Mons. Edward Hiiboro Kussala, Vescovo di Tombura-Yambio (Sudan), al Sinodo per la Nuova Evangelizzazione in Africa: “La nuova evangelizzazione in un continente come l’Africa, e ovunque vi siano risorse naturali nel mondo, richiede una teologia della natura per diffondere la cultura della tutela ambientale contro gli investitori sbagliati”
di Carlo Mafera
“Nel contesto dei due Sudan e di tutta l’Africa - ha detto il vescovo Edward Hiiboro Kussala durante la seduta del 18 ottobre - l’Evangelizzazione viene intensificata quando tiene seriamente conto delle persone alle quali è rivolta, usandone il linguaggio, i segni e i simboli, nonché rispondendo alle loro domande e toccando in tal modo davvero la loro vita quotidiana. Per questa ragione il presente sinodo – ha continuato Mons. Kussala - serve ad aprire gli occhi e deve avere i seguenti punti di partenza: gli agenti dell’evangelizzazione hanno prima di tutto bisogno di conversione attraverso un attento esame di sé stessi e delle proprie funzioni amministrative. Come evangelizzatori dobbiamo essere propositivi e coraggiosi nel nostro ministero di evangelizzazione. La nostra missione ci chiede anzitutto di creare nella Chiesa stima reciproca, rispetto e armonia e di riconoscere ogni legittima diversità. Che genere di evangelizzazione possiamo proporre alla gente nei due Sudan e in tutta l’Africa se non la teologia della pace?”.
“La nascita del Sudan del Sud è stata accolta con grande entusiasmo - ha ribadito il Vescovo del Sudan - soprattutto perché segnava la fine di anni di schiavitù, di persecuzione dei cristiani e di oppressione, ma anche perché portava la speranza di un nuovo inizio dello sviluppo e la fornitura di servizi essenziali. Di fatto, i due Sudan e il resto delle nazioni africane devono affrontare grandi sfide come quella di costruire la nazione, guarire le ferite del nostro doloroso passato e presente, gestire le attese della nostra gente, resistere agli investitori internazionali ai quali non importano la sicurezza e il benessere della popolazione locale”.
“La nuova evangelizzazione deve concentrarsi sulla spiritualità della vita: «Io sono la vita eterna». Deve affrontare i mali sociali e promuovere la dignità di ogni essere umano. La nuova evangelizzazione in un continente come l’Africa, e ovunque vi siano risorse naturali nel mondo – ha concluso Kussala - richiede una teologia della natura per diffondere la cultura della tutela ambientale contro gli investitori sbagliati. Abbiamo queste risorse naturali da secoli, da un’eternità; esse hanno suscitato sogni di ricchezza e alimentato guerre, i quali in hanno causato centinaia d’anni di colonialismo, che ha depredato l’Africa fino a ridurla sul lastrico e, nel mondo moderno, sono causa di una realtà stremante, la maledizione delle risorse, di cui molti paesi africani sono il triste esempio. La maledizione delle risorse riguarda quei paesi che dovrebbero essere ricchi perché dotati di abbondanti risorse naturali, ma che in realtà sono poveri. Questi approcci devono essere usati come punto di partenza per una vera evangelizzazione che salvi vite e preservi la pace”.
Dall’intervento del Vescovo del Sudan sono emerse tre tematiche fondamentali per la Nuova Evangelizzazione dell’Africa: la prima è la teologia della pace, che consiste nel ricordare che la pace viene da Dio e soltanto da Lui deve essere continuamente invocata. Il costruttore della pace o è un contemplativo di Dio o non è. La frase di André Malraux, ripresa da Karl Ranner, «il XXI secolo o sarà mistico o non sarà», si applica alla pace in maniera assoluta. La forza dei costruttori di pace secondo il vangelo è "venire da altrove". In Africa soprattutto, dilaniata dalle guerre fratricide create dal post-colonialismo, come avviene in Sudan attualmente, essere testimoni di speranza in un mondo come il nostro, senza pace, è il dono d'amore più grande che il cristiano possa fare all'umanità, continuando a credere in una possibilità impossibile, e cioè che la pace si costruisca attraverso la giustizia e il perdono. È questa la testimonianza che noi cristiani siamo chiamati a dare più di ogni altra cosa. E che questa testimonianza non sia semplice utopia lo dimostrano, credo, anche dei segni della storia più recente.
L’altra tematica, molto sentita in Sudan, è la teologia della natura, insieme all’altro tema correlato della tutela ambientale. Dobbiamo convincerci che la nostra casa è il creato, la terra, l'universo. E’ un "valore" imprescindibile della nostra fede, che lo riconosce anche come un "dono". La famiglia umana ha la responsabilità di custodire la sua "casa" e di renderla abitabile per le generazioni future. Senza realizzare tale obiettivo, siamo inesorabilmente destinati a morire. E’ quindi significativo concludere queste considerazioni sull’intervento del vescovo del Sudan con quanto dice la Gaudium et Spes: “L’uomo si rende conto che dipende da lui orientare bene le forze da lui stesso suscitate, le quali possono schiacciarlo oppure essere al suo servizio... L’uomo infatti, creato a immagine di Dio, ha ricevuto il mandato di sottomettere a sé la terra con tutte le realtà in essa contenute per governare il mondo nella giustizia e nella santità, e di ricondurre a Dio se stesso e l'intero universo riconoscendo in Lui il Creatore di tutte le cose”.
di Carlo Mafera
“Nel contesto dei due Sudan e di tutta l’Africa - ha detto il vescovo Edward Hiiboro Kussala durante la seduta del 18 ottobre - l’Evangelizzazione viene intensificata quando tiene seriamente conto delle persone alle quali è rivolta, usandone il linguaggio, i segni e i simboli, nonché rispondendo alle loro domande e toccando in tal modo davvero la loro vita quotidiana. Per questa ragione il presente sinodo – ha continuato Mons. Kussala - serve ad aprire gli occhi e deve avere i seguenti punti di partenza: gli agenti dell’evangelizzazione hanno prima di tutto bisogno di conversione attraverso un attento esame di sé stessi e delle proprie funzioni amministrative. Come evangelizzatori dobbiamo essere propositivi e coraggiosi nel nostro ministero di evangelizzazione. La nostra missione ci chiede anzitutto di creare nella Chiesa stima reciproca, rispetto e armonia e di riconoscere ogni legittima diversità. Che genere di evangelizzazione possiamo proporre alla gente nei due Sudan e in tutta l’Africa se non la teologia della pace?”.
“La nascita del Sudan del Sud è stata accolta con grande entusiasmo - ha ribadito il Vescovo del Sudan - soprattutto perché segnava la fine di anni di schiavitù, di persecuzione dei cristiani e di oppressione, ma anche perché portava la speranza di un nuovo inizio dello sviluppo e la fornitura di servizi essenziali. Di fatto, i due Sudan e il resto delle nazioni africane devono affrontare grandi sfide come quella di costruire la nazione, guarire le ferite del nostro doloroso passato e presente, gestire le attese della nostra gente, resistere agli investitori internazionali ai quali non importano la sicurezza e il benessere della popolazione locale”.
“La nuova evangelizzazione deve concentrarsi sulla spiritualità della vita: «Io sono la vita eterna». Deve affrontare i mali sociali e promuovere la dignità di ogni essere umano. La nuova evangelizzazione in un continente come l’Africa, e ovunque vi siano risorse naturali nel mondo – ha concluso Kussala - richiede una teologia della natura per diffondere la cultura della tutela ambientale contro gli investitori sbagliati. Abbiamo queste risorse naturali da secoli, da un’eternità; esse hanno suscitato sogni di ricchezza e alimentato guerre, i quali in hanno causato centinaia d’anni di colonialismo, che ha depredato l’Africa fino a ridurla sul lastrico e, nel mondo moderno, sono causa di una realtà stremante, la maledizione delle risorse, di cui molti paesi africani sono il triste esempio. La maledizione delle risorse riguarda quei paesi che dovrebbero essere ricchi perché dotati di abbondanti risorse naturali, ma che in realtà sono poveri. Questi approcci devono essere usati come punto di partenza per una vera evangelizzazione che salvi vite e preservi la pace”.
Dall’intervento del Vescovo del Sudan sono emerse tre tematiche fondamentali per la Nuova Evangelizzazione dell’Africa: la prima è la teologia della pace, che consiste nel ricordare che la pace viene da Dio e soltanto da Lui deve essere continuamente invocata. Il costruttore della pace o è un contemplativo di Dio o non è. La frase di André Malraux, ripresa da Karl Ranner, «il XXI secolo o sarà mistico o non sarà», si applica alla pace in maniera assoluta. La forza dei costruttori di pace secondo il vangelo è "venire da altrove". In Africa soprattutto, dilaniata dalle guerre fratricide create dal post-colonialismo, come avviene in Sudan attualmente, essere testimoni di speranza in un mondo come il nostro, senza pace, è il dono d'amore più grande che il cristiano possa fare all'umanità, continuando a credere in una possibilità impossibile, e cioè che la pace si costruisca attraverso la giustizia e il perdono. È questa la testimonianza che noi cristiani siamo chiamati a dare più di ogni altra cosa. E che questa testimonianza non sia semplice utopia lo dimostrano, credo, anche dei segni della storia più recente.
L’altra tematica, molto sentita in Sudan, è la teologia della natura, insieme all’altro tema correlato della tutela ambientale. Dobbiamo convincerci che la nostra casa è il creato, la terra, l'universo. E’ un "valore" imprescindibile della nostra fede, che lo riconosce anche come un "dono". La famiglia umana ha la responsabilità di custodire la sua "casa" e di renderla abitabile per le generazioni future. Senza realizzare tale obiettivo, siamo inesorabilmente destinati a morire. E’ quindi significativo concludere queste considerazioni sull’intervento del vescovo del Sudan con quanto dice la Gaudium et Spes: “L’uomo si rende conto che dipende da lui orientare bene le forze da lui stesso suscitate, le quali possono schiacciarlo oppure essere al suo servizio... L’uomo infatti, creato a immagine di Dio, ha ricevuto il mandato di sottomettere a sé la terra con tutte le realtà in essa contenute per governare il mondo nella giustizia e nella santità, e di ricondurre a Dio se stesso e l'intero universo riconoscendo in Lui il Creatore di tutte le cose”.
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