Ecco i vantaggi e gli svantaggi del sofisticato velivolo senza pilota prediletto da studiosi, ricercatori e militari, ma che continua a non avere il consenso dal resto della popolazione
È da poco terminato il “Festival della Scienza” che si è svolto a Genova dal 25 ottobre al 4 novembre. Durante l’evento scientifico si sono accesi i riflettori sull’utilità dei droni, i velivoli senza pilota, conosciuti per il cospicuo utilizzo durante le missioni militari. Ma i robot che ricevono i comandi per volare nel cielo possiedono una tecnologia molto sofisticata, in grado di effettuare funzioni decisamente più nobili del lancio di bombe sui civili in aree di guerra. I droni infatti monitorano l’attività dei vulcani contribuendo a mettere al riparo le popolazioni dalle possibili eruzioni; in caso di eventi naturali come gli uragani favoriscono lo studio dell’evoluzione climatica; sono usati dagli etologi per osservare le abitudini e i comportamenti degli animali selvatici; alcuni modelli sottomarini consentono l’analisi dello stato delle acque dei mari e dei laghi ed è in corso un progetto che prevede la pulizia dei fondali spesso sporchi a causa della presenza di oggetti di plastica; inoltre la Protezione civile italiana potrebbe in futuro utilizzare i droni in caso di incendi evitando all’uomo di rischiare la propria vita.
L’obiettivo principale che ha indotto infatti gli scienziati a costruire i droni è proprio quello di salvaguardare l’essere umano da situazioni altamente pericolose. Un’impresa storica per esempio riguarda la cattura di Osama Bin Laden, favorita dall’impiego dei velivoli detti Uav oppure Apr (aeromobile a pilotaggio remoto) da parte dell’esercito americano. I droni si sono rivelati indispensabili anche in seguito al violento terremoto in Giappone, dove i velivoli hanno monitorato la zona della centrale nucleare di Fukushima. Inoltre in Sud America sono indispensabili per la lotta ai narcotrafficanti che vengono fermati alla frontiera.
Esistono tuttavia delle controindicazioni: i droni sfruttano un sistema di funzionamento che causa non pochi danni all’ambiente e alla salute dei cittadini. A Niscemi, in Sicilia, per esempio, sorge il Muos (Mobile User Objective System, un sistema di telecomunicazioni satellitari realizzato dalle forze militari americane (che hanno disboscato ettari di riserva naturale) per guidare i droni. Si tratta di un terminale terrestre costituito da mega antenne alte 18 metri e da 2 radio torri alte 150 metri e questi satelliti impiegati per le comunicazioni veloci emettono delle onde magnetiche che provocano una serie di danni alle persone e all’ambiente.
Dalla Naval Air Station Americana sita a Sigonella, fra Siracusa e Catania, partono i droni utilizzati dall’esercito degli Stati Uniti, che organizza dal 2010 gli interventi militari in Africa, nel Medio Oriente e nel sud-est asiatico contro il terrorismo. I velivoli impiegati in queste missioni sono i più grandi mai costruiti fino ad ora: sono in grado di volare fino a 36 ore di seguito, possono salire fino a 9000 metri dal livello del mare e hanno una copertura alare di 40 metri. Altri siti militari simili a quello siciliano si trovano in Australia, in Virginia, nelle isole Hawaii e a Gibuti, capitale di una piccola repubblica dipendente dalla Francia, che è un luogo strategico per gli attacchi militari. La base di Camp Lemonier è l’unica area di controllo americana nell’Africa subsahariana, nata inizialmente per combattere la pirateria somala ed in seguito utilizzata per fronteggiare il terrorismo. Un’inchiesta condotta dal Washington Post ha svelato che Gibuti è in realtà la capitale dei “droni killer”: le forze militari statunitensi hanno trasformato in modo clandestino la base militare in una base di droni predator, da dove partono le uccisioni mirate contro i terroristi. I militari eseguono gli ordini del presidente Obama che ogni martedì stila, insieme ai suoi consiglieri, la “kill list”, una lista composta da nomi dei possibili terroristi implicati negli attentati compiuti contro gli americani. La notizia comparsa sui giornali nel giugno scorso suscitò molto clamore, dato che sembra impensabile che un uomo al quale fu conferito il prestigioso premio Nobel per la pace possa consentire così deliberatamente una strage.
di Paola Bisconti
È da poco terminato il “Festival della Scienza” che si è svolto a Genova dal 25 ottobre al 4 novembre. Durante l’evento scientifico si sono accesi i riflettori sull’utilità dei droni, i velivoli senza pilota, conosciuti per il cospicuo utilizzo durante le missioni militari. Ma i robot che ricevono i comandi per volare nel cielo possiedono una tecnologia molto sofisticata, in grado di effettuare funzioni decisamente più nobili del lancio di bombe sui civili in aree di guerra. I droni infatti monitorano l’attività dei vulcani contribuendo a mettere al riparo le popolazioni dalle possibili eruzioni; in caso di eventi naturali come gli uragani favoriscono lo studio dell’evoluzione climatica; sono usati dagli etologi per osservare le abitudini e i comportamenti degli animali selvatici; alcuni modelli sottomarini consentono l’analisi dello stato delle acque dei mari e dei laghi ed è in corso un progetto che prevede la pulizia dei fondali spesso sporchi a causa della presenza di oggetti di plastica; inoltre la Protezione civile italiana potrebbe in futuro utilizzare i droni in caso di incendi evitando all’uomo di rischiare la propria vita.
L’obiettivo principale che ha indotto infatti gli scienziati a costruire i droni è proprio quello di salvaguardare l’essere umano da situazioni altamente pericolose. Un’impresa storica per esempio riguarda la cattura di Osama Bin Laden, favorita dall’impiego dei velivoli detti Uav oppure Apr (aeromobile a pilotaggio remoto) da parte dell’esercito americano. I droni si sono rivelati indispensabili anche in seguito al violento terremoto in Giappone, dove i velivoli hanno monitorato la zona della centrale nucleare di Fukushima. Inoltre in Sud America sono indispensabili per la lotta ai narcotrafficanti che vengono fermati alla frontiera.
Esistono tuttavia delle controindicazioni: i droni sfruttano un sistema di funzionamento che causa non pochi danni all’ambiente e alla salute dei cittadini. A Niscemi, in Sicilia, per esempio, sorge il Muos (Mobile User Objective System, un sistema di telecomunicazioni satellitari realizzato dalle forze militari americane (che hanno disboscato ettari di riserva naturale) per guidare i droni. Si tratta di un terminale terrestre costituito da mega antenne alte 18 metri e da 2 radio torri alte 150 metri e questi satelliti impiegati per le comunicazioni veloci emettono delle onde magnetiche che provocano una serie di danni alle persone e all’ambiente.
Dalla Naval Air Station Americana sita a Sigonella, fra Siracusa e Catania, partono i droni utilizzati dall’esercito degli Stati Uniti, che organizza dal 2010 gli interventi militari in Africa, nel Medio Oriente e nel sud-est asiatico contro il terrorismo. I velivoli impiegati in queste missioni sono i più grandi mai costruiti fino ad ora: sono in grado di volare fino a 36 ore di seguito, possono salire fino a 9000 metri dal livello del mare e hanno una copertura alare di 40 metri. Altri siti militari simili a quello siciliano si trovano in Australia, in Virginia, nelle isole Hawaii e a Gibuti, capitale di una piccola repubblica dipendente dalla Francia, che è un luogo strategico per gli attacchi militari. La base di Camp Lemonier è l’unica area di controllo americana nell’Africa subsahariana, nata inizialmente per combattere la pirateria somala ed in seguito utilizzata per fronteggiare il terrorismo. Un’inchiesta condotta dal Washington Post ha svelato che Gibuti è in realtà la capitale dei “droni killer”: le forze militari statunitensi hanno trasformato in modo clandestino la base militare in una base di droni predator, da dove partono le uccisioni mirate contro i terroristi. I militari eseguono gli ordini del presidente Obama che ogni martedì stila, insieme ai suoi consiglieri, la “kill list”, una lista composta da nomi dei possibili terroristi implicati negli attentati compiuti contro gli americani. La notizia comparsa sui giornali nel giugno scorso suscitò molto clamore, dato che sembra impensabile che un uomo al quale fu conferito il prestigioso premio Nobel per la pace possa consentire così deliberatamente una strage.
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