sabato, ottobre 13, 2012
Intervento al Sinodo di monsignor José Rafael Quirós, vescovo di Costarica

di Carlo Mafera

“Quando solleviamo oggi il tema della nuova evangelizzazione - ha detto il vescovo Quiros - entriamo in sintonia con quella grande iniziativa resa concreta dalla Beata Memoria di Papa Giovanni Paolo II, il quale, con la sua vita e con la sua parola, ha stimolato in tutta la Chiesa il desiderio di rinnovare la capacità evangelizzatrice della Chiesa”. Di fronte a questo tema, proposto come asse portante di questa assemblea sinodale, diventa imperativo, per la nuova evangelizzazione, il rinnovamento della Parrocchia come uno spazio che rende possibile e organica un’autentica esperienza di incontro con Gesù Cristo e di partecipazione alla sua sequela come discepoli. La Parrocchia deve articolarsi come una grande comunità di piccole comunità e di esperienze comunitarie, nelle quali diventa possibile riscattare il valore personalizzante dell’incontro. Questo tipo di esperienza è tipico delle Comunità Ecclesiali di Base (CEB) che si sono sviluppate in Italia, ma anche in Sud America, verso la metà degli anni ‘80 con lo scopo preciso di favorire, soprattutto nelle parrocchie più periferiche, la pastorale diocesana, cercando contemporaneamente possibili soluzioni ad alcuni problemi di emarginazione sociale: povertà, disoccupazione, droga, devianze giovanili, crisi familiari.

Le CEB. sono state e continuano ad essere una delle componenti sociali particolarmente attive nella richiesta di strutture e servizi presso gli amministratori locali per i problemi legati al trasporto, alla sanità, al tempo libero, come pure la cura delle persone anziane e sole. Così, nello stesso tempo, svolgono un ruolo non solo sociale ma anche missionario sia in Italia che nel Sud America. Per esempio uno degli obiettivi che si prefiggono le CEB è l’evangelizzazione di città e campagne attraverso la visita continua di tutte le famiglie della comunità. Le attività pastorali sono affidate ai laici nativi che hanno sostituito i sacerdoti missionari. La preoccupazione è per l’appunto prendere coscienza del proprio battesimo e quindi risvegliare la propria coscienza missionaria.

Mons. Rafael Quiros ha fatto riferimento, in questo senso, al carattere normativo della prima comunità cristiana che ci porta a rivalutare l’importanza della promozione umana e sociale, nel contesto di una società nella quale l’anonimato e l’indifferenza, la brama di dominio e l’affermazione di relazioni contrassegnate dal potere, l’apatia nella difesa della dignità dell’essere umano, l’aspirazione ad avere e il consumismo sfrenato che ne deriva, ci appaiono come caratteristiche che segnano uno stile di vita antievangelico. Uno stile di vita alternativo invece, segnato dai valori proposti dal Vangelo, trasforma la comunità dei credenti in un motore per la promozione della confessione della fede come una matrice di senso culturale, etico, politico ed economico autenticamente umana. Una comunità di discepoli in grado di insegnare a relativizzare ogni assolutizzazione idolatrica, che trasforma l’essere umano in un oggetto e deforma in lui la verità sull’essere umano. A tal fine si richiede che la comunità parrocchiale appaia agli occhi della società come una comunità di fratelli la cui preoccupazione primaria è la preghiera, il servizio e l’accompagnamento; che ne nascano processi di formazione con percorsi ben stabiliti che portino a una autentica maturazione umana e cristiana dei loro membri, evitando in tal modo quella che è nota come “fede epidermica”.

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