“Al mio Paese. Sette vizi. Una sola Italia”, di Melania Petriello, edito da Edimedia Edizioni, è un viaggio inedito nella storia del nostro paese attraverso nove racconti firmati da altrettanti giornalisti italiani
di Monica Cardarelli
Un viaggio molto particolare, con i sette vizi capitali che delineano una interessante geografia umana e culturale del nostro Paese. Melania Petriello presenta di volta in volta un singolo vizio, che viene poi ripreso in racconti di vario genere e stile dalla penna di alcuni dei più importanti giornalisti italiani: Vanni Truppi, Carlo Puca, Luciano Ghelfi, Luca Maurelli, Carlo Tarallo, Tiziana Di Simone, Giuseppe Crimaldi, Fausta Speranza, Gianmaria Roberti. Un lavoro corale, in bilico tra cronaca e narrazione.
Con il prologo del giornalista inviato Franco Di Mare e l’epilogo dello storico Fabrizio Dal Passo, docente di storia moderna all'Università La Sapienza di Roma, il libro ci presenta narrazioni che ci riportano dalla strage di Capaci al Concilio Vaticano II, passando per il delitto Pasolini, il colera del ’73, il nuovo meridionalismo e il Codice Da Vinci. Un modo decisamente originale per ripercorrere le pagine della storia del nostro Paese e della sua evoluzione, attraverso i famigerati vizi e le loro declinazioni nella storia, nella cultura sociale, nell’eredità identitaria che ci portiamo dietro.
Non si tratta però di un modo per evidenziare solo gli aspetti negativi della cultura italiana, quanto di mettere in risalto l’umanità con tutte le sue debolezze, partendo dalla domanda che pone Franco Di Mare nel Prologo: “Ma siamo sicuri che soltanto le virtù siano promotrici di sviluppo? (…) e non piuttosto le imperfezioni, le debolezze, le approssimazioni, quell’area grigia e indistinta che ci rende invece fragili, inclini all’errore e al peccato, ma meravigliosamente umani?”. Partendo da questo dubbio il libro si sviluppa nella consapevolezza che ogni vizio capitale dia spunto alla riflessione. Vizi, si badi bene, non peccati.
I racconti proposti in questo libro perciò conducono alla riflessione, pongono dubbi mettendo in discussione certezze. Ed è così che ci imbattiamo nel racconto “Capo di Gabinetto” di Luca Maurelli a proposito dell’avarizia ovvero della cupidigia, in “Monnalisa, Monnamia” di Carlo Tarallo che parla dell’invidia, passando per “In/Capaci” di Gianmarco Roberti sull’ira o “Consiglio europeo” di Tiziana De Simone sui vizi di gola.
E per ogni racconto una particolare riflessione. Ad esempio ne “La camicia ripiegata” di Fausta Speranza, sul vizio dell’accidia, viene proposta una riflessione sul Vaticano II, “la più grande sfida e scommessa della Chiesa. (…) un abbraccio alla modernità”, sulla sua attuazione e attualità. Perché, come viene precisato, “l’accidia non è solo pigrizia. L’accidia è qualcosa che ti tiene saldo dove sei, dove conosci. È anche la falsa certezza che stare fermi sia saggio e che soprattutto si possa ancora”. Dopo aver ricordato uomini di chiesa come padre Carlo Cremona, fra l’altro giornalista, Fausta Speranza conclude ricordando i documenti del Vaticano II e sottolineandone l’attualità: si tratta di quattro Costituzioni, nove Decreti, tre Dichiarazioni, “documenti ufficiali e messaggi sono lì per tutti, terribilmente veri, attuali, urgenti. La Congregazione per la dottrina della fede continua il suo lavoro impegnativo di ermeneutica del Concilio, perché il Vaticano II non è un capitolo chiuso. Ma i documenti sono lì per chiunque sia disposto a leggerli e a essere contagiato dalla voglia di viverli. Per chi voglia vincere l’accidia”. Al libro è liberamente ispirato lo short film “Al mio Paese”, con la regia di Valerio Vestoso, vincitore del ViDay 2012 (www.youtube.it/pensierolento) e la spettacolo teatrale omonimo, con Sebastiano Nardone e la regia di Irma Immacolata Palazzo, che sarà protagonista del cartellone della stagione 2012/2013 del Teatro Eliseo di Roma.
di Monica Cardarelli
Un viaggio molto particolare, con i sette vizi capitali che delineano una interessante geografia umana e culturale del nostro Paese. Melania Petriello presenta di volta in volta un singolo vizio, che viene poi ripreso in racconti di vario genere e stile dalla penna di alcuni dei più importanti giornalisti italiani: Vanni Truppi, Carlo Puca, Luciano Ghelfi, Luca Maurelli, Carlo Tarallo, Tiziana Di Simone, Giuseppe Crimaldi, Fausta Speranza, Gianmaria Roberti. Un lavoro corale, in bilico tra cronaca e narrazione.
Con il prologo del giornalista inviato Franco Di Mare e l’epilogo dello storico Fabrizio Dal Passo, docente di storia moderna all'Università La Sapienza di Roma, il libro ci presenta narrazioni che ci riportano dalla strage di Capaci al Concilio Vaticano II, passando per il delitto Pasolini, il colera del ’73, il nuovo meridionalismo e il Codice Da Vinci. Un modo decisamente originale per ripercorrere le pagine della storia del nostro Paese e della sua evoluzione, attraverso i famigerati vizi e le loro declinazioni nella storia, nella cultura sociale, nell’eredità identitaria che ci portiamo dietro.
Non si tratta però di un modo per evidenziare solo gli aspetti negativi della cultura italiana, quanto di mettere in risalto l’umanità con tutte le sue debolezze, partendo dalla domanda che pone Franco Di Mare nel Prologo: “Ma siamo sicuri che soltanto le virtù siano promotrici di sviluppo? (…) e non piuttosto le imperfezioni, le debolezze, le approssimazioni, quell’area grigia e indistinta che ci rende invece fragili, inclini all’errore e al peccato, ma meravigliosamente umani?”. Partendo da questo dubbio il libro si sviluppa nella consapevolezza che ogni vizio capitale dia spunto alla riflessione. Vizi, si badi bene, non peccati.
I racconti proposti in questo libro perciò conducono alla riflessione, pongono dubbi mettendo in discussione certezze. Ed è così che ci imbattiamo nel racconto “Capo di Gabinetto” di Luca Maurelli a proposito dell’avarizia ovvero della cupidigia, in “Monnalisa, Monnamia” di Carlo Tarallo che parla dell’invidia, passando per “In/Capaci” di Gianmarco Roberti sull’ira o “Consiglio europeo” di Tiziana De Simone sui vizi di gola.
E per ogni racconto una particolare riflessione. Ad esempio ne “La camicia ripiegata” di Fausta Speranza, sul vizio dell’accidia, viene proposta una riflessione sul Vaticano II, “la più grande sfida e scommessa della Chiesa. (…) un abbraccio alla modernità”, sulla sua attuazione e attualità. Perché, come viene precisato, “l’accidia non è solo pigrizia. L’accidia è qualcosa che ti tiene saldo dove sei, dove conosci. È anche la falsa certezza che stare fermi sia saggio e che soprattutto si possa ancora”. Dopo aver ricordato uomini di chiesa come padre Carlo Cremona, fra l’altro giornalista, Fausta Speranza conclude ricordando i documenti del Vaticano II e sottolineandone l’attualità: si tratta di quattro Costituzioni, nove Decreti, tre Dichiarazioni, “documenti ufficiali e messaggi sono lì per tutti, terribilmente veri, attuali, urgenti. La Congregazione per la dottrina della fede continua il suo lavoro impegnativo di ermeneutica del Concilio, perché il Vaticano II non è un capitolo chiuso. Ma i documenti sono lì per chiunque sia disposto a leggerli e a essere contagiato dalla voglia di viverli. Per chi voglia vincere l’accidia”. Al libro è liberamente ispirato lo short film “Al mio Paese”, con la regia di Valerio Vestoso, vincitore del ViDay 2012 (www.youtube.it/pensierolento) e la spettacolo teatrale omonimo, con Sebastiano Nardone e la regia di Irma Immacolata Palazzo, che sarà protagonista del cartellone della stagione 2012/2013 del Teatro Eliseo di Roma.
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