Controversia sulla fornitura dell'acqua al Santo Sepolcro. Padre Pizzaballa: niente rischio chiusura
Il patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, Teofilo III, si è rivolto negli scorsi giorni alle autorità israeliane per risolvere una controversia che riguarda la basilica del Santo Sepolcro.
Radio Vaticana - La società "Hagihon", che gestisce la fornitura dell’acqua in città, ha chiesto il pagamento di una bolletta da 1 milione e 800 mila euro per il luogo di culto, custodito, tra gli altri, dai frati francescani di Terra Santa. Un portavoce ortodosso ha parlato alla stampa anche di una possibile chiusura della basilica. Davide Maggiore ha raggiunto telefonicamente a Gerusalemme padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terrasanta, che ha tracciato il quadro della situazione: ascolta
R. – Sono coinvolti non solo i greci, ma tutte le comunità che sono qui al Santo Sepolcro e - come sempre – ha a che fare con la storia. Storicamente - già dai tempi degli Ottomani prima e poi con gli inglesi, con i giordani e con Israele fino a pochi anni fa - era tradizione che l’acqua fosse donata gratuitamente dalla municipalità. Qualche anno fa, però, il municipio ha privatizzato la società di distribuzione dell’acqua e questa società, essendo privata, ha cambiato un po’ queste tradizioni antiche. Le Chiese sono naturalmente disposte a pagare la bolletta dell’acqua – ci mancherebbe! – ma si tratta di definire quanto deve essere retroattiva questa decisione: tutto qui! Bisogna poi tenere anche presente che il Santo Sepolcro si trova a Gerusalemme Est e quindi entra in gioco anche la politica...
D. – Si è parlato, in questi giorni, di una possibile chiusura del Santo Sepolcro: a suo parere, è possibile che si arrivi addirittura a questa decisione estrema?
R. – No, no! Per chiudere il Santo Sepolcro c’è tutta una procedura molto complessa. Sono tattiche e strategie, forse mediatiche, che hanno lo scopo di riproporre il problema e soprattutto scioglierlo. C’è una commissione allo studio e tra poco – penso – si arriverà ad un accordo.
D. – Quindi non ci dovrebbero essere conseguenze per i numerosissimi pellegrini che ogni anno visitano i Luoghi Santi?
R. – No, non credo; non lo credo proprio. Non credo che si arrivi a tanto.
D. – Qual è, più in generale, la situazione dei crisitani a Gerusalemme e non solo dei pellegrini, ma anche di coloro che hanno lì la loro Chiesa di origine?
R. – Questi problemi evidenziano anche un po’ la fragilità e la debolezza dell’attuale comunità cristiana: siamo pochi e facciamo quindi fatica a farci sentire; a volte siamo costretti ad alzare anche un po’ la voce. E’ una situazione di grande fragilità, che richiede anche un supporto e un sostegno internazionale.
Radio Vaticana - La società "Hagihon", che gestisce la fornitura dell’acqua in città, ha chiesto il pagamento di una bolletta da 1 milione e 800 mila euro per il luogo di culto, custodito, tra gli altri, dai frati francescani di Terra Santa. Un portavoce ortodosso ha parlato alla stampa anche di una possibile chiusura della basilica. Davide Maggiore ha raggiunto telefonicamente a Gerusalemme padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terrasanta, che ha tracciato il quadro della situazione: ascolta
R. – Sono coinvolti non solo i greci, ma tutte le comunità che sono qui al Santo Sepolcro e - come sempre – ha a che fare con la storia. Storicamente - già dai tempi degli Ottomani prima e poi con gli inglesi, con i giordani e con Israele fino a pochi anni fa - era tradizione che l’acqua fosse donata gratuitamente dalla municipalità. Qualche anno fa, però, il municipio ha privatizzato la società di distribuzione dell’acqua e questa società, essendo privata, ha cambiato un po’ queste tradizioni antiche. Le Chiese sono naturalmente disposte a pagare la bolletta dell’acqua – ci mancherebbe! – ma si tratta di definire quanto deve essere retroattiva questa decisione: tutto qui! Bisogna poi tenere anche presente che il Santo Sepolcro si trova a Gerusalemme Est e quindi entra in gioco anche la politica...
D. – Si è parlato, in questi giorni, di una possibile chiusura del Santo Sepolcro: a suo parere, è possibile che si arrivi addirittura a questa decisione estrema?
R. – No, no! Per chiudere il Santo Sepolcro c’è tutta una procedura molto complessa. Sono tattiche e strategie, forse mediatiche, che hanno lo scopo di riproporre il problema e soprattutto scioglierlo. C’è una commissione allo studio e tra poco – penso – si arriverà ad un accordo.
D. – Quindi non ci dovrebbero essere conseguenze per i numerosissimi pellegrini che ogni anno visitano i Luoghi Santi?
R. – No, non credo; non lo credo proprio. Non credo che si arrivi a tanto.
D. – Qual è, più in generale, la situazione dei crisitani a Gerusalemme e non solo dei pellegrini, ma anche di coloro che hanno lì la loro Chiesa di origine?
R. – Questi problemi evidenziano anche un po’ la fragilità e la debolezza dell’attuale comunità cristiana: siamo pochi e facciamo quindi fatica a farci sentire; a volte siamo costretti ad alzare anche un po’ la voce. E’ una situazione di grande fragilità, che richiede anche un supporto e un sostegno internazionale.
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