I conflitti fra i lavoratori e i leader dei sindacati fanno riemergere lo spettro del passato. Questa volta però i neri poveri subiscono le angherie dei neri ricchi.
di Paola Bisconti
Quest’anno l’Anc, African National Congress, festeggia 100 anni di attività, ma la ricorrenza risalta una serie di cambiamenti negativi che si sono verificati all’interno del partito di governo, in particolare l’impoverimento dei valori e l’aumento della corruzione. Sono stati in molti a credere che l’eccessivo potere di cui dispone l’Anc è la fonte di tutti i mali del Sudafrica. Le numerose promesse non mantenute hanno per esempio infuocato gli animi di 27.000 minatori sudafricani che lo scorso agosto hanno invaso lo stadio di Marikana, vicino a Johanesburg, per chiedere un aumento di stipendio in grado di consentire alle loro famiglie di avere una vita dignitosa: molti di loro vivono in baracche senza corrente elettrica e acqua. La manifestazione si è conclusa in tragedia: la polizia ha sparato sui lavoratori uccidendo 45 operai della miniera di platino appartenente alla compagnia britannica Lonmin. Un orribile massacro compiuto dalle forze armate, che a loro volta avevano ricevuto il consenso da parte dell’Anc, un organismo che avrebbe dovuto invece difenderli e garantire loro i diritti per cui protestavano.
Jacob Zuma, presidente dell’Anc, si è dichiarato scioccato aggiungendo che quei morti ricordano scene già viste. Ma le sue parole di rammarico per quelle scene che fanno tornare alla mente gli anni terribili dell’apartheid non sono credibili, visto che il leader sudafricano non ha negato di essere stato lui stesso a suggerire alla polizia di frenare le proteste utilizzando qualsiasi mezzo. Il controsenso è palese e soprattutto rispecchia la politica che l’Anc sta attuando negli ultimi anni e che sta creando profonde ingiustizie sociali ed economica fra i neri poveri e i neri ricchi. Sembra che nulla abbiano insegnato le lotte di quasi 20 anni, quando Nelson Mandela incitava a ribellarsi affinché nessuno fosse vittima di azioni razziste. Si trattava di una protesta pacifica che permise il successo dell’Anc nelle prime elezioni libere del 1994, consentendo alla classe media di emergere e far parte del ceto dirigenziale. Ma attualmente i nuovi i nuovi ricchi si scontrano con i poveri per la ricchezza garantita dai minerali nel continente nero, il cui utilizzo ha favorito la distribuzione dei ricavati solo a pochi, lasciando il resto della comunità ai margini del benessere e dello sviluppo.
La piccola minoranza dei neri che si è arricchita in modo esorbitante sembra avere a cuore esclusivamente gli interessi delle grandi società, trascurando in modo scandaloso i diritti dei lavoratori, che vivono quindi una profonda disuguaglianza. Emblematica la storia di Cyril Ramaphosa, uno dei leader dell’Anc e simbolo di questo intreccio di potere: tutti ricordano Ramaphosa come un attivista contro l’apartheid e fondatore del sindacato dei minatori, ma la carriera politica che gli ha aperto le porte del successo lo ha distolto da tutti i principi per i quali lottava all’inizio della sua militanza, fino a coinvolgerlo come uno dei “mandanti” della strage di agosto dei minatori.
Quanto sta accadendo in Sudafrica merita particolare attenzione e al riguardo l’università di Forth Hare sta diventando un vero e proprio osservatorio. Qui si sono formati i leader del movimento di decolonizzazione africano e personaggi come Nelson Mandela e Rubert Mugabe, presidente dello Zimbawe, o Desmod Tutu, che negli anni ’50 fu il cappellano dell’università. Gli studenti che oggi frequentano il prestigioso ateneo sono però convinti che l’Anc, pur favorendo giustamente una politica capitalistica per lo sviluppo dello Stato, non stia facendo nulla per garantire un salario e diritti minimi agli operai, che non intendono certo accettare una situazione di nuovo razzismo.
di Paola Bisconti
Quest’anno l’Anc, African National Congress, festeggia 100 anni di attività, ma la ricorrenza risalta una serie di cambiamenti negativi che si sono verificati all’interno del partito di governo, in particolare l’impoverimento dei valori e l’aumento della corruzione. Sono stati in molti a credere che l’eccessivo potere di cui dispone l’Anc è la fonte di tutti i mali del Sudafrica. Le numerose promesse non mantenute hanno per esempio infuocato gli animi di 27.000 minatori sudafricani che lo scorso agosto hanno invaso lo stadio di Marikana, vicino a Johanesburg, per chiedere un aumento di stipendio in grado di consentire alle loro famiglie di avere una vita dignitosa: molti di loro vivono in baracche senza corrente elettrica e acqua. La manifestazione si è conclusa in tragedia: la polizia ha sparato sui lavoratori uccidendo 45 operai della miniera di platino appartenente alla compagnia britannica Lonmin. Un orribile massacro compiuto dalle forze armate, che a loro volta avevano ricevuto il consenso da parte dell’Anc, un organismo che avrebbe dovuto invece difenderli e garantire loro i diritti per cui protestavano.
Jacob Zuma, presidente dell’Anc, si è dichiarato scioccato aggiungendo che quei morti ricordano scene già viste. Ma le sue parole di rammarico per quelle scene che fanno tornare alla mente gli anni terribili dell’apartheid non sono credibili, visto che il leader sudafricano non ha negato di essere stato lui stesso a suggerire alla polizia di frenare le proteste utilizzando qualsiasi mezzo. Il controsenso è palese e soprattutto rispecchia la politica che l’Anc sta attuando negli ultimi anni e che sta creando profonde ingiustizie sociali ed economica fra i neri poveri e i neri ricchi. Sembra che nulla abbiano insegnato le lotte di quasi 20 anni, quando Nelson Mandela incitava a ribellarsi affinché nessuno fosse vittima di azioni razziste. Si trattava di una protesta pacifica che permise il successo dell’Anc nelle prime elezioni libere del 1994, consentendo alla classe media di emergere e far parte del ceto dirigenziale. Ma attualmente i nuovi i nuovi ricchi si scontrano con i poveri per la ricchezza garantita dai minerali nel continente nero, il cui utilizzo ha favorito la distribuzione dei ricavati solo a pochi, lasciando il resto della comunità ai margini del benessere e dello sviluppo.
La piccola minoranza dei neri che si è arricchita in modo esorbitante sembra avere a cuore esclusivamente gli interessi delle grandi società, trascurando in modo scandaloso i diritti dei lavoratori, che vivono quindi una profonda disuguaglianza. Emblematica la storia di Cyril Ramaphosa, uno dei leader dell’Anc e simbolo di questo intreccio di potere: tutti ricordano Ramaphosa come un attivista contro l’apartheid e fondatore del sindacato dei minatori, ma la carriera politica che gli ha aperto le porte del successo lo ha distolto da tutti i principi per i quali lottava all’inizio della sua militanza, fino a coinvolgerlo come uno dei “mandanti” della strage di agosto dei minatori.
Quanto sta accadendo in Sudafrica merita particolare attenzione e al riguardo l’università di Forth Hare sta diventando un vero e proprio osservatorio. Qui si sono formati i leader del movimento di decolonizzazione africano e personaggi come Nelson Mandela e Rubert Mugabe, presidente dello Zimbawe, o Desmod Tutu, che negli anni ’50 fu il cappellano dell’università. Gli studenti che oggi frequentano il prestigioso ateneo sono però convinti che l’Anc, pur favorendo giustamente una politica capitalistica per lo sviluppo dello Stato, non stia facendo nulla per garantire un salario e diritti minimi agli operai, che non intendono certo accettare una situazione di nuovo razzismo.
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È presente 1 commento
credo che se tutti ci prendessimo un po' piu' cura l'uno degli altri,ricchi e poveri,bianchi o neri di pelle.rossi o bianchi di fede politica.orintali od occidentali.alti o bassi.belli o brutti....credo che veramente potremmo dire di star bene.........Dio Aiutaci!
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