Gli ulivi del Getsemani stanno bene, sono 'fratelli' fra loro e hanno 900 anni. Sono queste, in sostanza, le conclusioni della ricerca triennale promossa dalla Custodia di Terra Santa e coordinata dall'Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree (Ivalsa) del Cnr di Firenze su richiesta dell'associazione culturale 'Coltiviamo la pace' di Firenze.
Almanacco della Scienza - CNR - Scopo del progetto, la definizione dello stato di salute, dell'origine e dell'età delle otto piante di olivo riunite nel Giardino a Gerusalemme e la formulazione di proposte tecniche in grado di tutelare e assicurare la conservazione nel tempo di questa straordinaria biodiversità, unica per ragioni scientifiche e religiose.
"Uno dei risultati più singolari è emerso quando i ricercatori hanno realizzato il profilo genetico o l'impronta genetica (fingerprinting) delle otto piante", spiega Antonio Cimato, coordinatore del team di ricerca del Cnr. "Le analisi di alcune regioni del Dna hanno descritto profili genetici simili tra gli individui e non sono state evidenziate differenze nei profili allelici, nemmeno tra campioni di foglie prelevate dalle diverse parti della chioma. Questo significa che le piante sono state propagate dallo stesso genotipo e sono quindi tra loro fratelli (o sorelle). In altre parole, gli ulivi del Getsemani sono il risultato di un intervento dell'uomo e non sono affatto cresciuti in modo spontaneo sul posto, come invece si è sempre creduto".
Ma ancora più interessanti sono i dati emersi dallo studio della datazione: "Degli otto ulivi, solo tre piante presentavano condizioni essenziali per la stima dell'età", continua Cimato. "La datazione è stata realizzata integrando la tecnica della dendrocronologia con la tecnica radiometrica (datazione al C14 radiocarbonio) e la ricerca ha indicato che quella della parte epigea è riferibile a uno stesso periodo: il dodicesimo secolo dopo Cristo. Ciò significa che le piante ora presenti nel Giardino non sono le stesse che secondo la tradizione furono testimoni dell'agonia del Cristo, ma risalgono al periodo della conquista di Gerusalemme da parte di Saladino".
Un dato questo che, messo in relazione con altre indagini storiche e sociali, porterà senz'altro a interpretazioni interessanti. "Non è stato possibile compiere analisi sulle radici, certamente più antiche delle chiome datate, ma non sappiamo di quanto, e dunque i nostri dati scientifici si fermano al 1100 dopo Cristo", continua Cimato. "Sono comunque piante antichissime, probabilmente tra le più antiche al mondo".
Analisi specifiche hanno infine riconosciuto un discreto stato nutrizionale degli otto ulivi e la non presenza di sintomi di inquinamento ambientale che potrebbero pregiudicare nel tempo la loro longevità. Test distinti hanno poi evidenziato che nessuna delle otto piante è infetta da virus o da alterazioni patologiche.
Il progetto ha richiesto competenze interdisciplinari che sono state identificate all'interno di tre istituti del Cnr del polo scientifico di Sesto Fiorentino (Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree, Istituto di fisica applicata 'Nello Carrara', Istituto di chimica dei composti organometallici - Centro di microscopie elettroniche) e di cinque dipartimenti universitari (Scienze agrarie e ambientali di Udine, Biologia evoluzionistica 'Leo Pardi' e Biotecnologie agrarie di Firenze, Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali di Pisa, Laboratorio di ecologia e fisiologia Vegetale-dipartimento di Biologia evoluzionistica di Firenze, Laboratorio di merceologia, Università Chieti-Pescara). Mauro Bernabei, Claudio Pollini e Raffaella Petruccelli, oltre ad Antonio Cimato, sono i ricercatori Ivalsa-Cnr coinvolti.
Alla Custodia della Terra Santa il gruppo di ricerca fornirà proposte tecniche che assicurino nel tempo la tutela e conservazione delle piante di ulivo riunite nel Giardino del Getsemani, e azioni di integrazione a sostegno alla comunità cristiana in Terra Santa.
Fonte: Antonio Cimato, Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree, Sesto Fiorentino, tel. 055/5225781, email cimato@ivalsa.cnr.it
Per saperne di più: - http://www.ivalsa.cnr.it/foto-e-video/foto/la-ricerca-sugli-otto-olivi-plurisecolari-dellhortus-getsemani.html
Ma ancora più interessanti sono i dati emersi dallo studio della datazione: "Degli otto ulivi, solo tre piante presentavano condizioni essenziali per la stima dell'età", continua Cimato. "La datazione è stata realizzata integrando la tecnica della dendrocronologia con la tecnica radiometrica (datazione al C14 radiocarbonio) e la ricerca ha indicato che quella della parte epigea è riferibile a uno stesso periodo: il dodicesimo secolo dopo Cristo. Ciò significa che le piante ora presenti nel Giardino non sono le stesse che secondo la tradizione furono testimoni dell'agonia del Cristo, ma risalgono al periodo della conquista di Gerusalemme da parte di Saladino".
Un dato questo che, messo in relazione con altre indagini storiche e sociali, porterà senz'altro a interpretazioni interessanti. "Non è stato possibile compiere analisi sulle radici, certamente più antiche delle chiome datate, ma non sappiamo di quanto, e dunque i nostri dati scientifici si fermano al 1100 dopo Cristo", continua Cimato. "Sono comunque piante antichissime, probabilmente tra le più antiche al mondo".
Analisi specifiche hanno infine riconosciuto un discreto stato nutrizionale degli otto ulivi e la non presenza di sintomi di inquinamento ambientale che potrebbero pregiudicare nel tempo la loro longevità. Test distinti hanno poi evidenziato che nessuna delle otto piante è infetta da virus o da alterazioni patologiche.
Il progetto ha richiesto competenze interdisciplinari che sono state identificate all'interno di tre istituti del Cnr del polo scientifico di Sesto Fiorentino (Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree, Istituto di fisica applicata 'Nello Carrara', Istituto di chimica dei composti organometallici - Centro di microscopie elettroniche) e di cinque dipartimenti universitari (Scienze agrarie e ambientali di Udine, Biologia evoluzionistica 'Leo Pardi' e Biotecnologie agrarie di Firenze, Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali di Pisa, Laboratorio di ecologia e fisiologia Vegetale-dipartimento di Biologia evoluzionistica di Firenze, Laboratorio di merceologia, Università Chieti-Pescara). Mauro Bernabei, Claudio Pollini e Raffaella Petruccelli, oltre ad Antonio Cimato, sono i ricercatori Ivalsa-Cnr coinvolti.
Alla Custodia della Terra Santa il gruppo di ricerca fornirà proposte tecniche che assicurino nel tempo la tutela e conservazione delle piante di ulivo riunite nel Giardino del Getsemani, e azioni di integrazione a sostegno alla comunità cristiana in Terra Santa.
Maria Giovanna Franch
Fonte: Antonio Cimato, Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree, Sesto Fiorentino, tel. 055/5225781, email cimato@ivalsa.cnr.it
Per saperne di più: - http://www.ivalsa.cnr.it/foto-e-video/foto/la-ricerca-sugli-otto-olivi-plurisecolari-dellhortus-getsemani.html
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