Proseguono le fiabe natalizie per bambini di Silvio Foini
Felice, detto Felicino, era un grazioso bimbetto di quattro anni che viveva in un piccolo paese di montagna alle falde del Monte Rosa con i sui genitori. Suo papà era un contadino e si prendeva cura delle mucche che aveva nella stalla accanto alla graziosa casetta dal tetto di pietra dove abitava con la famiglia. La sua mamma invece si occupava di vendere il latte che portava nelle case del piccolo borgo: si metteva un piccolo bidone di alluminio con un rubinetto sulle spalle e, casa per casa, un litro qua e uno là non ne avanzava mai nemmeno un goccio. Felicino l’aspettava sempre con gioia anche perché sapeva che lei sarebbe arrivata con un dolcetto di pan di zucchero che la buona Gisella, una donnina anziana del paese, gli regalava sempre.
Natale era alle porte ed era scesa la neve che aveva trasformato il piccolo paese in un luogo magico. Felicino ascoltava il papà, nelle sere davanti al focolare, raccontare la storia di Gesù Bambino che era nato in una stalla al freddo, riscaldato solo dal fiato di un bue e di un asinello. Felicino aveva detto qualche sera prima del Natale al suo babbo: “Perché non facciamo il presepio accanto al camino così Gesù non patirà il freddo? Poverino!”. Alla mamma si erano inumiditi gli occhi dalla tenerezza verso quel suo piccolo bimbo dal cuoricino tanto sensibile: “Ma si, facciamolo qui accanto al fuoco. Sai come sarà bello guardarlo nella notte di Natale quando Egli tornerà a nascere?”. Così fecero: il papà e la mamma realizzarono un magnifico presepio e Felicino li aiutò scegliendo le statuine dei pastori e mettendo le pecorelle con le sue manine. Il muschio era molto folto e profumato. Il papà l’aveva raccolto dietro la casa, sulle rocce del monte: era davvero un bellissimo presepe questa volta!
Venne la notte di Natale e la famigliola stava seduta davanti al fuoco, sulla panca di legno, accanto al presepe a raccontar le storie belle su quell’evento che aveva regalato al mondo, per la sua salvezza, quel Bambinello che stava per nascere... Felicino ascoltava rapito. Il campanile della chiesuola batté i rintocchi della mezzanotte e la mamma pose la statuina di Gesù Bambino nella mangiatoia, con quella delicatezza che solo le mani delle mamme conoscono. Felicino batté le manine gioiosamente, poi tutti e tre dissero una preghiera e si apprestarono ad andare a dormire. Felicino, in braccio al suo papà, agitò una manina per salutare Gesù Bambino e gli parve che Questi gli avesse fatto l’occhiolino sorridendo.
Una volta nel suo lettino Felicino ripensava a quel gesto che aveva fatto Gesù. Si alzò senza fare rumore e tornò accanto al presepio. Il focolare non era ancora spento del tutto e illuminava il presepio anche se debolmente. Si avvicinò a Gesù Bambino e sottovoce gli chiese. “ Hai freddo Gesù?”. Con sua estrema sorpresa il Bambinello gli rispose: “No piccolo angelo mio! Il calore del tuo cuore basta a riscaldarmi. Ora torna a dormire anche tu. Domani ti farò anche un bel dono per la tua bontà. Buona notte Felicino. Sii sempre buono come sei ora e io sarò sempre accanto a te. Ciao!”. Il bambino tornò nel suo lettino contento e con tanta gioia nel cuore.
Il mattino dopo fu risvegliato da esclamazioni gioiose dei suoi genitori. Si alzò e corse accanto al presepe. Davanti ai suoi occhi stavano un mucchio di cose buone da mangiare e tanti bei regali. Lui lo disse ai genitori allibiti: “Gesù stanotte ha parlato con me e ha detto che mi avrebbe fatto tanti doni. Ha detto che io sono un angelo e allora...”. I genitori commossi da quelle parole lo ricoprirono di baci. “E’ vero Felicino mio. Sei un angelo del Signore. Siamo stati fortunati ad averti come figlio! - disse la mamma asciugandosi due lacrimoni - Stanotte Gesù è davvero stato qui!”.
Passarono gli anni e Felicino crebbe, si sposò ed ebbe dei bambini. Ogni sera di Natale fece con loro sempre dei magnifici presepi raccontando questa bella meravigliosa cosa che gli era accaduta. Gesù era sempre nel suo cuore: non l’avrebbe dimenticato mai più!
Felice, detto Felicino, era un grazioso bimbetto di quattro anni che viveva in un piccolo paese di montagna alle falde del Monte Rosa con i sui genitori. Suo papà era un contadino e si prendeva cura delle mucche che aveva nella stalla accanto alla graziosa casetta dal tetto di pietra dove abitava con la famiglia. La sua mamma invece si occupava di vendere il latte che portava nelle case del piccolo borgo: si metteva un piccolo bidone di alluminio con un rubinetto sulle spalle e, casa per casa, un litro qua e uno là non ne avanzava mai nemmeno un goccio. Felicino l’aspettava sempre con gioia anche perché sapeva che lei sarebbe arrivata con un dolcetto di pan di zucchero che la buona Gisella, una donnina anziana del paese, gli regalava sempre.
Natale era alle porte ed era scesa la neve che aveva trasformato il piccolo paese in un luogo magico. Felicino ascoltava il papà, nelle sere davanti al focolare, raccontare la storia di Gesù Bambino che era nato in una stalla al freddo, riscaldato solo dal fiato di un bue e di un asinello. Felicino aveva detto qualche sera prima del Natale al suo babbo: “Perché non facciamo il presepio accanto al camino così Gesù non patirà il freddo? Poverino!”. Alla mamma si erano inumiditi gli occhi dalla tenerezza verso quel suo piccolo bimbo dal cuoricino tanto sensibile: “Ma si, facciamolo qui accanto al fuoco. Sai come sarà bello guardarlo nella notte di Natale quando Egli tornerà a nascere?”. Così fecero: il papà e la mamma realizzarono un magnifico presepio e Felicino li aiutò scegliendo le statuine dei pastori e mettendo le pecorelle con le sue manine. Il muschio era molto folto e profumato. Il papà l’aveva raccolto dietro la casa, sulle rocce del monte: era davvero un bellissimo presepe questa volta!
Venne la notte di Natale e la famigliola stava seduta davanti al fuoco, sulla panca di legno, accanto al presepe a raccontar le storie belle su quell’evento che aveva regalato al mondo, per la sua salvezza, quel Bambinello che stava per nascere... Felicino ascoltava rapito. Il campanile della chiesuola batté i rintocchi della mezzanotte e la mamma pose la statuina di Gesù Bambino nella mangiatoia, con quella delicatezza che solo le mani delle mamme conoscono. Felicino batté le manine gioiosamente, poi tutti e tre dissero una preghiera e si apprestarono ad andare a dormire. Felicino, in braccio al suo papà, agitò una manina per salutare Gesù Bambino e gli parve che Questi gli avesse fatto l’occhiolino sorridendo.
Una volta nel suo lettino Felicino ripensava a quel gesto che aveva fatto Gesù. Si alzò senza fare rumore e tornò accanto al presepio. Il focolare non era ancora spento del tutto e illuminava il presepio anche se debolmente. Si avvicinò a Gesù Bambino e sottovoce gli chiese. “ Hai freddo Gesù?”. Con sua estrema sorpresa il Bambinello gli rispose: “No piccolo angelo mio! Il calore del tuo cuore basta a riscaldarmi. Ora torna a dormire anche tu. Domani ti farò anche un bel dono per la tua bontà. Buona notte Felicino. Sii sempre buono come sei ora e io sarò sempre accanto a te. Ciao!”. Il bambino tornò nel suo lettino contento e con tanta gioia nel cuore.
Il mattino dopo fu risvegliato da esclamazioni gioiose dei suoi genitori. Si alzò e corse accanto al presepe. Davanti ai suoi occhi stavano un mucchio di cose buone da mangiare e tanti bei regali. Lui lo disse ai genitori allibiti: “Gesù stanotte ha parlato con me e ha detto che mi avrebbe fatto tanti doni. Ha detto che io sono un angelo e allora...”. I genitori commossi da quelle parole lo ricoprirono di baci. “E’ vero Felicino mio. Sei un angelo del Signore. Siamo stati fortunati ad averti come figlio! - disse la mamma asciugandosi due lacrimoni - Stanotte Gesù è davvero stato qui!”.
Passarono gli anni e Felicino crebbe, si sposò ed ebbe dei bambini. Ogni sera di Natale fece con loro sempre dei magnifici presepi raccontando questa bella meravigliosa cosa che gli era accaduta. Gesù era sempre nel suo cuore: non l’avrebbe dimenticato mai più!
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Sono presenti 4 commenti
Dolcissima! Un bel messaggio per tutti i bambini, ma anche per i genitori: che siano loro a trasmettere la bontà ai figli, perchè chi dovrebbe farlo, se non loro? Certi valori si possono trasmettere, in modo così intenso e radicato, solo in famiglia.
Bravo, Silvio, come sempre!
Fede
Quanta dolcezza e tenerezza in questa meravigliosa fiaba. Stai creando la magica atmosfera di una volta. Non occorrono le luci della vetrine per rallegrare i cuori di grandi e piccini. Queste parole sono un grande tesoro. Spero solo che i genitori di oggi seguano l'esempio della della famiglia della fiaba e sappiano dare la vera importanza al Natale. Mario M.
per piacere non smettere di scrivere!
Sono le più belle fiabe da tanti anni.
Sei bravo per davvero e le mie figlie ti adorano.
Se nel mondo ascoltassimo di più queste favole che provengono dal cuore di chi le propone,il mondo non avrebbe più carestie,ne siccità. La fonte che sempre ci può dissetare,la bocca che ci può sfamare tutti i credenti lo hanno nel cuore è Gesù. Ora viene a noi come Bambino,ma quante volte è venuto a bussare al nostro cuore? quante volte abbiamo detto Gesù ai freddo? Gesù hai fame,Come Felicino ha Fatto? Quante volte abbiamo ascoltato la sua parola?Tutto sta nell'ascoltarlo, e vedrete quanto il mondo potrebbe cambiare. Facciamo anche noi come felicino,per aver nel cuore Gesù Bmbino.Buon Santo Natale
Antimo
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