Piove sul bagnato delle acciaierie. La "bomba d'acqua" arriva oggi dal Sole24Ore che anticipa le «previsioni sempre più fosche per l'industria siderurgica, specie in Europa, dove la domanda di acciaio - mai risollevatasi completamente dalla crisi del 2008 - è avviata quest'anno a una contrazione del 5,6%, a 144,5 milioni di tonnellate (prodotti finiti)». Il guaio però è che «i consumi, in realtà, stanno frenando non solo nel Vecchio Continente.
GreenReport - E ad un ritmo superiore a quello che ci si aspettava solo qualche mese fa, osserva la World Steel Association (Worldsteel), organismo che riunisce 170 imprese siderurgiche di tutto il mondo, che ieri ha fortemente ridotto le sue stime. Dopo il +6,2% del 2011, a livello mondiale la domanda di acciaio crescerà quest'anno di appena il 2,1% e il prossimo del 3,6%, quando si porterà a 1,455 miliardi di tonnellate, un livello comunque da record. Lo scorso aprile la stessa Worldsteel indicava un +3,6% nel 2012, seguito da un +4,5% nel 2013».
Colpa in gran parte anche della Cina «il gigante asiatico sta moderando il suo appetito di acciaio: il ritmo di crescita dei consumi, che per anni è stato a due cifre percentuali, quest'anno sarà più che dimezzato (+2,5%, dopo il +6,2% del 2011) e nel 2013 sarà del 3,1 per cento. Incrementi inferiori a quelli previsti per l'India (+5,5 e +5%) e per il Nord America, che nel 2012 vedrà un +7,5% grazie alla ripresa di auto ed edilizia (nel 2013 il tasso si ridurrà al 3,6%)». Sembra sempre più evidente che di questo passo la sovracapacità di produzione della Cina si abbatterà presto sull'Europa dove riverserà acciaio di qualità elevata e a prezzi stracciati. Tajani parlando anche della situazione delle acciaierie ha detto che «Le cifre in nostro possesso sono chiarissime: l'industria europea può produrre crescita e occupazione. Abbiamo presentato le condizioni per un'industria sostenibile nel futuro dell'Europa, per uno sviluppo degli investimenti necessari nelle nuove tecnologie e per ripristinare un clima di fiducia e di spirito imprenditoriale. Lavorando insieme e ripristinando la fiducia, reinsedieremo l'industria in Europa». Considerato il suddetto contesto e le parole di Tajani a nome della Commissione Ue, lo scenario evocato non si può non considerare proprio per il bene del settore siderurgico italiano ed europeo che dovrà ristrutturarsi - non solo a livello di impianti, la maggior parte dei quali sono obsoleti - il prima possibile scegliendo soprattutto "quale" acciaio produrre, perché è chiaro che a partita di prodotto con la Cina non c'è e non ci sarà più gara.
GreenReport - E ad un ritmo superiore a quello che ci si aspettava solo qualche mese fa, osserva la World Steel Association (Worldsteel), organismo che riunisce 170 imprese siderurgiche di tutto il mondo, che ieri ha fortemente ridotto le sue stime. Dopo il +6,2% del 2011, a livello mondiale la domanda di acciaio crescerà quest'anno di appena il 2,1% e il prossimo del 3,6%, quando si porterà a 1,455 miliardi di tonnellate, un livello comunque da record. Lo scorso aprile la stessa Worldsteel indicava un +3,6% nel 2012, seguito da un +4,5% nel 2013».
Colpa in gran parte anche della Cina «il gigante asiatico sta moderando il suo appetito di acciaio: il ritmo di crescita dei consumi, che per anni è stato a due cifre percentuali, quest'anno sarà più che dimezzato (+2,5%, dopo il +6,2% del 2011) e nel 2013 sarà del 3,1 per cento. Incrementi inferiori a quelli previsti per l'India (+5,5 e +5%) e per il Nord America, che nel 2012 vedrà un +7,5% grazie alla ripresa di auto ed edilizia (nel 2013 il tasso si ridurrà al 3,6%)». Sembra sempre più evidente che di questo passo la sovracapacità di produzione della Cina si abbatterà presto sull'Europa dove riverserà acciaio di qualità elevata e a prezzi stracciati. Tajani parlando anche della situazione delle acciaierie ha detto che «Le cifre in nostro possesso sono chiarissime: l'industria europea può produrre crescita e occupazione. Abbiamo presentato le condizioni per un'industria sostenibile nel futuro dell'Europa, per uno sviluppo degli investimenti necessari nelle nuove tecnologie e per ripristinare un clima di fiducia e di spirito imprenditoriale. Lavorando insieme e ripristinando la fiducia, reinsedieremo l'industria in Europa». Considerato il suddetto contesto e le parole di Tajani a nome della Commissione Ue, lo scenario evocato non si può non considerare proprio per il bene del settore siderurgico italiano ed europeo che dovrà ristrutturarsi - non solo a livello di impianti, la maggior parte dei quali sono obsoleti - il prima possibile scegliendo soprattutto "quale" acciaio produrre, perché è chiaro che a partita di prodotto con la Cina non c'è e non ci sarà più gara.
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