martedì, novembre 20, 2012
Si celebra oggi la Giornata mondiale per i diritti dell’infanzia e il pensiero corre quest’anno, in particolare, a tutti i bambini e ragazzi coinvolti in conflitti armati.

Radio Vaticana - Per loro si pregherà sabato prossimo a Parigi per iniziativa dell’Ufficio internazionale cattolico dell’infanzia (Bice), durante la Messa alle ore 18 nel Convento dell’Annunciazione, cui seguirà una conferenza sul tema. Ma quanti sono i minori nel mondo a patire per l’odio, la follia, la violenza cieca degli adulti in guerra? Roberta Gisotti lo ha chiesto ad Andrea Iacomini, portavoce dell’Unicef Italia: ascolta

R. – Purtroppo, sono ancora moltissimi. Un recente studio afferma che i conflitti nel mondo sono 388 e che ci sono un miliardo di bambini che sono spettatori di questi conflitti in ogni parte del Pianeta. E’ un dato davvero impressionante, se si pensa che gran parte di questo numero – cioè del miliardo – sono bambini sotto i cinque anni. E in questa Giornata così importante - nella quale ricorre l’anniversario della ratifica da parte dell’Assemblea delle Nazioni Unite, il 20 novembre 1989, della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza - siamo qui a registrare ancora come i bambini purtroppo siano vittime innocenti di conflitti in ogni parte del Pianeta. Non parlo soltanto della Siria o di Gaza, che sono aree critiche del momento, ma anche di situazioni molto gravi che si registrano nel Sudan oppure nel Mali, dove a giorni – forse – ci sarà anche un intervento armato. Ecco perché l’Unicef ha lanciato un appello a 360 gradi, in tutto il mondo, affinché cessino le violenze e soprattutto affinché i bambini non vi siano coinvolti, in alcuna maniera.

D. – In questo anno hanno preoccupato gravemente le condizioni dei bambini nel Medio Oriente, in Siria ed ora nella Striscia di Gaza, dove sono sotto il mirino delle armi. Ci sono iniziative della comunità internazionale per proteggerli?

R. – Noi ci auguriamo che la comunità internazionale trovi uno sbocco a queste situazioni di conflitto e che si lavori per la pace: questo vale per Gaza come vale per la Siria, dove ci sono oltre 400 mila profughi, dove ci sono 1,2 milioni di bambini colpiti dal conflitto siriano. Poi, non possiamo dimenticare Gaza dove i bambini vivono in una situazione di terrore. Il dato che emerge, al di là, purtroppo, del numero dei decessi, che è orribile, sono le conseguenze psicologiche che questi bambini sono costretti a subire. La guerra, in qualsiasi forma essa sia o si manifesti, porta a bambini innocenti drammi talmente forti, a livello psicologico e morale, che bisogna intervenire! E gran parte dell’azione dell’Unicef è rivolta proprio a questo: cioè ad intervenire per assistere questi bambini che sono vittime di un conflitto. Quello che sta succedendo tra Israele e Gaza, naturalmente preoccupa moltissimo l’Unicef che ha rivolto un appello ad entrambe le parti affinché cessino le ostilità e affinché vengano protetti i bambini, come da dettame della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, e in qualsiasi luogo essi si trovino: perché hanno il diritto a vivere la vita come gli altri bambini del mondo occidentale, che vivono in pace.

D. – Se guardassimo ai diritti dei bambini, lavoreremmo per la pace?

R. – Sì, lavoreremmo per la pace perché tutti i Paesi – tranne gli Stati Uniti e la Somalia – hanno ratificato la Convenzione sui diritti dell’infanzia del 1989, quindi è interesse di ciascuno Stato proteggere i propri figli ed i propri bambini. Spesso prevalgono interessi nazionali, spesso prevalgono odii che vengono da molto lontano. Ma questo 'da molto lontano' non può in alcuna maniera coinvolgere i bambini, che non hanno colore, nazionalità, nulla che possa convincerci del fatto che debbano essere uccisi per le motivazioni che ho appena elencato. I bambini sono tutti uguali e vanno protetti. Ecco perché noi ci appelliamo ancora una volta a tutte le parti in conflitto sia nel Medio Oriente, sia nelle altre parti del mondo - dove sono, ripeto, 388 i conflitti - affinché nel momento in cui si lavora per la pace, si lavori per proteggere i bambini.


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