è stato assegnato al giapponese Shinya Yamanaka e al britannico John Gurdon, due eminenti scienziati , entrambi ricercatori e biologi dello sviluppo. In particolare le ricerche e i risultati ottenuti dal prof. Yamanaka sono incommensurabili, tanto da rivoluzionare alcune false certezze della biologia: le cellule staminali adulte (presenti nel sangue del cordone ombelicale e di alcuni tessuti come midollo spinale, epitelio-pelle, retina, midollo osseo, cervello, gonade maschile) geneticamente riprogrammate possono retrocedere fino a diventare Ips (staminali pluripotenti indotte). Semplificando: la procedura messa a punto dallo scienziato giapponese obbliga le cellule adulte a ‘ringiovanire’ fino a ridiventare cellule staminali. A loro volta possono diventare qualsiasi altro tipo di cellula del corpo, il che vuol dire produrre senza problemi etici tutte le cellule staminali che si vuole per la sperimentazione, per consentire in futuro di curare molte malattie degenerative e ricreare in laboratorio qualsiasi organo umano.

I risultati rivoluzionari ottenuti probabilmente metteranno a tacere la contrapposizione tra i sostenitori dell’utilizzo delle cellule embrionali nella sperimentazione e i detrattori di tale pratica perché anti-etica. E’ una lunga battaglia in cui alla Chiesa non sono state risparmiate accuse infamanti come quella di impedire la ricerca scientifica e di spegnere la speranza dei malati. Tuttavia, alla fine è prevalsa in Italia la posizione più prudente e questa posizione è stata recepita nella legge 40/2004 che vieta la distruzione degli embrioni e consente esclusivamente l’utilizzo delle cellule staminali adulte. Quest’ultime però hanno dei limiti rispetto alle embrionali (superati ora con la scoperta di del prof Yamanaka), sono cellule che sono capaci di dividersi ma possono diventare solo cellule di uno specifico tipo: per la mentalità pragmatica che porta a giustificare ogni mezzo pur di raggiungere il fine desiderato, era la dimostrazione che i cattolici e i retrogradi frenano il progresso e impediscono la ricerca.

L’accusa non rispondeva a verità perché nella sperimentazione sulle cellule staminali si chiedeva di usare il principio della precauzione: questa contrapponeva la tesi all’ipotesi, anteponeva il criterio del principio della sacralità della vita umana alle decisioni dubbie dove la vasta conoscenza scientifica è carente. Benedetto XVI, rivolgendosi ai medici cattolici partecipanti al Congresso Internazionale sul tema: «Le cellule staminali: quale futuro in ordine alla terapia?”, aveva detto chiaramente: “Se resistenza c’é stata, e c’é tuttora, essa era ed è nei confronti di quelle forme di ricerca che prevedono la programmata soppressione di esseri umani già esistenti, anche se non ancora nati. In tali casi la ricerca, a prescindere dai risultati di utilità terapeutica, non si pone veramente a servizio dell’umanità”.

I rivoluzionari risultati del prof. Shinya Yamanaka sono stati conseguiti senza usare neanche una cellula embrionale umana, utilizzando esclusivamente animali, precisamente topi. La via intrapresa non è stata frutto di una scelta casuale, perché mentre tanti scienziati sostenevano che non c’era nessun problema etico, egli non era dello stesso parere: “Quando ho visto l’embrione, mi sono reso con¬to all’improvviso che c’era solo una piccola differenza fra lui e mia figlia. Ho pensato che non possiamo continuare a distruggere embrioni per la nostra ricerca. Ci deve essere un’altra strada”. Evidentemente il presunto odio tra scienza e fede non esiste: lo crede solo chi non ha a cuore né l’una né l’altra.

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Anonimo ha detto...

Da leggere attentamente..

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