venerdì, novembre 09, 2012
Sulla Luna l'atmosfera lunare praticamente non esiste, a parte un irrisorio miscuglio di gas dovuto al degassamento della roccia provocato dall'azione del Sole e dalla pressione, stimata in frazioni di miliardesimi di pascal (0,000000000000015 atmosfere), un valore assimilabile per la vita biologica al vuoto assoluto.  

Almanacco della Scienza - CNR - Questo dato, insieme all'assenza di grandi masse di acqua che fungano da 'volano termico', provoca in superficie, fra zone in ombra e illuminate dal sole, sbalzi di temperatura fino a 300 gradi centigradi. Che succederebbe a un organismo animale superiore come l'uomo, esposto improvvisamente a questo ambiente? Innanzitutto, se fino a poco prima avesse respirato in un ambiente normobarico, rischierebbe un'esplosione degli organi che contengono gas come i polmoni. Insomma, ciò che capita al subacqueo che, dalla profondità dove ha respirato aria compressa a due atmosfere, esca improvvisamente in superficie (dove la pressione è di un'atmosfera) trattenendo il fiato. L'azione che in gergo subacqueo viene definita 'pallonata', è indicata da qualsiasi didattica delle immersioni come assolutamente pericolosa e da evitare.

In secondo luogo, qualora l'organismo resistesse a questo shock barico, le temperature provocherebbero un''abbronzatura' letale. La parte illuminata raggiungerebbe i 100-150 gradi centigradi, mentre quella in ombra sarebbe soggetta a un congelamento improvviso tra i -100 e i -150 °C. La temperatura superficiale del corpo umano, ricordiamo, è intorno a 32 gradi.

Proprio per evitare questi effetti letali, gli astronauti usano una tuta di protezione la cui pressione interna è mantenuta bassa, circa un terzo dell'atmosfera, per permettere all'astronauta di muoversi e che garantisce un isolamento termico sufficiente a sopportare il salto fra le temperature esterne e quella della pelle. Il colore delle tute è sempre bianco per garantire la massima schermatura alle radiazioni termiche infrarosse e ultraviolette trasmesse per irraggiamento.

Matteo Selmi

Fonte: Remo Bedini , Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa e istituto superiore S. Anna di Pisa, tel. 050/3152286, email bedini@ifc.cnr.it


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