sabato, novembre 24, 2012
64% di fondi in meno per il 2013

AffariItaliani - 22 milioni di euro in meno per la cultura. I tagli alla spesa pubblica colpiscono l’universo culturale delle associazioni che nel 2013 potranno contare sul 64% di fondi in meno rispetto a quest’anno. L’assessore Elio De Anna, ha dato conferma delle pesanti sforbiciate sui fondi operate dalla giunta di Renzo Tondo nella Finanziaria. Si passerà infatti dai 34,3 milioni del 2012 ai 12,5 milioni del prossimo anno. Fondi destinati a sostenere i soli enti primari, quelli cioè di rilevanza regionale, che si vedranno riconoscere comunque appena la metà delle risorse ricevute nel 2012 dalla Regione, mentre non ce ne saranno per tutti gli altri.

Queste le cattive notizie che hanno colto gli addetti ai lavori, riuniti ieri all’auditorium della Regione in via Sabbadini. I numeri snocciolati nei giorni scorsi dall’assessore Elio De Anna nel corso dell’incontro promosso a Udine dalla Commissione Regionale Cultura non lasciano alcun margine di dubbio. La riduzione del 64% dei fondi destinati alle attività culturali, prevista nel documento di bilancio appena approvato da Giunta, rischia di far morire gran parte delle realtà della regione e di mettere in serio pericolo anche quelle manifestazioni. Un taglio che non ha risparmiato nessuno e la cui logica, forse condivisibile, non è, però, assolutamente sostenibile dal sistema regionale.

"Se non ci sarà un’integrazione di almeno 10-15 milioni di euro per il comparto culturale regionale è difficile intravedere un futuro" ha dichiarato il consigliere regionale Piero Colussi (Cittadini – Libertà Civica). "Francamente si fa fatica a comprendere l’insistenza dell’assessore Elio De Anna nel chiedere che venga approvata la sua proposta di riforma della cultura: una riforma che arriva fuori tempo massimo, a tempo scaduto visto che le prossime elezioni sono oramai prossime. Se è vero che c’è un eccesso di proposte e le iniziative non sempre sono di qualità, è altrettanto vero che la Giunta regionale ha avuto a disposizione cinque anni per cambiare le cose e non lo ha fatto".

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