Elio Tompetrini, presidente di 394, Associazione nazionale personale aree protette. Il Decreto legge 95/2012 (cosiddetta "spending review"), taglia del 10%
(per la seconda volta nel 2012) le spese del personale degli enti parco
nazionali, con ripercussioni gravissime sulla funzionalità degli enti e
sull'occupazione.
GreenReport - La decisione dovrebbe arrivare domani, con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, come previsto dal luglio scorso. La tensione è alta fra tutti gli operatori del settore. A parte le anticipazioni ufficiose rilasciate alla delegazione dei manifestanti ricevuta al Ministero dell'Ambiente, nell'ambito della manifestazione del popolo dei parchi a Roma giovedì scorso, non risultano ad oggi altre indicazioni sul futuro degli Enti Parco.
Se le dichiarazioni di Renato Grimaldi, Direttore della Direzione generale per la protezione della natura e del mare, nell'incontro dello scorso giovedì, saranno confermate e nessun dipendente dei Parchi Nazionali sarà costretto alla mobilità - come ci auguriamo - attuando un sistema di compensazioni verticali tra Enti Parco, sarà stato ottenuto comunque un risultato molto parziale. L'obiettivo minimo sarebbe raggiunto, ma il sistema dei parchi ne uscirebbe comunque fortemente indebolito, considerato che gli organici sono già ampiamente insufficienti. Ridurre ulteriormente le dotazioni organiche dei Parchi Nazionali, tenuto conto anche delle numerose misure restrittive e di limitazione all'operatività di questi ultimi anni, significherà ridurre l'enorme potenzialità innovativa degli enti e metterne in crisi gli obiettivi essenziali. Un segnale di arretratezza culturale che l'Italia non si può permettere, che inevitabilmente potrà riflettersi sull'intero sistema delle aree protette del Paese, forte ormai di oltre il 12% di territorio tutelato.
L'emergenza ha compattato personale dei parchi, associazioni di settore, ambientaliste e culturali, e mai sarà più come prima. Quasi contemporaneamente alla manifestazione di giovedì scorso, 25 associazioni hanno scritto a Monti, chiedendo, tra le altre cose, conto di quanto sta accadendo nelle aree protette. Si intravvede la determinatezza civile ed etica della parte vitale del mondo delle aree protette e che ruota nella sfera delle aree protette, che non ci sta a interrompere un percorso, sempre a ostacoli, avviato da 90 anni, con i primi parchi storici, e proseguito fino alla fondamentale promulgazione della legge quadro sulle aree protette del 1991, la 394, una delle migliori leggi della cultura giuridica nazionale.
Comunque vada non sarà indebolita la nostra volontà e determinatezza nell'andare avanti, sentendo forte la responsabilità di riaffermare il ruolo fondamentale delle aree protette, senza compromessi e senza dover a tutti i costi monetizzarne il loro valore.
Si monetizza dunque il valore del Colosseo, di Pompei, della Basilica di San Marco? Si pretende, invece, di monetizzare il valore della natura, come messaggio di una cultura economica basata sullo sviluppo infinito, a prescindere dagli effetti sull'ambiente, il nostro capitale più prezioso. Un modello economico di cui è stata ampiamente dimostrata l'inadeguatezza e la miopìa.
Nel frattempo si annuncia l'apertura da parte del Ministro Clini degli stati generali della Green economy, che si terrà a Rimini il 7 e 8 novembre. La prima delle 18 misure prioritarie per sostenere finanziariamente la green economy è "Rafforzare la consapevolezza dei cittadini, del mondo politico e di quello economico sulla necessità di tutelare le risorse naturali e di produrre nuovi beni e servizi di qualità ecologica e ridotto impatto ambientale (....) L'ambiente fornisce risorse e servizi rilevanti per la nostra qualità della vita e per la nostra economia: acqua, suolo fertile, tutela idrogeologica, aria sana, materie prime ecc.
Nell'area tematica dedicata allo sviluppo dei servizi ambientali si legge: "Recuperare, mantenere, tutelare queste risorse, investire per utilizzarle in modo ecosostenibile e sobrio significa assicurare anche le basi per lo sviluppo durevole del Paese, con positive ricadute occupazionali, sociali ed economiche." Eppure tutto ciò appare in palese contrasto con le limitazioni in atto nelle amministrazioni degli Enti Parco e con i deleteri tagli al personale, risorse umane indispensabili per attuare in modo efficiente la politica ambientale nelle aree protette, applicando la legge quadro, le convezioni internazionali adottate dall'Italia e le direttive della Comunità Europea.
GreenReport - La decisione dovrebbe arrivare domani, con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, come previsto dal luglio scorso. La tensione è alta fra tutti gli operatori del settore. A parte le anticipazioni ufficiose rilasciate alla delegazione dei manifestanti ricevuta al Ministero dell'Ambiente, nell'ambito della manifestazione del popolo dei parchi a Roma giovedì scorso, non risultano ad oggi altre indicazioni sul futuro degli Enti Parco.
Se le dichiarazioni di Renato Grimaldi, Direttore della Direzione generale per la protezione della natura e del mare, nell'incontro dello scorso giovedì, saranno confermate e nessun dipendente dei Parchi Nazionali sarà costretto alla mobilità - come ci auguriamo - attuando un sistema di compensazioni verticali tra Enti Parco, sarà stato ottenuto comunque un risultato molto parziale. L'obiettivo minimo sarebbe raggiunto, ma il sistema dei parchi ne uscirebbe comunque fortemente indebolito, considerato che gli organici sono già ampiamente insufficienti. Ridurre ulteriormente le dotazioni organiche dei Parchi Nazionali, tenuto conto anche delle numerose misure restrittive e di limitazione all'operatività di questi ultimi anni, significherà ridurre l'enorme potenzialità innovativa degli enti e metterne in crisi gli obiettivi essenziali. Un segnale di arretratezza culturale che l'Italia non si può permettere, che inevitabilmente potrà riflettersi sull'intero sistema delle aree protette del Paese, forte ormai di oltre il 12% di territorio tutelato.
L'emergenza ha compattato personale dei parchi, associazioni di settore, ambientaliste e culturali, e mai sarà più come prima. Quasi contemporaneamente alla manifestazione di giovedì scorso, 25 associazioni hanno scritto a Monti, chiedendo, tra le altre cose, conto di quanto sta accadendo nelle aree protette. Si intravvede la determinatezza civile ed etica della parte vitale del mondo delle aree protette e che ruota nella sfera delle aree protette, che non ci sta a interrompere un percorso, sempre a ostacoli, avviato da 90 anni, con i primi parchi storici, e proseguito fino alla fondamentale promulgazione della legge quadro sulle aree protette del 1991, la 394, una delle migliori leggi della cultura giuridica nazionale.
Comunque vada non sarà indebolita la nostra volontà e determinatezza nell'andare avanti, sentendo forte la responsabilità di riaffermare il ruolo fondamentale delle aree protette, senza compromessi e senza dover a tutti i costi monetizzarne il loro valore.
Si monetizza dunque il valore del Colosseo, di Pompei, della Basilica di San Marco? Si pretende, invece, di monetizzare il valore della natura, come messaggio di una cultura economica basata sullo sviluppo infinito, a prescindere dagli effetti sull'ambiente, il nostro capitale più prezioso. Un modello economico di cui è stata ampiamente dimostrata l'inadeguatezza e la miopìa.
Nel frattempo si annuncia l'apertura da parte del Ministro Clini degli stati generali della Green economy, che si terrà a Rimini il 7 e 8 novembre. La prima delle 18 misure prioritarie per sostenere finanziariamente la green economy è "Rafforzare la consapevolezza dei cittadini, del mondo politico e di quello economico sulla necessità di tutelare le risorse naturali e di produrre nuovi beni e servizi di qualità ecologica e ridotto impatto ambientale (....) L'ambiente fornisce risorse e servizi rilevanti per la nostra qualità della vita e per la nostra economia: acqua, suolo fertile, tutela idrogeologica, aria sana, materie prime ecc.
Nell'area tematica dedicata allo sviluppo dei servizi ambientali si legge: "Recuperare, mantenere, tutelare queste risorse, investire per utilizzarle in modo ecosostenibile e sobrio significa assicurare anche le basi per lo sviluppo durevole del Paese, con positive ricadute occupazionali, sociali ed economiche." Eppure tutto ciò appare in palese contrasto con le limitazioni in atto nelle amministrazioni degli Enti Parco e con i deleteri tagli al personale, risorse umane indispensabili per attuare in modo efficiente la politica ambientale nelle aree protette, applicando la legge quadro, le convezioni internazionali adottate dall'Italia e le direttive della Comunità Europea.
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